Diego Di Dio: "Scrivere fa parte di me"
Diego Di Dio, eclettico, giovane scrittore procidano, si racconta in un’interessante intervista in occasione dell’uscita del suo racconto ambientato a Procida durante una manifestazione unica e locale come
Studente di giurisprudenza con due passioni: quella per l’editoria e quella per la scrittura, da qualche anno lavori come correttore di bozze, editor per case editrici, agenzie letterarie e come freelance, ma chi è in realtà Diego Di Dio?
Diego è tutte queste cose e nessuna. Ho 27 anni e sono un Gemelli ascendente Vergine, quindi puoi capire che oscillo tra momenti di allegria incontenibile, fame di vita da un lato e periodi bui dall’altro. Sono tendenzialmente iperattivo e metto talmente tanta carne sul fuoco che a volte non mi ci raccapezzo più nei miei mille impegni. In generale, cerco di dividermi tra le cose serie della vita (come lo studio e la scrittura) e le cose un po’ più leggere (come le uscite con gli amici o il calcetto).
Diego perché scrivi? Da cosa nasce la tua passione per la scrittura?
Sinceramente non so risponderti. È una cosa che fa parte di me, praticamente da sempre. Non so immaginarmi senza una storia da raccontare. La scrittura non è né un hobby né una passione, è una necessità, come l’aria che respiro, senza, sarei praticamente morto.
Assieme ad altre “centinaia e centinaia” di autori italiani, hai partecipato alla selezione editoriale della Mondadori. Parlaci della tua esperienza e dell’emozione di vedere un tuo racconto pubblicato con una grande casa editrice.
Be’, dopo qualche tentativo non andato a buon fine, mi presi quasi dieci giorni di sola scrittura. Era aprile, ne uscirono fuori due racconti: il primo, “Troppo bella”, un noir ambientato a Napoli che ha vinto il Premio Nero Lab di maggio e il secondo, “I dodici apostoli”, destinato a questa selezione. Ti dico che quando la redazione della Writers Magazine Italia comunicò che io ero tra i prescelti, quasi non ci credetti. Mi dissi che era già troppo bello e che di certo
La tua isola Procida e una manifestazione così unica e locale come
Sai, sulla processione del Venerdì Santo di Procida è stato scritto di tutto. Ogni anno sono migliaia le persone che affollano le vie per assistere a questo evento così unico e caratteristico. Io, però, volevo dire qualcosa di diverso. Dare una sfumatura noir al tutto, conferire a questa Procida religiosa e folkloristica un’atmosfera gotica, nera, quindi ho pensato a un delitto, compiuto nei capannoni dove vengono costruiti i Misteri, durante la notte che precede il mastodontico evento. Mi sono chiesto: cosa succederebbe, se accadesse veramente? Come si comporterebbe l’isola?
Nel racconto “I dodici apostoli” tema centrale è la competizione, un sentimento che crea lotte intestine e spinge persino ad uccidere, ma cosa è per te la competizione?
La cosa che preferisco del genere noir e in parte anche del thriller, è la capacità di alcuni autori di scandagliare i lati oscuri dell’animo umano. Il motore che porta alla commissione di un delitto può essere di varia natura: soldi, follia, gelosia e quant’altro. Nel mio caso, si tratta di due possibili fuochi: gelosia e competizione. Nel racconto “I dodici apostoli”, ovviamente, soprattutto la seconda è portata all’esasperazione. Raggiunge un livello parossistico tale da indurre ad un delitto, il che può sembrare fantasioso, ma non lo è, se confrontiamo questa vicenda con tutte quelle che leggiamo sulle pagine di cronaca nera. Lo spirito competitivo, per me, può essere un utile volano finché si mantiene entro certi limiti se essi vengono superati, può succedere di tutto.
Quando scrivi un nuovo racconto conosci già la fine?
Un bravo autore dovrebbe sapere sempre dove andare a parare, prima ancora di cominciare a scrivere. Purtroppo per me, non sempre è così. A volte comincio a buttare giù frasi, a descrivere scene o pensieri, senza sapere se la storia mi condurrà da qualche parte o meno. Talvolta mi va bene, talaltra, il racconto si arena ed è da cestinare.
Ci sono dei momenti particolari del giorno o della notte in cui scrivi? Hai dei riti speciali?
Io devo scrivere nel silenzio più assoluto e nella solitudine, in pratica, scrivo sempre quando gli altri dormono, oppure quando riesco a trovarmi solo in casa, io e il mio pc portatile. Ho bisogno del silenzio, quindi stacco cellulare e telefono e mi isolo dal mondo circostante. Niente musica, niente distrazioni, nessuna compagnia.
Hai scritto tantissimi racconti che spaziano tra diversi generi, “dal noir al thriller, dal’horror al racconto fantascientifico” ed hai avuto molti premi e riconoscimenti, come riesci di solito ad entrare nei “ luoghi oscuri" di certe storie?
