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 Home page > Tribuna Libera > Dammi il cinque

Dammi il cinque

La disoccupazione giovanile è in crescita, così come il debito pubblico.
La tanto attesa ripresa si fa attendere: siamo ancora a guardare i punti percentuali.
Non solo, ma le tanto sbandierate buone notizie, non sono così buone: gli arabi salveranno Alitalia (e meteranno piede ufficialmente in un grande hub europeo), ma ci costeranno altri 2000-3000 esuberi.
A questi costi si potrebbe aggiungere la tassa sul biglietto, sempre a spese nostre, per contenere i costi degli esuberi.



Ma ora arriveranno le riforme, perché lo chiede l'Europa (ma forse non parliamo delle stesse riforme) e perché le aspettano gli italiani, dopo l'esito quasi plebiscitario delle elezioni europee.
Mi chiedo fino a quando potremo campare sugli 80 euro e sull'effetto ottimismo, scaturito dal dinamismo del primo ministro. Quello che, almeno per il momento, nasconde tutte le difficoltà del paese. Le tangenti di Milano e di Venezia (per il Mose).
Le inchieste che coinvolgono i maggiori gruppi bancari e gli enti di vigilanza che non hanno vigilato.
E queste riforme, appese ai desiderata del partito di Berlusconi.

Chiaro che, messe così le cose, è meglio prendersela con la Rai. Che si rivela per quello che è: una società di proprietà dell'esecutivo e governata dai sindacati interni.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.1) 4 giugno 2014 18:01

    Riforme, riforme. "certe riforme", quelle che servirebbero, non le vedremo mai: se non sono state fatte prima, non verranno certo adesso.

    Tutti si riempiono la bocca con termini buoni per tutte le stagioni: "vogliamo le riforme", "avanti con le riforme", "le riforme necessarie". Appena sento qualche politico parlare di riforme (badando bene a non dire QUALI), intuisco che è aria fritta.

    Io credo che si stia parlando d’altro (cioé di riforme) per non parlare delle cose serie. Proprio mentre scoppiava il caso MOSE, in parlamento disquisivano di eleggibilità o meno dei senatori. Ci sono problemi... gente che prima era d’accordo adesso non lo è più. Perché queste riforme non nascono da un ideale, ma dalle circostanze. Ufficialmente, riforme che prima erano buone poi non lo sono più. Nascostamente, le frasi hanno un altro tenore: "ti sostengo per questa riforma, ma ho bisogno di una mano per salvare il mio amico". "Ma non possiamo salvare il tuo amico, la gente che cosa pensa poi?". "E allora non ti sostengo più. Pensaci, perché su queste riforme ci hai messo la faccia". "Incontriamoci. Se troviamo un modo che non dia nell’occhio se ne può parlare".

    Per favore basta parlare genericamente di riforme. Vorremmo conoscerle e discuterle una a una, PRIMA di buttarla in parlamento come merce di scambio. Vorremmo conoscerle e discuterle noi, popolo, non aspettare che ne decidano due condannati al chiuso in una stanza.

  • Di (---.---.---.21) 4 giugno 2014 19:40

    Mimesi verbale > Ovvero la capacità di “avvalorare” tutto ed il contrario di tutto in modo da poter addebitare le discrasie al fraintendimento degli interlocutori.

    Renzi, parlando alla Direzione PD, ha dato ulteriore prova di questa sua “peculiarità”.

    Da un lato ha ben rimarcato la “cifra” di un risultato elettorale “storico” (dal 2009). Dall’altro non ha tentato neppure un abbozzo di analisi politica su cotanto inaspettato margine di “distacco” legato al precoce “smottamento” (scomparsa) di altri partiti.

    E ancora. Se per un verso ha tenuto a ribadire che non si è trattato di un “referendum sul governo” (maggioranza nata con Letta), dall’altro ha insistito nel subordinare il “radicamento” dell’attuale livello di consensi alla piena “convergenza” di tutte le componenti (correnti) del PD.

    Obiettivo sempre lo stesso. La riuscita dell’azione riformatrice da lui avviata e del pacchetto di interventi da lui “dettati”. Tutto nel rispetto dei tempi da lui “scadenzati”.

    In sintesi. Per lanciare annunci e promesse e per seminare speranze basta una “faccia”, la sua. Per corrispondere alle attese (consenso) gli occorre, da subito, l’apporto “fattivo” e la “convinta” iniziativa di tutto il partito.

    Renzi sa bene di non avere più “alibi”. Come sa che soltanto con il previo appoggio di tutte le “anime” e le risorse “esperte” del PD lui potrà accreditare, anche in Europa, delle reali credenziali da Premier.

    Per “rottamare” c’è sempre tempo. La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce limiti o remore fino …

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