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Contro il virus: new deal globale

Ciò che mi colpisce di più oggi è l’assenza di riflessioni che cercano di vedere i fenomeni nel loro insieme, evidenziando quanto il destino del genere umano sia segnato da sovrappopolazione, dall’uso di combustibili fossili, dalle alterazioni del clima, dalle spese militari, dalle guerre continue, per raggiungere almeno una conclusione comune, da cittadini del mondo che, se non vogliono sparire, debbono proprio cambiare strada. 

La prima pietra da posare è riconoscere che l’attuale modello di sviluppo globale è responsabile della emergenza climatica, perché se si nega ciò si impediscono i grandi cambiamenti di rotta che vanno presi. Il presidente Usa, Trump, è il più pesante negazionista della responsabilità umana della emergenza climatica e, figuratevi che ha definito il coronavirus una influenzetta, e se non si allontanano questi deficienti dal potere politico la catastrofe prossima ventura è assicurata.

Non si parla mai di un fenomeno che frena le possibilità di cambiamento: si tratta di chi investe miliardi di dollari puntando al ribasso o sulla crisi di settori industriali o finanziari e quindi ci sono in giro personaggi che operano nell’ombra per creare o sfruttare crisi economiche. Immaginando quale cinismo e immoralità possa avere questo settore della speculazione si potrebbe anche pensare che una pandemia, con conseguente crisi economica, sia un ottimo affare e magari esiste un collegamento tra laboratori di ricerca e interessi sporchi, di cui non si arriverà mai a sapere nulla, ma è legittimo ipotizzarlo. E se si fa poco o niente per evitare il disastro ambientale che prevede milioni di persone in fuga dalle terre sommerse dall’innalzamento del livello dei mari, si può immaginare che vi sia una minoranza di ricchi che desidera un mondo meno abitato e ha mezzi economici tali da poter scegliere territori sicuri, tanto saranno i poveri a sparire.

Lasciare carbone, petrolio, metano sotto terra, entrare nel “green new deal” (ossia nella terza rivoluzione industriale) è il messaggio più chiaro e decisivo per fermare l’emergenza climatica che ci viene sì dagli scienziati, ma cammina e camminerà sulle gambe di milioni di giovani di tutto il mondo che se ne fregano delle appartenenze etniche, delle religioni, dei confini nazionali, ma pretendono risposte concrete sul proprio futuro che vedono incerto e doloroso. La tragedia della pandemia globale provocata dal coronavirus ci deve far riflettere sulle possibili concause che l’hanno attivata fra cui dobbiamo considerare l’inquinamento dell’aria, le minori difese immunitarie dovute ad una alimentazione piena di concimi chimici, pesticidi, conservanti, coloranti, ecc. ecc, il larghissimo uso di farmaci compresi antibiotici e psicofarmaci, che alla lunga non hanno più efficacia terapeutica, i micidiali cocktails di droghe e alcol che sembrano essere indispensabili per divertirsi.

I virus sono in costante evoluzione e, siccome non si fermano alle frontiere c’è bisogno di una risposta globale, di scambio di informazioni tra i ricercatori, di centri di eccellenza internazionali senza scopo di lucro, che possano proteggere l’umanità tutta da questo subdolo nemico della vita, Se la lotta al coronavirus produrrà l’effetto di far collaborare tra loro stati, scienziati, lavoratori di ricerca, fino a solidarietà fattuali come scambiarsi materiali sanitari e mandare medici ad aiutare altri medici da paesi lontani, forse si potrà assistere all’inizio di una fase della storia dell’umanità in cui le guerre si fanno ai virus e non fra gli umani. Paolo De Gregorio

Foto di RENE RAUSCHENBERGER da Pixabay 

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