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Copyright: l’estensione ci costa un miliardo di euro

La recente estensione del copyright sulle opere audio registrate, adottata dal Consiglio dell’Unione Europea il 12 settembre, con 18 voti a favore (tra cui, naturalmente l’Italia), 7 contrari e 2 astenuti, costa ai cittadini europei 1 miliardo euro. Lo afferma Martin Kretschmer, professore di diritto dell’informazione e direttore del Centro si studi sulla proprietà intellettuale dell’università inglese di Bournemouth.

Kretschmer scrive: “Le etichette non vogliono perdere i profitti garantiti dalle registrazioni dei successi degli anni ’60 che stavano per raggiungere il termine dei 50 anni di protezione. Piuttosto che innovare, i detentori dei diritti preferiscono evitare la competizione”.

E’ bene precisare che stiamo parlando dei diritti di utilizzazione economica sulle registrazioni, cosa ben diversa dei diritti d’autori dovuti ai compositori delle opere.

Sarebbe dunque l’ennesimo provvedimento a favore delle etichette discografiche, spacciato per norma a tutela degli artisti. Insomma, le majors non vogliono pedere la gallina dalle uova d’oro degli evergreen degli anni ’60. Secondo i dati diffusi dal professore inglese, elaborati dal centro da lui diretto in collaborazione con altri istituti di ricerca internazionale, il 72% degli ulteriori proventi dell’estensione andranno nelle casse delle “4 sorelle” (ovvero coloro che detengono quasi il 90% del mercato discografico: Universal, Sony, Emi, Warner, tra le quali solo la Emi è europea, inglese per la precisione). Del restante 28%, soltanto il 4% andrà agli artisti emergenti, mentre il grosso se lo spartiranno le vecchie rock e pop star

Lo studio è stato ripreso e rilanciato anche dal New York Times che nota come anche le prime registrazioni dei Beatles dal 2012 sarebbero potute andare nel pubblico dominio, il che avrebbe comportato un abbassamento dei prezzi dei cd e una proliferazione di releases e compilation.

Il New Yotk Times segnala inoltre le prese di posizioni di alcuni artisti inglesi coalizzati nella Featured Artist Coalition: “E’ una notizia estremamente positiva per le compagnie discografiche e per le agenzie di gestone e raccolta dei diritti d’autore (come la Siae, n.d.r), ma è una notizia negativa per gli artisti”.

Così Sandy Show, cantante molto nota degli anni ’60, che oggi insieme a artisti come Nick Mason, batterista dei Pink Floyd, e Ed O’Brien chitarrista, percussionista e seconda voce dei Radiohead, si batte per aver nuovi modelli contrattuali che penalizzino di meno i musicisti e che siano più adatti alle nuove modalità di fruizione della musica. Show ha anche aggiunto: “Significa restare legati per altri venti anni a contratti non più adatti all’era digitale”.

Nel 2009, una analoga proposta di estensione del copyright sulle registrazioni musicali era stata avanzata e respinta, anche grazie alla mobilitazione della società civile.

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