Continuano i tentativi più o meno maldestri di tenere in vita banche
Qualche anno fa mi ha fatto impressione una dichiarazione di un finanziere "galattico" di cui non ricordo il nome: "La guerra di classe esiste e noi la stiamo vincendo...". In un momento in cui non si parlava quasi più di lotta di classe. Quando la crisi ha cominciato a bastonare mi è tornata in mente. Al di là degli attacchi alle monete e ai debiti sovrani, peraltro funzionali a quello di cui parlo, c'è un disegno complessivo....
Avevo scritto circa tre anni fa sul vecchio sito statico e poi riportato pari pari all'apertura del blog:
"Continuiamo ad avere davanti agli occhi le boiate commesse dai grandi traders all'interno di istituti finanziari, banche, assicurazioni etc. attraverso strumenti quali derivati, futures, swaps, hedge funds e via truffando.
A questo punto io, cittadino quasi normale e sommamente folk, comincio a chiedermi perché nessuno di quelli che dovrebbero controllare e regolamentare la pratica delle transazioni finanziarie non inizia a proporre qualche limite alla "fantasia" delle persone e dei gruppi che continuano ad accumulare capitali a spese del mondo intero.
Limiti all'anonimato di certi capitali, limiti alle possibilità di infilare in un pacchetto titoli che non valgono neanche la carta delle cedole, limiti all'opacità sui contenuti e sui rischi, non parlo di eliminare le libertà sostanziali nelle transazioni, ma di fronte a comportamenti che mettono in ginocchio il mondo intero qualche limite sembrerebbe logico; e invece in questo contesto diventa un discorso da vispa Teresa.(...) un mercato dei capitali che non ha più nessun contatto con l'economia di produzione di beni e servizi, col capitale che rischia e che continua a succhiare ricchezza dai risparmiatori, dal "parco buoi" di tutte le borse del mondo e dai produttori.Esiste un'economia reale sempre più dissanguata che però produce, finché può, plusvalore, cioè ricchezza reale, e qui credo stia il quibus. Ai piani alti non solo non si produce ricchezza ma si depaupera sempre più la possibilità di tutto il sistema di produrne. Il risultato in un termine più o meno lungo è inevitabilmente un impoverimento di tutto e tutti."
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