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Considerazioni sulle tasse patrimoniali

Uno dei pochi argomenti concreti e non ideologici dell’attuale campagna elettorale è l’IMU. I suoi “genitori” si sono precipitati a disconoscerla, chi in un modo chi in un altro, a conferma della generale percezione che si tratti di una imposta ingiusta e del concreto timore che questo faccia perdere voti ai suoi sostenitori. Purtroppo al buon senso dei cittadini non sono corrisposti adeguati comportamenti della classe politica, capace solamente di balbettare davanti al problema. L’attenzione dei partecipanti alla competizione elettorale è volta più alla quantità di potere da conquistare o da mantenere piuttosto che a forme di sana e corretta amministrazione pubblica.

L’IMU è al di fuori di ogni dubbio un’imposta patrimoniale perché colpisce il patrimonio del contribuente e non il suo reddito. Sono, invece, imposte sul reddito l’IRPEF, progressiva, e l’IVA, non progressiva; giusto per fare qualche esempio.

L’applicazione di una imposta patrimoniale sconnessa dal reddito può facilmente generare ingiustizie. Ad esempio chi ha un patrimonio immobiliare e non ha reddito ha una oggettiva difficoltà nel pagarla perché non può tout-cout corrispondere all’erario la quota di bene immobile richiesta come imposta. Se poi questo fosse possibile, il decorrere del tempo dell’imposta porterebbe inesorabilmente all’acquisizione della totalità del bene da parte dello Stato, ossia alla sua confisca di fatto, cosa di estrema ingiustizia.

Da tutto questo deriva innanzitutto che non è razionale ipotizzare di risolvere il problema dell’IMU mediante una sua abolizione o una sua riduzione a fronte dell’introduzione di un’altra tassa patrimoniale: il problema verrebbe così spostato e non risolto.

Volendo, invece, risolverlo ed accettando che questo tipo di tassazione è necessario in generale, e ciò sia per far quadrare i conti dello Stato sia per realizzare forme di giustizia sociale, occorre stabilire un suo saldo e chiaro collegamento alla produzione di reddito.

Sono due i parametri che possono essere assunti come riferimento, e precisamente:

a) L’eventuale reddito fornito dal bene;

b) L’eventuale reddito globale del suo possessore.

È di tutta evidenza che l’ingiustizia di una imposta patrimoniale si manifesta quando il bene ad essa assoggettato non produce reddito e quando il possessore del bene non ha sufficiente reddito globale. Dunque dovrebbe essere introdotto un correttivo per l’IMU, con esonero per il contribuente non adeguatamente capiente e per un bene non produttore di reddito, quale è ad esempio la casa di abitazione.

Ovviamente si deve trascurare l’ipotesi di non correttezza dei dati di partenza, ossia il caso di evasione fiscale sia per il reddito del bene sia per il reddito globale del suo possessore: è irrazionale ricorrere ad una tassazione ingiusta in caso si ipotizzi la presenza di evasione fiscale perché, in tal caso, è possibile e corretto ricorrere invece a tutti gli accertamenti fiscali che la normativa consente.

Il cittadino, con ragione colpito dall’ingiustizia dell’IMU così come oggi applicata, ha bisogno di sentire in campagna elettorale argomentazioni di questo tipo.

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