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Diritti, Delitti e Castighi

"Diritti e castighi" è un libro che narra la vita in carcere e alcune storie tipiche e atipiche di vita criminale (www.saggiatore.it 2009).

Diritti, Delitti e Castighi

Le due autrici sono la giornalista Donatella Stasio (Sole 24 Ore) e la direttrice del carcere modello di Bollate, Lucia Castellano. Questa pubblicazione è molto interessante poiché descrive molti casi positivi e negativi di trattamento penitenziario. E conferma che purtroppo le carceri italiane sono troppo sovraffollate e non permettono assolutamente i livelli minimi accettabili di dignità.

Si parla anche della legge Gozzini e si dice che è utile e “può produrre libertà soltanto se si inserisce in un carcere che funziona, che non sia il regno della finzione, del potere, dell’automatismo, della chiusura e del perpetuarsi delle leggi della prigione. Altrimenti, la logica della premialità, o del bastone e della carota, è destinata a prevalere su quella della libertà” (p. 171). Comunque i carceri modello come quello di Bollate funzionano anche perché possono selezionare molto professionalmente i detenuti comuni meno pericolosi e più meritevoli.

Inoltre si può apprendere che “I tossicodipendenti sono i detenuti che si fanno notare più degli altri per le loro intemperanze; quindi, sono i più controllati e i più soggetti a punizioni. Danno fastidio, molto più dei mafiosi o di chi ha alle spalle storie criminali serie” (p. 144). Del resto per la scienza medica i tossicodipendenti sono malati cronici e gravi. Inoltre emerge che “nei reparti maschili l’omosessualità è più latente, quasi mai dichiarata e, per lo più, subita, in quelli femminili è invece esplicita e nasce dal desiderio di vivere la propria sessualità o dall’esigenza di riscattare un vuoto affettivo: dei genitori, del compagno, dei figli” (p. 118).

Nel libro si apre anche una piccola parentesi autocritica attraverso la confessione di un truffatore: “Educatori, magistrati, direttori, non se lo vogliono sentire dire, ma il detenuto finge. Finge da quando entra a quando esce. Finge il ravvedimento, il comportamento. Finge! Finge perché vuole uscire. Ma quando non sei più controllato 24 ore su 24, quando riesci a muoverti, quando il lavoro non è più il frutto di uno scambio, allora conta solo quello che sei veramente… Il detenuto, pur di sopravvivere e di uscire presto, ha la capacità di adattarsi a qualunque orrore, ma sa anche imparare da chi lo tratta in modo civile e rispettoso… Nulla garantisce che una volta fuori non torni a spacciare, rapinare, ammazzare; ma un carcere che riesce a eliminare la finzione ne salva almeno uno, altrimenti non ne salva nessuno” (p. 90 e 91). E purtroppo gli uomini non certificano l’avvenuto pentimento e ravvedimento: solo Dio ha la facoltà di vedere nel profondo dei cuori e delle menti degli uomini. Si possono e si devono certificare solo delle piccole concessioni e degli sconti di pena.

Anche la Costituzione italiana (articolo 27), dice che la pena deve “tendere alla rieducazione” e non che la pena deve rieducare sempre e comunque. Infatti esistono malati incurabili anche tra i criminali e i nostri costituenti erano uomini di mondo e non burocrati acritici affetti da una forma moderna di ideologia fondamentalista. Anche il fondatore del “perdonismo” (non burocratico), e cioè Gesù, perdonò solo uno dei due ladroni che si trovavano sulla croce al suo fianco. E una percentuale del 50 per cento di delinquenti recuperabili è molto più attendibile di quella proposta da chi crede e pretende di risanare quasi il cento per cento dei criminali.

La personalità deviata può essere curabile solo in alcuni sintomi o essere incurabile proprio come molte malattie fisiche. A tutti fondamentalisti della rieducazione ricordo che è difficilissimo catturare un delinquente, per cui prima di prima di concedere un permesso di uscita bisogna pensarci dieci volte. Tuttavia le statistiche italiane su questo fronte sembrano ottime: solo l’1 per cento dei beneficiari dei permessi premio o del lavoro all’esterno “ne approfitta per scappare” (p. 204).

Pensierino finale: si potrebbero trasformare le ex caserme militari in carceri moderne e vivibili per tenere separati gli indagati e gli imputati incensurati dai pregiudicati. Altrimenti continueremo a finanziare l’apprendimento di comportamenti antisociali (all’università del crimine), oppure la trasmissione di malattie fisiche e patologie molto pericolose e debilitanti come l’epatite.

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