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Dal caso della Open Arms al delitto di Viareggio, la giustizia secondo Salvini

Salvini quando parla, in realtà sparla. Due esempi su tutto: la richiesta di condanna a sei anni di carcere e la vicenda della donna che si è fatta giustizia da sé massacrando un ladro con la sua macchina. No, questa non è giustizia: è un ritorno alle barbarie, alla scimmia che abitava le caverne della preistoria. 

Ma cosa è successo? E’ successo che la Procura di Palermo ha chiesto che il Salvini venga condannato a sei anni di reclusione per sequestro di persona nel caso della Open Arms, bloccata dallo stesso Salvini quando era ministro dell’Interno per quasi venti giorni, impedendo a un manipolo di migranti di sbarcare in territorio italiano. Migranti affamati e ammalati che non erano giunti in Italia per passare le vacanze, ma per cercare un vita migliore rispetto ai loro Paesi dilaniati da povertà, malattie e regimi dittatoriali.

E’ vero che sono stati inviati generi alimentari e aiuti sanitari. Ci mancherebbe che fosse negato anche questo. Ma una nazione civile ha il dovere morale e cristiano di accogliere chi scappa da condizioni di vita intollerabili. Solo dopo si vedrà quanti di loro vanno rispediti indietro perché rappresentano un pericolo per la sicurezza pubblica. Parlare a priori di salvaguardare i confini nazionali non ha senso, perché qui non stiamo parlando di un’invasione di barbari. A leggere il testo della richiesta di condanna a sei anni di Salvini da parte dell’accusa vengono fondati dubbi che si voglia processare non tanto Salvini ma una politica che va contestata e contrastata, ma non processata. 

Salvini si difende dicendo di aver agito in combutta con il governo e di aver fatto gli interessi degli elettori. Qui siamo al grottesco, perché la firma che impediva lo sbarco era stata apposta da Salvini, quindi, giuridicamente, unico responsabile del reato che gli viene contestato dalla Procura di Palermo. Inoltre, gli elettori ti avranno chiesto di fermare l’immigrazione, non di sequestrare i migranti. Ma per Salvini tutto questo è giustizia, non violazione della legge che vieta di limitare la libertà di movimento delle persone. 

Ma veniamo all’altro episodio fatto passare da Salvini per giustizia. A Viareggio, una donna, una imprenditrice titolare di uno stabilimento balneare, si vede scippare una borsetta da un extracomunitario. E cosa pensa di fare? Niente! Anziché raggiungere il ladro con la macchina e farsi restituire il maltolto, ha pensato bene di massacrarlo contro una vetrina passandogli sopra con la macchina, fino a ucciderlo. Poi é uscita dall’auto ha ripreso la sua borsetta insanguinata, ha girato la sua macchina ed è tornata a casa come nulla fosse accaduto. La signora in questione non è stata nemmeno portata in carcere, ma messa agli arresti domiciliari, con tanto di braccialetto elettronico.

Qui non siamo davanti a una forma di giustizia, come dice Salvini, ma a un omicidio volontario compiuto con ferocia. No Salvini, questa non è giustizia. Nessuno ha il diritto di pareggiare uno scippo con un delitto. Un conto é rubare una borsa, un altro è massacrare il ladro con una ferocia bestiale.

Foto Wikimedia

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