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Dai "mali" ai "beni comuni". Ma quante incoerenze, caro De Magistris

L'amministrazione comunale di Napoli aveva promesso il coinvolgimento di movimenti e associazioni. Eppure qualcosa non va. Troppo verticismo?

"Mal comune, mezzo gaudio”: chi è che non ha sentito dire e ripetere in varie circostanze questo noto proverbio? Si tratta di una diffusa massima popolare, presente anche in altre tradizioni popolari, come quella inglese (“Trouble shared is a trouble halved”), francese (“Douleur partagée est plus facile à supporter”) o in spagnolo (“Mal de muchos consuelo de todos”).

Noi napoletani, poi, questo proverbio ce lo siamo sentiti ripetere da secoli – nella versione “Guajo ‘ncomune, mez’ allerezza” – subdolamente ispirata da chi aveva tutto l’interesse di far ricorso alla consolatoria “filosofia popolare” per minimizzare, se non occultare, le troppe schifezze che il suddetto popolo era costretto a sopportare.

Del resto, anticamente il filosofo latino Lucio Anneo Seneca aveva sentenziato: ”Pudorem rei tollit multitudo peccantium”, lasciando chiaramente intendere che la moltiplicazione di quelli che fanno peccato è sempre servita per decolpevolizzarli, cancellando la vergogna per il peccato.

Di “mali comuni”, insomma, si è sempre parlato e chi, come me, è nato e vive a Napoli ha ormai fatto l’abitudine a questo strano principio, in base al quale passare un guaio insieme diventerebbe più sopportabile, quasi un’utile occasione per praticare una “condivisione” solitamente più rara quando si tratta di momenti di gioia o di piacere.

Essere napoletani ci ha tragicamente assuefatti ad una serie infinita di “mali comuni”, che vanno da trasporti scadenti e irregolari allo storico problema della raccolta e smaltimento dei rifiuti; dal quotidiano confronto con uffici affollati ed inefficienti ad un traffico assurdo e fracassone; dall’abusivismo edilizio ai mille piccoli abusi quotidiani perpetrati di parcheggiatori, venditori e "capuzzielli" che controllano il territorio. Però, poi, ci si ricordava provvidenzialmente di “mal comune, mezzo gaudio” e si tornava a sorridere dei nostri guai, magari davanti ad una fumante tazzina di caffè, come acutamente ricordava Pino Daniele in una nota canzone: “E nuje tirammo annanze, cu ‘e rulùre e’ panza / e invece e c’aiutà c’abboffano ‘e cafè”.

Ma all’improvviso noi napoletani ci siamo trovati di fronte uno che non c’invitava a bere caffè o altro per dimenticare, consolandoci con la vecchia storia del “mal comune”. Un politico non-politico (un po’ come il tessuto non-tessuto…) che aveva finalmente il coraggio di mettere il dito nella piaga del “male in Comune”, additando il finto antagonismo dei partiti di maggioranza e di minoranza come una delle principali cause di degrado morale e civile della città. Uno che esortava i cittadini a portare aria nuova e pulita nello squallido teatrino della politica locale, efficacemente dipinta dallo stesso Pino Daniele quando scriveva: “…stanno chine ‘e sbaglie, fanno sulo ‘mbruoglie / s’allisciano, se vattono, se pigliano o’ ccafè…”.

Per molti di noi “alternativi delusi”, ma anche per tanti giovani giustamente insofferenti, il magistrato De Magistris che sindacava i sindaci e lanciava appelli “politicamente scorretti” ha rappresentato un provvidenziale ciclone. Questo è diventato ancor più vero quando il candidato-sindaco ha chiaramente lasciato intravedere la prospettiva di una vera “rivoluzione dal basso” ed ha cominciato a parlarci di “beni comuni” anziché dei soliti “mali comuni” cui eravamo abituati. Intorno a lui, infatti, si è polarizzato un consenso ampio e vivace, che abbracciava parte della frammentata area ex-comunista ma anche ampi strati della cultura e dell’arte, attivisti ambientalisti antinuclearisti e pacifisti, radicali ed ex socialisti, perfino alcuni imprenditori di ampie vedute.

La parola d’ordine della sua campagna elettorale – vittoriosamente culminata nella nomina a Sindaco di Napoli – è stata sì quella della trasparenza amministrativa e della partecipazione popolare, ma soprattutto quella dei “beni comuni”, contrapposti alla logica perversa della gestione consociativa delle risorse del territorio, ma anche a quella dominante delle privatizzazioni.

Il problema vero, a quanto pare, non è stato quello di “scassare” il muro delle resistenze e delle opposizioni da parte di una classe politico-amministrativa votata all’immobilismo o, peggio, alla scandalosa abitudine a lucrare utili e “gaudio” dai “mali comuni” di Napoli. Il problema più grosso – a distanza di oltre mezzo anno dall’elezione di De Magistris – sembra invece quello di tener fede agli impegni assunti coi napoletani, cambiando effettivamente rotta e lasciandosi alle spalle le disastrose esperienze dell’era bassoliniana.

