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 Home page > Attualità > Società > Craxi e quella scomoda riabilitazione

Craxi e quella scomoda riabilitazione

Sono nove anni che non c’è più Bettino Craxi, e ancora l’Italia non ha saputo decidere se a morire in Tunisia, solo e disperato, fu un suo grande uomo politico oppure “un avventuriero, anzi avventurista, uno spregiudicato calcolatore del proprio esclusivo tornaconto, un abile maneggione e ricattatore, un figuro moralmente miserevole e squallido, un bandito politico di alto livello che ha un modo di vedere la politica di stampo mussolinesco, cioè narcisistico e intimidatorio con un’assoluta mancanza di senso dello Stato” (Enrico Berlinguer, dichiarazioni fra il 1978 e il 1984).

Le biografie ufficiali, per la verità, lo hanno da tempo riconsiderato come merita, cioè come un figlio ed un padre della sinistra moderna. Ma sulla scena politica continua ad aleggiare il fantasma di una Repubblica sepolta da una “rivoluzione” che ha lasciato molte più ombre di quelle che seppe dissipare.
 
Chissà cosa direbbe, Bettino Craxi, se vivesse nell’Italia della “casta”. Non si stupirebbe di trovarsi d’accordo con il riformista Giorgio Napolitano, che invoca cambiamento e rinnovamento. Il Presidente, del resto, echeggia il monito craxiano “una ricostruzione necessita di uomini nuovi, idee nuove e linguaggi nuovi”.

L’unica differenza è che le parole di Craxi datano metà anni ‘90, gli anni dell’esilio. Forse invece sorriderebbe nel trovarsi d’accordo con Massimo D’Alema: “È in atto una crisi della credibilità della politica che tornerà a travolgere il paese con sentimenti come quelli che negli anni ’90 segnarono la fine della Prima Repubblica”.
 
Eh, già. La novità è una sola: coloro che allora lanciavano scomuniche e monetine oggi si trovano dalla parte del bersaglio. Qualche tempo fa fu Paolo Mieli ad emettere la sentenza: “Forse è utile provocare un altro infarto come quello di 15 anni fa”.

 
Si può ipotizzare che la malattia della “casta” di oggi sia figlia proprio della ghigliottina di allora. In quella stagione furono spazzati via alcuni pezzi della nomenclatura da una parte della nomenclatura stessa, che riuscì a tirarsi fuori e a prendere in mano le redini della Repubblica. Oggi è come se la storia presentasse il conto: il sistema venuto fuori dalla “rivoluzione” non è più snello ed efficiente di quello che fu distrutto e certo non meno costoso per la collettività.
 
E resta anche il vuoto di una cultura politica che la sinistra non ha saputo più recuperare, soprattutto sul versante dei consensi. Gli elettori che furono socialisti e laici votano in gran parte a destra, e sono socialisti alcuni fra i ministri più brillanti del governo Berlusconi.
 
La sinistra liberale non c’è, non decolla, non convince. Il Psi che si sfaldò all’inizio dei ’90 era stanco e logoro ma nel decennio precedente era stato il lievito della politica, recuperando l’eredità di un socialismo che non nacque statale né ideologico ma federativo, laico, garantista. Il Psi di Craxi contrapponeva i nuovi ceti, le nuove professioni, la creatività e il self made man a figure più conservatrici ed al "ventre molle" dei bot-people.

Oggi questa frontiera è rappresentata da un mondo di vecchie e nuove esclusioni ignorate da una società che invecchia e consolida le sue iniquità. E’ un Quinto Stato di diseredati, giovani senza welfare, donne senza servizi per essere insieme madri e lavoratrici, cittadini immigrati…“Sottoitaliani esclusi dai patti”, direbbe Francesco Giavazzi.
 
E’ un Quinto Stato di “non cittadini” che, al contrario di quelli del Quarto di Pellizza da Volpedo, spesso non sembrano straccioni: hanno la cravatta e la ventiquattrore. A volte vivono con la lauta pensione di papà (anzi, Giuliano Cazzola dice che spesso sono “alleati” di papà per lasciare il Welfare così com’è). 
 
E’ un popolo che nessuno rappresenta più. L’Italia di Craxi era minoritaria ma vitale. E’ quell’Italia che fu mandata in esilio e che non è ancora tornata.

