Continuità della politica economica italiana dagli anni’ venti del ‘900 ad oggi.
L’onorevole Giorgio La Malfa nel suo ultimo libro, intitolato “Keynes l’eretico”, si affanna a riferire le critiche rivolte da Keynes alla politica monetaria e bancaria di Mussolini . Critiche che Keynes, eravamo nel periodo post prima guerra mondiale, affido’ a Pietro Sraffa , giovane economista figlio del fondatore della “Bocconi”, nonché socialista, amico di Gramsci e collaboratore della sua rivista “L’ordine nuovo “.
Ma il riferimento del La Malfa si ferma qui.
Ignora, invece, o finge di ignorare che Mussolini fece il più grande elogio delle teorie economiche di Keynes: << il fascismo concorda interamente con il signor Maynard Keynes, nonostante la sua prominente figura venga associata a quella di un liberale. Di fatto il suo eccellente “ The end of Laissez Faire” (1926) potrebbe nel complesso servire come un’utile introduzione all’economia fascista. In esso vi è ben poco da eccepire e molto a cui applaudire>>. Queste le parole testuali di Mussolini.
Ma il La Malfa ignora pure che Keynes nella prefazione all’edizione tedesca della sua Teoria generale(1936) sostenne che la sua teoria “si adatta assai più facilmente alle condizioni di uno stato totalitario “ di quanto non farebbero altre teorie economiche.
Suppongo che ne’ La Malfa, ne’ alcun altro politico italiano sosterrebbe che il fascismo fu una forma di socialismo, che la teoria economica keynesiana sosteneva un’ampia partecipazione dello stato alla politica economica dello stesso e quindi somigliante a quella socialista mussoliniana.
La stessa politica economica fu inaugurata e continuata dal centrosinistra italiano (democristiani, lamalfiani repubblicani, socialisti e socialdemocratici) dagli anni Sessanta in poi per tutto il tempo della prima repubblica. La stessa continuata anche dopo ed adottata ancora oggi, dall’attuale governo di centrodestra.
Politica del tassa e spendi, dell’ assistenzialismo, del debito e dell’irresponsabilita’ a tutti i livelli.
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