Pur volendo mostrarsi tolleranti per un avvio comprensibilmente difficile da parte di una amministrazione che aveva appuntato su di sé troppe aspettative e che doveva inventarsi un modus operandi del tutto nuovo, il guaio è che siamo ancora troppo lontani dalla realizzazione del programma alternativo di cui il neo-sindaco si era fatto promotore e paladino.

La mia associazione ambientalista, nel giro di questi pochi mesi, ha già avuto modo di impattare più volte, e con ovvio disappunto, contro questioni che, sia nel merito sia nel metodo, l’attuale amministrazione comunale pretenderebbe di risolvere in modo tutt’altro che trasparente e partecipato. La stessa agenda del Sindaco De Magistris – e quindi le sue priorità di governo del territorio – sembrano essere state finora improntate a valutazioni del tutto personali più che ad un reale ed effettivo confronto con movimenti ed organizzazioni che pur lo hanno sostenuto lealmente.

Come in una triste collana, egli ha infilato infatti una serie di decisioni verticistiche quanto opinabili, che vanno dal mancato rilancio del ruolo delle municipalità cittadine alla ricerca di “grandi eventi”; dalla maldestra gestione della vicenda-rifiuti all’incredibile e spudorata rincorsa dell’America’s Cup, ipotizzando per essa locations che hanno letteralmente fatto inorridire i veri ambientalisti, come la mai bonificata Bagnoli o il vincolato lungomare Caracciolo.

Pressato, sia pure con discrezione e rispetto, il nostro Sindaco e la sua Giunta (una specie di “tavola rotonda” di cui evidentemente egli si sente re Artù…) non è parso granché disponibile al confronto con la sua stessa base e con la cittadinanza, a meno che non si trattasse di assemblee da lui programmate, di “audizioni” graziosamente accordate oppure di fumose ed affollate “consulte” tematiche. Lo stesso Consiglio Comunale è platealmente apparso come la versione maxi di quei tristi dieci “parlamentini” zonali, dove si discute a vuoto di cose già decise altrove.

Tornando ai “beni comuni”, non si può che plaudire alle coraggiose scelte operate dall’Amministrazione De Magistris in materia di tutela dell’acqua pubblica e di restituzione ai cittadini di alcune strade e piazze prima invase permanentemente dalle auto. Ciò premesso, onestamente non si riesce però a comprendere a quale logica alternativa e “comunitaria” rispondano altre discutibilissime decisioni, come ad esempio quella di privatizzare di fatto uno dei luoghi verdi e tutelati dell’area occidentale, l’area zoo-edenlandia, appaltandolo ad una multinazionale del divertimento di massa, oppure quella di trasformare la Villa Comunale ed il lungomare più bello del mondo nella vetrina mediatica del baraccone pseudo-sportivo delle regate per la “Vuitton Cup”.

Se tutto questo viene proposto ed imposto violando anche vincoli ambientali e svendendo inestimabili “beni comuni” agli interessi speculativi, in cambio di un’improbabile visibilità mediatica, la cosa diventa ancora più preoccupante.

Nel momento in cui scrivo, a Napoli si sta svolgendo un’affollata kermesse politica, di taglio nazionale, fortemente voluta da De Magistris in un momento in cui la sua credibilità sta scemando a livello locale. Il “Forum dei Comuni per i Beni Comuni” è l’ultima trovata del Nostro, che ha dichiarato: “…la nostra amministrazione comunale l’ha fortemente voluto, considerandola una occasione preziosa per discutere dei beni comuni e della democrazia partecipativa, per analizzare anche quelle esperienze di politica dal basso che alcune amministrazioni comunali stanno realizzando”.

Secondo De Magistris, infatti, si tratta di un’occasione: “…per confrontarci su come si possa costruire una democrazia partecipativa dal basso che abbia come filosofia di fondo la difesa e la promozione dei beni comuni, come l’acqua, il sapere, la conoscenza, il mare, il territorio. Dal concetto dei beni comuni, infatti, può nascere un movimento di liberazione e, quindi, di politica dal basso“. La dichiarazione prosegue richiamando la “costruzione di alternative politiche, sociali, culturali ed economiche a modelli che ormai sono falliti, quelli del liberismo e della concentrazione di poteri, i quali hanno prodotto così tante e profonde diseguaglianze sociali inaccettabili” e conclude affermando trionfalmente: “Alla fine saremo tutti più consapevoli e magari anche pronti per elaborare insieme un percorso, una strategia per costruire uniti un’alternativa dal basso, un’alternativa capace di sintetizzare esperienze virtuose, laboratori, movimenti, lotte per i diritti e per il cambiamento”.

“Bene! Bravo!”, ci sentiamo di gridare di fronte a queste nobili parole, anche se istintivamente ci torna alla mente il noto sketch di Petrolini che interpreta Nerone osannato dalle folle…

Tutto questo va molto bene, infatti, ma il vero problema è far collimare siffatte dichiarazioni (nelle quali l’espressione “dal basso” ricorre in modo martellante) col fatto di un’Amministrazione che, intorno alla tavola rotonda della giunta, sta assumendo decisioni innegabilmente verticistiche, come l’esportazione via mare in Olanda di tonnellate d’indifferenziata spazzatura partenopea doc oppure l’incredibile sperpero di denaro pubblico per “fare i baffi” alla scogliera di Caracciolo e per pavimentare (sic!) un giardino pubblico di eccezionale valore storico-ambientale.