Commenti all'articolo

  • Di Elia Banelli (---.---.---.59) 21 gennaio 2009 11:11
    Elia Banelli

    In questo comodo e riabilitante affresco, è stato tralasciato un piccolo dettaglio: il sistema delle tangenti.
    Non è un caso se gran parte dei problemi economici e strutturali del nostro paese hanno preso piega negli anni 80:
    debito pubblico triplicato, ritardi nelle infrastrutture, corruzione e mala politica. Abbiamo subito tutto questo per un partito che nel massimo del suo splendore non ha neanche raggiunto il 20%.
    Se la seconda Repubblica ha fallito, non per questo dobbiamo rivalutare la prima.
    Un periodo oscuro che purtroppo ritorna a volte prepotente, ben supportato dai media del Biscione.
    Non tutti gli italiani però hanno perso la memoria.

  • Di Kurzio (---.---.---.92) 21 gennaio 2009 13:09

    Trovo l’analisi lucida e veritieria. In pochi si sono accorti che quel sistema non era pilotato dal PSI, come dice il post precedente, ma dalla vecchia balena bianca, complice e ipocrita nelle sue vesti di salvatrice dal peccato universale. In fondo conosciamo solo quello che i media ci trasmettono. Venite al Sud a vedere il movimenti della Balena Bianca, ci sono vecchi rigurgiti e nuovi interessi. Imperversa ancora nei frenetici cambi e scambi di partiti. Se Craxi fosse vivo e non ci fosse Di Pietro staremmo tutti meglio. Tanto da ieri a oggi la situazione è solo peggiorata.

    • Di Elia Banelli (---.---.---.59) 21 gennaio 2009 15:10
      Elia Banelli

      Forse se eliminassimo la giustizia e lasciassimo campo libero alla politica sarebbe un paese migliore. In fondo che male fanno le tangenti e la corruzione?
      Mi meraviglio come si possa incolpare solo la Dc nonostante le numerosissime condanne inflitte ai migliori esponenti socialisti. Le mazzette e tutti i soldi rubati agli italiani li pagheremo per sempre noi onesti cittadini.
      Di Pietro fa paura perchè all’Italia fa paura la trasparenza e la legalità. Non ci siamo abituati. Siamo ancora rimasti purtroppo il paese dello scambio di favore e del magna magna generalizzato.
      Però con dichiarazioni del genere facciamo un torto marcio alla storia.
      Craxi è stato condannato a 10 anni e si è sottratto alla giustizia italiana. Un criminale in esilio, come il tanto vituperato Cesare Battisti, che ha contribuito alla rovina di questo paese, alla crisi economica, al ritardo nello sviluppo, al vuoto morale e politico.
      Sono fatti, non parole, la vostra è cecità o malafede?

    • Di Kurzio (---.---.---.92) 21 gennaio 2009 15:35

      Non si tratta nè di cecità nè di malafede. Craxi è morto da leader incompreso. Se proprio non ritorna alla mente, eccone qui un video testimonianza: http://www.youtube.com/watch?v=_eCb...
      All’Italia non fa paura la trasparenza e la legalità. Semmai è ad alcuni politici italiani, DC in primis, che si può diagnosticare l’allergia alla trasparenza e alla legalità. Craxi è stato il primo e l’unico politico italiano a confessare, in un’aula parlamentare, il modus operandi della classe dirigente dell’epoca e lui ne conosceva tutti i passaggi da quando portava "i pantaloni alla zuava". Tutti erano coinvolti nei finanziamenti illeciti, nessuno escluso. Come mai, allora, l’ipocrisia e la paura della trasparenza, in senso contrario, hanno determinato il mutismo? Nessuno si è alzato in piedi a condividerne contenuti e sorte, visto che il malaffare imperava e continua ad imperare. Il fatto è che da questa lotta non escono nè vincitori nè vinti. Solo persone succubi dello strapotere dei politici incompetenti, corrotti e ignoranti. Sono i politici di oggi, molto peggio di quelli di ieri. Craxi non era tutto questo. Il magna magna generalizzato non lo ha creato lui e lui non può essere il capo espiatorio di un’intera classe dirigente che continua a magnare a sbafo e a danno dei cittadini. La rovina di questo paese non è attribuibile a lui. Sammai a tutti coloro che continuando a stare al governo non hanno fatto nulla per estirpare le metastasi dalla politica, sia da destra che da sinistra, invadendo anche la Pubblica Amministrazione con il loro vuoto di intelligenza e moralità. Come è evidente, è la stessa storia che continua imperterrita a determinare il sottosviluppo. Se Craxi fosse ancora un leader politico nella società di adesso, non circondato da ciarlatani, razzisti e balenotteri bianchi, l’Italia, con tutti i suoi vizi e le sue virtù, sarebbe un posto migliore in cui vivere.

