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Corteo Cobas di Napoli: non convalidato l’arresto del ricercatore precario

Il giudice Luigi Buono non ha convalidato l’arresto di S.P., dottorando in filosofia e ricercatore precario della Federico II, che ieri ha partecipato al corteo napoletano, organizzato dai COBAS, contro i tagli della scuola e dell’università. E’ possibile che S.P. non abbia udito, mentre correva in direzione opposta ai tafferugli che iniziavano a prendere piede, l’agente che in borghese gli intimava di fermarsi. “Ho cercato di trattenerlo, si è divincolato e sono caduto sul motorino” ha dichiarato in aula, durante il processo per direttissima tenutosi stamani, lo stesso poliziotto. Dunque, senza entrare nel merito del dibattimento che avverrà prossimamente e che, dopo la valutazione del pm, si pensa si potrà concludere con un’archiviazione, le accuse di oltraggio, resistenza e lesioni nei confronti del ragazzo paiono almeno “frutto di una percezione soggettiva dell’agente”, come ci tiene a sottolineare l’avvocatessa della difesa Maria G. de Gennaro.
 
Nei pressi del tribunale, per dar man forte al loro amico, si sono riuniti circa un centinaio di giovani nell’attesa del verdetto. Stefano, portavoce del gruppo, racconta: “Il corteo Cobas era già finito quando un gruppo di studenti è entrato nella zona pedonale di Guantai Nuovi, forse per raggiungere la Regione e poter chiedere i motivi della sospensione delle agevolazioni riguardo l’abbonamento ai mezzi pubblici per gli studenti” e poi “ad un certo punto, ci siamo resi conto di una vera caccia all’uomo perpetrata da agenti in borghese, quindi senza identificativi, della Digos: chiunque sarebbe scappato per istinto al cospetto di due uomini- armadi che ti placcano”.
 
“Quello che vogliamo puntualizzare è la sproporzione tra ciò che è successo e le conseguenze che sono avvenute. Il corteo era pacifico. Si è utilizzato un metodo di repressione cileno” spiega in proposito un altro ragazzo.
 
La vicenda in effetti desta parecchie perplessità e si può intuire un filo che lega le “punizioni” dei manifestanti in tutt’Italia e le recenti uscite del Ministro dell’Interno Maroni a proposito della manifestazione FIOM prevista per oggi a Roma. Il clima non è certamente disteso e si tendono a restringere gli spazi di partecipazione, soprattutto per chi è attivo politicamente nella sensibilizzazione dei cittadini riguardo a certe tematiche, come gli stessi tagli all’università e alla scuola pubblica.
 
“L’ordinanza di oggi”, spiega l’avvocato difensore Elena Coccia, “ci dimostra ancora una volta, come la magistratura ristabilisca la giustizia. E’ una buona prognosi per il futuro, semmai aumenteranno gli scontri, perciò è necessario che sia indipendente dal governo”. Per Francesco Amodio, portavoce dei COBAS di Napoli, questa decisione “ribadisce come la nostra manifestazione di ieri fosse pacifica, salvo intemperanze della stessa polizia”.

Appena libero, S. P. ha raggiunto gli amici che lo aspettavano in trepidante attesa all’ingresso del tribunale e ha espresso il proprio punto di vista su tutta la vicenda: “Hanno calcato la mano perché mi hanno visto come appartenente ad una specifica parte politica, anche se non delego ai partiti il mio impegno civile. In questo periodo c’è la paura che le persone si organizzino “dal basso”, manifestando per i propri diritti e sensibilizzando le persone su alcuni temi che incidono sulla vita quotidiana di ognuno. Perciò la risposta è sempre repressiva.”
 
Rimane la domanda: perché arrestare un ragazzo senza un apparente motivo, senza un’arma in mano, che corre? Perché allestire un cordone di polizia di contenimento se il corteo è pacifico? La paura che possa succedere “qualcosa”, in via ipotetica, può giustificare tutto ciò?
 
Il papà di S. P. dice: “Vorrei vedere altri processi con veri imputati: lo Stato e le istituzioni, che non permettono ai numerosissimi precari di trovare un lavoro e che li costringono cosi, implicitamente, a scendere in piazza”.

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