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Crisi di governo: ecco i possibili scenari

Al centrodestra e ai partiti minori potrebbero convenire nuove elezioni. Ai 5 stelle e al PD no. I 161 voti in Parlamento non ci sono senza UDC. Si possono ipotizzare le dimissioni di Conte e se il presidente del consiglio avrà la sensibilità per farlo un Conte ter più spostato verso il centro. Oppure Mattarella dovrà affidare a qualcun altro il mandato. 

Al di là delle affermazioni più o meno roboanti cui ormai non diamo più molto credito (mai con questo partito!) cerchiamo di analizzare il cui prodest, ovvero chi guadagna con delle nuove elezioni, riconfermando questa alleanza, da un Conte ter, da una alleanza ampliata.

Nuove elezioni portano a una riduzione dei seggi di un terzo. Inoltre non concludendo la legislatura, chi siede in Parlamento per la prima volta perderebbe il diritto alla pensione.
Convengono al partito della Meloni, che in termini percentuali potrebbe triplicare la presenza, convengono alla Lega che crescerebbe in termini percentuali.
Convengono alla destra che vincendo potrebbe andare al governo.
Anche Tajani continua a ripetere di andare alle elezioni, ma il suo partito perderebbe seggi sia in termini numerici che in percentuale. Forse alcuni suoi senatori un appoggio a Conte lo darebbero volentieri.

Fra i partiti di governo il Movimento 5 stelle perderebbe seggi in termini numerici e in percentuale. Il PD probabilmente riotterrebbe il 20% anche senza Renzi e Calenda. Ma andrebbe all’opposizione.

Anche IV e LEU andrebbero all’opposizione, ma almeno rimarrebbero in Parlamento. Calenda si vedrebbe riconosciuto questo 3% che i sondaggi gli attribuiscono.
Non bisogna dimenticare che PD e 5 stelle vorrebbero approvare una legge elettorale proporzionale ma con lo sbarramento del 5%. E questo porterebbe i partiti piccoli a non avere rappresentanti. E anche se l’argomento non è all’ordine del giorno divide questo governo. E divide PD e 5stelle anche dai "costruttori".

Oltre alla riforma elettorale il governo è diviso sul MES.

Tutti però hanno approvato due finanziarie, contribuito a molte nomine di partecipate, hanno riaperto le porte ai migranti, hanno stabilito un rapporto con l’Europa di rispetto, quanto meno formale. Hanno portato a casa il Recovery Fund.

PD e 5 stelle hanno margini per dare più spazio ad Iv. LEU con il ministro Speranza obtorto collo ha avuto molta visibilità. Inoltre sono stati distribuiti a pioggia decine di miliardi di euro. E questo un ritorno elettorale lo ha.

Il Recovery Fund paradossalmente è diventato elemento di discordia. E Conte lo ha gestito bene in Europa e male all’interno del governo. Ha avuto diversi mesi a disposizione per trattare. Voleva averne la gestione. E Iv non è disposta a concedergliela. L’approvazione in CdM vuol dire poco. Deve passare dal Parlamento.

Alcuni dei potenziali responsabili - UDC - hanno detto che non voteranno la fiducia al Conte bis. Ma - in base a quanto riportato da Adnkronos - potrebbero dare la fiducia a un Conte ter, o a un governo con questa maggioranza. In altre parole martedì in Senato i 161 voti non si raggiungeranno e Conte dovrebbe recarsi da Mattarella e rimettere il mandato.

Ma questa alleanza ha validi motivi per continuare. A Conte in primis la sensibilità di trovare la formula migliore. Che non è quella di cercare i “responsabili”. Senatori che non stanno in un gruppo politico unico non darebbero garanzie di continuità. E comunque – come ha detto Mastella – “devi conferire loro dignità”. E allora tanto vale conferirla anche a Iv. I 5 stelle - che pure in questo Parlamento hanno la maggioranza relativa - dovrebbero scendere a compromessi. E non è nel loro DNA, anche perché rischiano di perdere altro consenso.
E quindi se Conte non riesce a trovare questi compromessi Mattarella potrebbe affidare l’incarico ad una personalità con maggiori capacità di mediare. Ma non sarà così facile, come sembra.

Foto: Wikimedia

 

 

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