    • Di Leandro Lupi (---.---.---.195) 21 gennaio 2009 16:21

      In quell’aula gremita e silenziosa Craxi fece un discorso sulla democrazia e sulla politica... Non disse, come colpevolmente si è voluto semplificare "tutti colpevoli nessun colpevole", ma che la politica ha dei costi, che sono i costi della democrazia e che il finanziamento occulto della politica aveva coinvolto tutti, nessuno escluso. Quindi il problema non era giudiziario ma politico e  la politica doveva trovare le soluzioni in modo rispettoso della democrazia e delle istituzioni del diritto. In quel silenzio i becchini della Prima Repubblica rifondavano la Seconda, quella della fine dei partiti (e della selezione popolare della classe dirigente politica e dello stesso principio di sovranità popolare, in cui sono i padroni del vapore e non direttamente il popolo a scegliere chi mandare in Parlamento). L’ultimo atto è costituito dal diluvio dei rinvii a giudizio per peculato e concussione nei confronti dei becchini di un tempo, dai magistrati che si inquisiscono fra loro, dalla casta sempre più proterva ed irresponsabile, della fine della politica ... Ha senso isolare la vicenda giudiziaria di Craxi decontestualizzandola rispetto alla storia ed alla politica ?

  • Di Leandro Lupi (---.---.---.195) 21 gennaio 2009 14:00

    E’ sotto gli occhi di tutti che la Seconda Repubblica è tremendamente simile alla Prima ed  ha solo temporaneamente autorizzato partiti sconfitti dalla storia (e riabilitati dalle derive giustizialiste) ad un governo di un Paese al quale si sono dimostrati totalmente inabili, incapaci di sciogliere il "nodo" fra derive massimaliste e scomode alleanze con i conservatorismi sindacali e corporativi. Tutto il contrario del riformismo insomma, quello stesso riformismo laico, libertario e socialista che il partito egemone della Seconda Repubblica si è affrettato a rivendicare come proprio, pur essendo l’ultimo partito europeo ad abbandonare gli odiosi simboli di un ideologia che ha seppellito ogni libertà ed ha diffuso dispotismo "imperiale" in ogni realtà in cui si è impiantata.
    Le valanghe di avvisi giudiziari degli ultimi mesi hanno fatto il resto: evidentemente la nemesi della storia si incaricata di fare giustizia della retorica e dell’ipocrisia.

  • Di Paolo Pizzolante (---.---.---.3) 21 gennaio 2009 16:01

    Caro Sergio, complimenti!

  • Di (---.---.---.242) 21 gennaio 2009 18:44

    Ma perchè un articolo del genere non comparirà mai sul corriere?
    Perchè la stampa italiana non riesce mai ad offrire un ritratto non scontato come questo...
     

  • Di tocqueville (---.---.---.88) 21 gennaio 2009 18:55
    In risposta ad una cara amica con cui si commentava l’articolo facendo un confronto fra Obama e Craxi 