I luoghi oscuri mi piacciono perché li trovo stimolanti. Di Star Wars, per esempio, mi piace tentare di capire le ragioni che hanno portato Anakin Skywalker a diventare Darth Fener, quindi, come dicevo prima, nella scrittura amo indagare il nero, il mostro, il folle che c’è in ognuno di noi. Non amo solo questo, sia chiaro. Mi piace anche scrivere di storie romantiche o di storie divertenti, oppure mainstream drammatici o magari racconti di fantascienza umoristica. Amo i “luoghi oscuri”, ma non mi precludo quelli chiari.
A cosa attribuisci la vitalità del noir, del thriller e del giallo nella nuova letteratura italiana?
Secondo me gli scrittori italiani stanno prendendo coscienza del fatto che, contrariamente alle voci che girano, questo genere non è morto. Punto primo. Punto secondo: l’Italia non ha nulla da invidiare ai maestri d’oltreoceano. Queste consapevolezze hanno portato la narrativa di genere italiana ad acquisire un proprio stile, un proprio DNA, a gettare le basi per una sorta di rinascita letteraria. Vedi quanto successo stanno raccogliendo le new entry del genere, come Donato Carrisi e Maurizio De Giovanni.
Questa domanda è abbastanza classica, ma è una curiosità. Che libro ti piacerebbe aver scritto e a quale autore ti senti debitore?
Mi sento parimenti debitore verso tutti gli autori che leggo e che ammiro, da Stephen King a Giorgio Faletti, da Margaret Mazzantini a Umberto Eco. Ce ne sono tantissimi, sia di genere (come Michale Connelly o Jeffery Deaver) che non (come Alessandro Baricco o Niccolò Ammaniti), però, per rispondere alla prima domanda, ti sorprenderò: non esiste un libro che vorrei aver scritto, ma un fumetto sì. Si tratta di “Watchmen”, il capolavoro del genio Alan Moore. Penso che in molti di noi avrebbero voluto concepire un tale gioiello.
Sappiamo che hai ideato e fondato il sito Web Marketing Editoriale (www.wmeditoriale.it) che si occupa di promuovere e dare visibilità a libri di qualità che, per varie ragioni, non possono aspirare a una grande pubblicità o trovare lo spazio adeguato. Come nasce questo progetto?
Questo progetto nasce dalla mia idea di creare un sito che si occupasse di promozione editoriale. Insieme all’amico Daniele Imperi, che ha curato l’aspetto informatico, abbiamo fondato il portale Web Marketing Editoriale che si occupa appunto di diffondere e promuovere libri che ci vengono sottoposti. Le regole sono semplici: non accettiamo libri pubblicati a pagamento (per ragioni ideologiche) e promuoviamo solo le opere che ci convincono, dopo un’approfondita valutazione. Il sito, fino a ora, ha avuto un discreto successo, anche perché, da poco, si è aggiunta a noi un’altra talentuosa collaboratrice.
Perché i lettori dovrebbero leggere il tuo racconto ? Ebbene sì, ti invito ad auto-promuoverti.
Va bene se ti rispondo: perché è un “racconto divino” oppure la battuta sul mio cognome è banale? A parte gli scherzi, spero che “I dodici apostoli” piaccia, se poi il lettore dovesse restarne deluso, allora avrà comunque la soddisfazione di aver acquistato il romanzo “Mio figlio l’assassino”, un classico del giallo internazionale, per l’irrisoria somma di 4,90 euro.
Che suggerimento vorresti dare ad un autore con un libro nel cassetto, per avere più chances di essere notato nel mondo dell'editoria tradizionale?
Sai, secondo me e secondo gente molto più autorevole di me, la buona scrittura deriva dalla commistione di tre elementi: talento, tecnica e stile, però, a mio avviso, ci sono altri due elementi che possono fare la differenza: umiltà e determinazione. Il mio consiglio è quello di essere determinati e tenaci da un lato, ma anche umili e vogliosi di imparare dall’altro. A volte, è proprio la capacità dell’autore esordiente di accettare consigli da chi ne sa più di lui, oppure di migliorare secondo i suggerimenti dei professionisti, a fare la differenza, almeno per me, è stato così.
In ultimo, stai scrivendo un romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?
Come ti anticipavo all’inizio, sono iperattivo, anche nella scrittura. Ho molti romanzi nel cassetto: un noir ambientato a Napoli dal titolo “Io sono la morte”, un thriller lunghissimo dal titolo “Il grido”, ma anche un horror medievale (“L’uomo serpente”) e una storia fantasy che prelude a una trilogia (“Il fabbricante di spade”). Prima o poi mi deciderò a rivederli e correggerli, e tentare di portarne qualcuno alla pubblicazione.
Diego ti ringrazio, sei stato davvero affabile e simpatico, ti auguro il meglio per il futuro.
Grazie a te, Anna e in bocca al lupo per tutto.
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