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Dal Sopa alla Fava. La lotta alla pirateria in salsa italiana

Noi italiani a quanto pare non sappiamo fare nulla di originale. Mentre negli Stati Uniti è forte la protesta contro la SOPA – Stop Online Piracy Act, la legge per fermare la pirateria online accusata di bloccare il flusso della rete perché troppo restrittiva - la Lega Nord scrive un emendamento in cui, sostanzialmente, obbliga i gestori di servizi online a rimuovere i contenuti anche a seguito di comunicazione da parte “di qualunque soggetto interessato”.

Il decreto legge del 9 aprile 2003 n. 70 regola le responsabilità delle aziende che offrono servizi su internet – dai servizi di hosting agli Internet Provider – e stabilisce che le società non sono responsabili dei contenuti immessi nei propri server dagli utenti, nemmeno se considerati illeciti. Hanno però l’obbligo di rimuoverli appena le autorità competenti lo richiedono. Il decreto è semplice nella forma e funzionale nella sostanza.

Il deputato leghista Giovanni Fava ha presentato alla XIV Commissione per le Politiche UE, un emendamento al disegno di legge recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011”, che aggiunge un “5-bis“ all’articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2003 n. 70 (pag. 170):

a) alla lettera a) sono aggiunte infine le seguenti parole: avvalendosi a tal fine di tutte le informazioni di cui disponga, incluse quelle che gli sono state fornite dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione, anche in relazione ad attività o a informazioni illecite precedentemente memorizzate dal prestatore a richiesta dello stesso o di altri destinatari del servizio; b) alla lettera b) dopo le parole: «autorità competenti» sono inserite le seguenti: «o di qualunque soggetto interessato»“.

Inoltre è stato ulteriormente modificato l’articolo 16 con l’obbligo per i fornitori di servizi di prevenire le attività illecite con “dovere di diligenza che è ragionevole attendersi da esso”. Viene espressamente richiesto ai fornitori di adottare dei filtri con i quali si impedisce l’accesso alle informazioni e ai contenuti illegali presenti nei propri server, onde evitare e “ad agevolare la messa in commercio di prodotti o di servizi” tramite parole chiave che portano al download di prodotti non originali, quindi, per i sottoscrittori, illegali.

Nella pratica, questo emendamento obbliga i fornitori di servizi online a rimuovere quei contenuti considerati illeciti anche se a farne richiesta sarà un singolo soggetto interessato. Ciò comporta un passo indietro verso la legge anti-intercettazioni voluta dal precedente governo e poi rettificata prima dell’approvazione. In teoria chiunque potrebbe richiederne la rimozione indicando la dicitura “interessato al rispetto delle norme” nella richiesta; di fatto la regola alimenterebbe solamente la confusione perché potrebbe portare a migliaia di richieste spesso insensate e assolutamente legali. L’esempio che potremmo portare è l’ultimo report della Riaa, l’associazione dei discografici americani, nel quale si lamenta con Google perché non filtra keywords come “Lady Gaga mp3” aggiungendo come suggerimento il termine “free” (gratis o libero in italiano) e quindi, secondo loro, “lady gaga mp3 free” e “lady gaga mp3 download” porterebbero a siti illegali (“lead to illegal sites”). Una scemenza, insomma.

Nasce anche un altro problema: due mesi fa la Corte di Giustizia della UE ha stabilito che il monitoraggio attivo di tutti i dati che arrivano sui server di un provider, è da ritenersi incompatibile con la direttiva europea e-commerce, poiché non distingue tra contenuti legali e illegali, limitando quindi i diritti dei cittadini. L’On. Fava, e tanti altri come lui, sono ossessionati dal diritto d’autore.

Dato che l’emendamento è stato inserito in un articolo che riguarda le leggi comunitarie, potrebbe tornare utile ai sottoscrittori ciò che il commissario europeo per l’Agenda Digitale, Neelie Kroes, diceva nell’ultimo forum di Avignone:

Ma chiediamoci, è il diritto d’autore lo strumento adatto per raggiungere i nostri obiettivi? Non proprio, temo. Dobbiamo continuare a lottare contro la pirateria, ma la tutela giuridica sta diventando sempre più difficile, i milioni di dollari investiti cercando di far valere il diritto d’autore non derivano dalla pirateria. Nel frattempo i cittadini associano il termine copyright e odiano ciò che c’è dietro ad esso. Purtroppo, molti vedono sempre più il sistema attuale come uno strumento per punire e non per bloccare, uno strumento per riconoscere e premiare".

Questo articolo è stato pubblicato qui

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