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Creare casinò per combattere la disoccupazione

Il dilemma dei governi è sicuramente molto grande: il gioco d’azzardo ha la possibilità di creare migliaia di posti di lavoro, può arricchire significativamente le casse statali ma può anche portare alla rovina moltissimi giocatori. La problematica di una ciambella di salvataggio che può rivelarsi un’arma a doppio taglio.

Creare casinò per combattere la disoccupazione

In tutto il mondo l’industria del gioco d’azzardo è in continua crescita. A quanto pare, il gambling è identificato come una specie di toccasana che dovrebbe risolvere i problemi economici di paesi e giurisdizioni locali come per incanto.
 
La corsa al casinò stà impazzando in Italia - 40 nuovi casinò secondo la proposta di legge di Michela Vittoria Brambilla, a Macao - unico paradiso del gambling live che si è salvato durante la crisi, e anche a Singapore che rischia di mettere in pericolo la sua fama di rettitudine con l’apertura di due primi mega casinò-resort che sono costati insieme oltre 10 miliardi di dollari. Tre esempi, estremamente rappresentativi, di un fenomeno che stà contagiando tutto il mondo.
 
La filosofia della corsa ai casinò è molto semplice. Ogni casinò progettato, costruito e infine avviato può creare un numero ragguardevole di posti di lavoro. Nella progettazione si crea lavoro per ingegneri, architetti e altri professionisti, la costruzione impegna operai di tutti i tipi e manodopera qualificata di supervisione, e l’avviamento del casinò richiede l’impiego di moltissimo personale. Croupier, cassieri, supervisori, per non parlare di tutta la manodopera impiegata nei bar e ristoranti delle case da gioco, e tutto il personale di manutenzione. Secondo questa teoria il casinò è come una fata che fa magia e miracoli risolvendo problemi economici e di disoccupazione.
 
La ciliegina sulla torta è il guadagno dello stato, che preleva la sua aliquota di tassazione, e il guadagno della città stessa dove il casinò opera. Per quanto riguarda i giocatori, le vincite sono quelle che sono. Come ha affermato Einstein in una frase ormai passata alla storia: l’unico modo per vincere alla roulette è di derubare il croupier mentre non presta attenzione. È dunque evidente che tutto questo progetto-toccasana non prende assolutamente in conto il welfare del giocatore.
 
Fin quì tutto potrebbe andar bene se tutti i giocatori fossero consci che la casa vince sempre, se ci capissero tutti un minimo sulla statistica del gioco e il calcolo delle probabilità (in giochi come la roulette è relativamente facile da calcolare e capire), e se andassero tutti a giocare per passare qualche momento ricreativo accanto al tavolo verde o alla slot machine.
 
Il rovescio della medaglia di tutta questa filosofia, che in teoria dovrebbe creare unicamente situazioni win-win, è che come nelle teorie economiche o scientifiche da laboratorio, nella realtà le cose funzionano diversamente.
 
Il problema della ludopatia cresce con la crescita delle opportunità di gioco. Questo vale per i casinò terrestri e pure per quelli virtuali. Perdere il controllo non è assolutamente difficile, e spesso anche le persone più oculate e responsabili possono andare perse nel mulinello del gioco. Basta leggere una notizia pubblicata il 7 di febbraio sul portale internet della Svizzera Italiana www.tio.ch. Il titolo dice tutto: “Madre dimentica la figlia di 6 anni al ristorante per andare al casinò”.
 
Da questo esempio “all’acqua di rose” non ci vuole nulla a passare a casi di famiglie distrutte per debiti di gioco o addirittura casi di delinquenza per procurarsi finanziamento per continuare a giocare. Accanto alle prospettive economiche per tutti gli addetti ai lavori legati all’industria, bisogna tenere conto dei danni che possono recare i tavoli verdi o le macchinette elettroniche.
 
I problemi di ludopatia rappresentano un peso sia sociale che economico. Il dilemma non è dunque facile da risolvere per chi è responsabile di prendere una decisione in proposito. Le case da gioco possono essere una ciambella di salvataggio per molte persone e giurisdizioni, ma anche un’arma a doppio taglio per chi non sa controllare il proprio comportamento al tavolo verde.
 
Il gioco può forse valere la candela se il casinò apporta realmente l’auspicata “bonanza economica” . Non bisogna scordarsi che in momenti di crisi, i casinò terrestri sono fra i primi a risentirne. I risultati economici del 2008-2009 del settore in Italia, in Francia e a Las Vegas parlano da soli.
 
 

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