    Cara XXX, quello che dici te sarebbe tutto vero se il nostro fosse uno dei tanti paesi anglosassoni...e allora potremmo dire che Obama rappresenti il VERO ( io direi il POSSIBILE ) cambiamento... Ma ti ricordi cos’era l’Italia degli anni 70 quando Craxi prese il partito ? Mezza Italia voleva la fuoriuscita dal capitalismo, mezza Italia voleva uscire dalla Nato, mezza Italia preferiva i sovietici agli americani, nelle fabbriche i sindacati spadroneggiavano e proclamavano uno sciopero a settimana, migliaia di giovani si ammazzavano per strada ma uccidere un fascista non era nemmeno reato, le Br uccidevano Moro ed in tanti urlavano Nè con lo Stato nè con le Br, l’occidente doveva disarmarsi mentre gli altri schieravano i missili, se dicevi che stavi con Walesa eri un sospetto reazionario.. La libertà di impresa, la possibilità di essere artefici del proprio destino, la possibilità di studiare nei migliori college, la possibilità di arricchirsi per ogni cittadino ( le battaglie di Obama ) non potevano essere pronunciate neppure dalla destra di ieri.. Negli anni 70 Zaccagnini (sic!) disse che nel lungo termine l’obiettivo della DC era il superamento del capitalismo... questo diceva in Italia il leader dello schieramento moderato.... Perciò quello di Craxi fu un cambiamento culturale pazzesco, epocale... ricordati solo le invettive che ricevette per aver detto che Proudhon era preferibile a Marx ( Proudhon bada bene, quello che diceva comunque che la proprietà è un furto ,non Einaudi)... gli intellettuali di sinistra a sputare addosso per aver rinnegato il leninismo... Obama può tranquillamente inneggiare all’America che sconfigge fascismo e comunismo ( messi come ovvio sullo stesso piano ) e qui non si può ancora oggi far presentare un libro di Pansa senza che gli autonomi inveiscano e i democratici si risentano.... Obama cita Dio 6 o 7 volte come fonte di ogni libertà e qui da noi il Papa non può nemmeno parlare all’università in nome della libertà... Craxi è vero si è finanziato illecitamente, ma non aveva a disposizione i finanziamenti giganteschi di Obama, mentre i comunisti avevano l’oro di Mosca.. ...Se fascisti e comunisti, per quanto ex, prendono il sopravvento in una democrazia che crolla è un male per il paese non un bene... Perchè se la democrazia alla lunga non può sopravvivere senza morale, una morale senza democrazia produrrà sempre prima il terrore e poi altra corruzione... Il terrore in Italia si è fermato per fortuna a Mani pulite e non è andato avanti...Ma per una inesorabile legge della storia i moralisti di ieri sono diventati i corrotti di oggi e, a giudicare da Napoli, anche gli zozzoni....
  • Di Gloria Esposito (---.---.---.91) 21 gennaio 2009 19:10

    Sono d’accordo con Elia Banelli.

    Craxi viene ricordato come uno statista soltanto perchè adesso rubano tutti:come non glorificare il primo che è riuscito a ciucciarsi i soldi pubblici?
    Per quanto riguarda la questione della sinistra è proprio Craxi che l’ha uccisa e non certo le "ghigliottine",termine usato per dire che chi ha rubato è andato in galera oppure è dovuto scappare?(Perchè nel linguaggio comune è diventato un difetto far rispettare la legge?Bah!)A questo punto sarebbe utopia utilizzarle anche adesso,perchè ora chi viene osteggiato non è il politico che prende le tangenti ma i magistrati che fanno il loro dovere(vedi de MAgistris ,Forleo e i giudici di Salerno).Tempi davvero cupi.
    Ps:per chi volesse approfondire la storia di Craxi (non riabilitato aposteriori da mediaset) consiglio un video di MArco Travaglio in proposito.Il suo blog è www.voglioscendere.it

  • Di mabo (---.---.---.252) 21 gennaio 2009 19:11
    L’unica vicenda positiva, nella storia politica di Craxi, ma forse qualcosa sfugge anche a me, è quella di Sigonella, dove riuscì a non farci umiliare dagli americani, per il resto non è stato un bell’esempio e va ricordato soprattutto per questo.
    La balena bianca, almeno qui in Sicilia, andava perfettamente d’accordo con i socialisti.
    Ora tutto è cambiato, infatti gli ex DC e gli ex PSI stanno con Cuffaro, con Lombardo e in Alleanza Nazionale, insomma il nuovo che avanza e si vede dai risultati.
    Prima di avventurarsi in un superficiale revisionismo storico sarebbe necessario studiarla la storia ed essere più umili.
     
    Concordo in pieno con la posizione di Elia Banelli.
     
    Un saluto.
    • Di (---.---.---.242) 21 gennaio 2009 19:33

      L’errore piu grande di craxi fu il referendum contro l’energia nucleare, dimentichi molte posizioni di avanguardia che Bettino espresse negli anni 80 e 90.
      E poi la fine della scala mobile quel meccanismo perverso che nessuno osava toccare.
      Bettino è stato giustiziato dai comunisti che opportunisticamente hanno iniziato la sua riabilitazione.
      Di Di Pietro mi rifiuto di parlare.

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