L’arrivo del primo vero caldo spinge ad una visita in libreria per provvedersi di idonee letture balneari. Caratteristiche richieste: impegno sì, per occupare la mente libera dalle cure e dagli affanni usuali del lavoro e delle preoccupazioni correnti, ma impegno sereno, per meglio gustare i momenti di libertà feriale.
Il primo libro letto per voi lettori di Agoravox è stato La biblioteca dei morti di Glenn Cooper, Casa Editrice Nord, Euro 18,60; e non poteva essere diversamente dopo il gran battage pubblicitario che ne ha accompagnato l’uscita.
Il genere cui appartiene è un geniale mix di fantasy e di poliziesco, è alquanto intrigante e poi, conta anche quello, con le sue 439 pagine promette una lunga compagnia sotto l’ombrellone.
Purtroppo si può dire ben poco sul contenuto per non guastarne la lettura, come per tutti i polizieschi che si rispettino. Ci si deve limitare a sottolineare solamente un’assonanza con le atmosfere de Il nome della rosa del nostro Umberto Eco.
Votazione: positiva ed alta.
Il secondo libro letto per voi, afferrato a casaccio in libreria, è stato Magistrati l’ultracasta di Stefano Livadiotti, editore Bompiani, Euro 17,00.
Con questo saggio siamo decisamente fuori dalla fantasy, anzi siamo in un reality grottesco e dalle tinte forti, un vero e proprio pugno allo stomaco, avente per oggetto l’amministrazione della Giustizia nel nostro Paese.
Questa nostra povera Italia la si vede sbragarsi sempre più, decadere e disgregarsi, e la paura non è affatto provocata come quella ingenerata dal poliziesco di cui sopra, essa è invece vera e fondata, per tutti quanti noi e per quanti altri a noi seguiranno.
Non penso che molti siano consapevoli della gravità del degrado in cui si avviluppa sempre di più il nostro sistema giudiziario: leggendo questo saggio si realizza, purtroppo, che viviamo in una società in cui il rispetto della dignità della persona/cittadino è un lusso che non ci possiamo permettere.
Proprio qualche giorno fa il Capo dello Stato, in occasione del Plenum del C.S.M., ha indicato nel protagonismo dei Pubblici Ministeri un male da evitare; purtroppo, pur apprezzando la misura e la pacatezze del Presidente della Repubblica, doti non comuni in una classe politica che solitamente strilla, dopo aver letto il saggio di Stefano Livadiotti, non ci si può ritrovare consenzienti.
Il vanitoso protagonismo mediatico di taluni magistrati non appare la ragione di fondo dell’incresciosa situazione in cui si trova l’amministrazione della Giustizia nel nostro Paese: la vera ragione risiede della pretesa della classe dirigente della Magistratura di interpretare l’esigenza di indipendenza nello svolgimento della propria funzione come necessità di forme estreme di autogestione.
A tutto ciò si adatta solamente un termine: conflitto di interessi; e non è ancora nato l’uomo che darà torto a se stesso.
Giudizio: da acquistare certamente, ma non da portare sotto l’ombrellone. Questo saggio è da riservare alle cupe, piovose e fredde serate invernali.