A proposito di mare, poi, che fine ha fatto la sbandierata volontà di De Magistris di smilitarizzare e denuclearizzare quello di Napoli? Come mai la prima visita ufficiale del neo-sindaco è stata proprio a quel Comando della U.S. Navy di Capodichino che poco tempo prima aveva dichiarato di voler eliminare, insieme ad un Aeroporto civile e militare che la variante al Piano Regolatore avevano già di fatto cancellato?

“Risposta non c’è…” recitava la traduzione italiane del celeberrimo “Blowing in the Wind” di Bob Dylan. Però i versi del testo originale erano: “How many times can a man turn his head/ pretending he just doesn’t see?// The answer, my friend, is blowing in the wind…”. Ecco perché, anche nel caso di queste domande, se è vero che la “risposta sta soffiando nel vento”, è anche vero che un uomo degno di questo nome non può “girare la testa, fingendo che non ha visto niente”.

Il primo bene comune da difendere è la libertà di ragionare con la propria testa e nessun “Napoleon” potrà convincerci che la fattoria per gli animali sia meglio della fattoria degli animali.

Orwell docet…

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.120) 31 gennaio 2012 12:29

    articolo senza senso e completamente di parte. Moltissima disinformazione. Questo non e’ fare informazione, e’ uno sfogo. Si accenna alle navi olandesi: per scrivere quello ha scritto, l’autore conosce i costi, cosa si e’ fatto? Per essere uno sfogatoio va piu’ che bene, ma se una persona non legge quest’articolo, non e’ che si sia persa molto..


  • Di (---.---.---.232) 1 febbraio 2012 10:07

    Leggendo questo articolo si capisce che Napoli e i napoletani hanno finito le munizioni. Se infatti a De Magistris si imputano tutte le negatività e queste si sommano a quelle precedenti dove si pensa di trovare qualche residua possibilità di rinascita e credibilità? O meglio fra quanti secoli cambierà qualcosa? Se ...cambierà.

  • Di (---.---.---.38) 4 febbraio 2012 11:49

    Ma per favore, questo articolo è pieno di frasi senza contenuto (vorrei sapere i movimenti invece di criticare se una volta sono capaci di creare un’alternativa che non sia solo chiacchiere, ma progetti con costi e benefici veri) e di attacchi gratuiti a un’amministrazione che ha già fatto delle cose che ci saremmo sognati a napoli, come la ztl e il rispetto del piano di stabilità. Poi con queste parole si conferma che gli ambientalisti di cui fa parte questo signore sono dei falsi ambientalisti, infatti vorrei sapere dove è il problema ambientale di esportare in olanda la monnezza? se in campania non siamo capaci di smaltirla perché voi ambientalisti ignoranti non fate neanche costruire un buco per schiaffarcela dentro perché non dovremmo mandarla in olanda con costi addirittura inferiori?

  • Di (---.---.---.96) 4 febbraio 2012 12:11

    Qualche risposta a coloro che hanno commentato il mio post. Posso ovviamente concedere che quello che scrivo non sia condivibile o che per qualcuno suonino falsi o gratuite le mie osservazioni. Non capisco proprio, invece, come si possa parlare di "articolo senza senso" o di "frasi senza contenuto". Se così fosse, del resto, non si comprenderebbe la reazione stizzita dei commentatori, che evidentemente hanno capito benissimo senso e contenuti del mio scritto. Quanto alla "disinformazione" che esso provocherebbe, sono certo che i signori che lo hanno commentato sono pienamente soddisfatti dell’informazione - limpida e oggettiva - dei quotidiani e degli altri media che ci confezionano la realtà su misura di chi comanda, per cui mi scuso per averne urtato la suscettibilità. Quanto alle navi sulle quali esportiamo in Olanda la ’munnezza’ napoletana, il problema ovviamente non è solo quello dei costi. Chi rigetta gli inceneritori - e fa bene! - dovrebbe infatti stare attento a smaltire i nostri rifiuti urbani per farli incenerire a migliaia di chilometri da qui. Tutto è ammissibile nell’emergenza, ma che cosa ha fatto, realmente, la giunta de Magistris per invertire la politica basata su discariche e inceneritori e per far decollare la differenziata? Mi dispiace che il signore che ha commentato per ultimo si risenta perché noi "ambientalisti ignoranti" non abbiamo consentito di scavare altri "buchi" per "schiaffarcela dentro". Ma forse lui ignora (e, grazie al silenzio dei media si trova suo lagrado ’ignorante’...) che gli ambientalisti stanno proponendo dal 1993 una strategia ben precisa e che, più di recente, il Comune di Napoli ha lasciato cadere - senza spiegazioni di nessun tipo - l’offerta di impianti di smaltimento ecologico a costo zero di rifiuti urbani, differenziati e non... 

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