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Dall’immaginazione al potere alla paranoia del potere

Sul finire degli anni sessanta (1968), gli studenti francesi, durante le loro proteste (maggio francese) lanciarono lo slogan "l’immaginazione al potere", intendendo con questo una società viva, capace di interpretare e applicare le tendenze innovative contenute in essa, una società in progress.

Dall'immaginazione al potere alla paranoia del potere

Oggi,a distanza di 42 anni, il potere, rappresentato da “una certa destra”, incapace di interpretazioni positive delle forze sociali, si è sempre più incanalato verso una società rigida; una società dove il sospettato non è più la rigidità delle strutture, ma il progresso sociale stesso.   

In questa operazione di cambiamento negativo, si è tentato di giustificare tale cambiamento come progresso; peccato che i mezzi messi in campo per tale cambiamento siano esattamente quelli usati dalla società rigida. Ovvero: il ritorno a metodi di gestione centralizzati che non lasciano spazio, appunto, all’immaginazione.

Due fatti recentissimi di questo agire sono il ddl intercettazioni, che nega, appunto, lo spazio agli individui di esprimere liberamente la loro opinione su fatti determinanti per la vita civile, e le proposte della Fiat sui posti di lavoro, che si basano sull’antico ricatto: o accetti le mie condizioni o sei fuori. Ricatto che vale sia per le organizzazioni sindacali sia per i singoli dipendenti. Inoltre, il punto centrale del cambiamento, è la modifica della costituzione che, a detta dei fautori del cambiamento, renderà più agevole l’iter sia del parlamento che quello della giustizia e che permetterà all’economia, con l’acquisizione di più diritti alle imprese (capitale), di poter gestire le imprese senza più vincoli.

All’apparenza, quanto si sta facendo sembrerebbe davvero un nuovo corso positivo, ma nei fatti, renderà chi governa e chi gestisce l’economia immune da ogni tipo di controllo sulle loro azioni e, inoltre, saranno loro stessi a controllare la società rendendola sempre più dipendente da loro.

Si potrebbe dire che questa politica sia il frutto di necessità intrinseche al capitalismo che, di fronte all’attuale crisi finanziaria, si trova nella necessità di ristrutturarsi e questo, in parte è vero; ciò non toglie che, se da una parte le crisi esistono, dall’altra vengono usate, non per ristrutturare il paese affinché ritorni attivo per il bene comune, ma per riportare la società su schemi precedenti alla costituzione repubblicana. Schemi che presuppongono una società rigida basata, sul piano sociopolitico, sul sospetto del tutti contro tutti. L’affermazione di Berlusconi (“siamo tutti spiati”) serve solo a creare un senso di disagio nella popolazione (considerando che, proprio secondo i suoi calcoli, i 7 milioni di intercettati non siamo noi cittadini “normali” ma la classe dirigente con la sua schiera di portaborse e i loro referenti negli affari).

Solo una società paranoica può basarsi su tali presupposti.

Per concludere, se il potere vuole una società rigida e servile, deve creare un senso di paura paranoica nei cittadini nei confronti di nemici “immaginari” e, allo stesso tempo, reali perché, effettivamente, vengono indicati nelle istituzioni preposte al controllo dei poteri, ma per fare ciò, deve, esso stesso comportarsi come tale.

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