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Concluso il G8 a L’Aquila: Berlusconi ne esce rafforzato

Conclusosi il Summit degli otto grandi del Pianeta è necessario tirare le somme di tre giorni di incontri che hanno toccato svariati argomenti, tutti equamente importanti, dal clima alla crisi finanziaria, dall’aiuto ai paesi poveri alla crisi iraniana.

La vigilia di questo Summit è stata incentrata entro e fuori i confini italiani sull’affaire che vede Berlusconi coinvolto in alcune vicende tra il serio ed il faceto.

Non è mia intenzione qui riportare nei dettagli quanto è stato pronunciato su questo tema: altri più autorevoli giornalisti e quotidiani italiani ed internazionali se ne sono occupati e stanno occupando.

Sul metodo ognuno può avere legittimi dubbi o certezze. Ciò che mi preme far notare in ogni caso è l’alquanto indicativa attenzione di taluni quotidiani italiani per le frequentazioni extra-istituzionali di Berlusconi e la parallela disattenzione per altri avvenimenti, probabilmente meno mediaticamente significativi ma certamente più politicamente importanti, che riguardano la figura pubblica e non privata di Silvio Berlusconi.

Sono dell’idea che un politico, specie se ricopre il maggior incarico di responsabilità all’interno della Repubblica Italiana, ovvero la Presidenza del Consiglio dei Ministri, debba vivere il rapporto tra sfera pubblica e privata in modo differente da un comune cittadino: ben più alti e gravosi oneri gli sono richiesti e perciò non è auspicabile che questo rapporto venga sottaciuto dalla motivazione della semplice privacy.

Rimane comunque il fatto che una critica politica propositiva debba includere anche e soprattutto questioni, appunto, politiche, che al limite possono essere corroborate da critiche sulla condotta privata. Queste ultime però non possono essere la parte principale, o addirittura unica in taluni casi.

Passiamo quindi all’analisi vera e propria del Summit svoltosi per tre giorni a L’Aquila, dopo che il Governo ha deciso di spostare l’organizzazione da La Maddalena (Sardegna) per motivi di vicinanza popolare ai cittadini colpiti dal recente terremoto in Abruzzo.

Per alcuni commentatori e politici tale scelta fu unicamente dettata da ragioni elettorali. Il Governo invece ha sempre motivato tale decisione come un modo per garantire massima copertura ed attenzione ai cittadini abruzzesi ed aquilani in particolare, altrimenti potenzialmente offuscata ed offuscabile da altre tematiche.

In fretta e furia dunque si è passati dalla Sardegna all’Abruzzo, con immaginiamo enormi sforzi logistici ed organizzativi che tuttavia sono risultati efficientemente diretti visto che non si è sentita lamentela da parte dei diretti interessati (Capi di Stato e servizi annessi) e cittadini.


E’ doveroso constatare come tale scelta abbia evidentemente scontentato i sardi (i quali molto probabilmente si sono vendicati boicottando largamente le elezioni europee 2009). D’altra parte, tale scelta ha favorito gli abruzzesi. Come sempre c’è qualcuno che giova di una decisione ed un altro che ne rimane penalizzato.

Il Summit è iniziato innanzitutto con una grave defezione, quella del Presidente della Repubblica Popolare Cinese, volutosi recare in fretta e furia in patria a causa degli scontri etnici nell’Estremo Occidente del Paese (Xinjiang). Come fa notare Emanuele Novazio de La Stampa, i maliziosi potrebbero pensare che abbia voluto eludere il confronto diretto con gli altri Capi di Stato sulla questione climatica, che vede la Cina appunto fortemente restia a rivedere le proprie politiche di emissioni.

Qualunque sia la verità, rimane il fatto che il leader della seconda potenza economica mondiale (per alcuni analisti di settore molto prossima a diventare la prima) e del paese più popoloso al mondo (oltre un miliardo e trecento milioni di abitanti. L’Italia ne ha circa 58 milioni) non ha preso parte direttamente ai lavori del 35esimo G8 se non delegando il mandato ai suoi collaboratori. Una grave perdita senza dubbio.

Come detto, quattro temi fondamentali sono stati toccati:


- gli aiuti ai paesi poveri (non si capisce bene perché si faccia riferimento solo a quelli africani). C’è stata l’ufficializzazione di un aumento di capitale per gli aiuti, da 15 a 20 miliardi di dollari da distribuire in 3 anni. Patto sottoscritto da 40 delegazioni presenti a L’Aquila. Sebbene questi aiuti siano una boccata di aria fresca per chi soffre quotidianamente di malattie che nei paesi industrializzati sono state debellate da tempo, bisogna far notare come una delle critiche mosse allo stesso Berlusconi sia stata quella di non aver rispettato i precedenti accordi sull’aiuto a tali paesi. Bob Geldof, firma autorevole de La Stampa, ricorda al nostro Presidente del Consiglio come egli abbia posto la firma sul precedente documento e quindi dovrà almeno rispettare questa volta i patti sottoscritti. Ad onor del vero, Berlusconi si è scusato di questa omissione di soccorso, benchè abbia alluso a scusanti francamenti poco credibili, come la presenza della crisi finanziaria (che ha toccato tutti quanti, ed in maniera certamente più incisiva dell’Italia e pur tuttavia gli altri paesi hanno rispettato gli accordi), un’eredità di conti pubblici deficitari a causa del precedente Governo di centro sinistra (cosa del tutto falsa, essendo stato il debito diminuito dal passato Governo, come attestano gli analisti di settore), ed altro ancora;

- la crisi finanziaria. Il G8 ha dato mandato a Pascal Lamy, direttore del WTO (World Trade Organization) di convocare a Settembre i Ministri competenti per poter portare le relative decisioni al G20 di Pittsburgh. Oltre a ciò, interessante anche l’idea proposta dal Ministro dell’Economia e Finanze, Giulio Tremonti, di introdurre un codice etico finanziario a cui gli operatori dovrebbero sottostare (un ethical standard che ricorda, almeno sintatticamente, il Gold Standard). Attendiamo quindi con trepidazione il Summit di Settembre. Nel frattempo si registra una comunicazione dall’OCSE secondo cui in Francia ed Italia vi sarebbero segni di miglioramento e ripresa;

- il clima. E’ un tema molto spinoso per tre paesi in particolare: USA, Cina ed India (questi ultimi due fanno parte del G5, ma non del G8). In vista della Conferenza delle Nazioni Unite di Copenhagen del prossimo Dicembre, si fa notare come L’Aquila ospiterà anche la prima riunione a livello di Leader del Forum delle Maggiori Economie su Energia e Clima (MEF). Da Kyoto in poi, molto è stato promesso e pochissimo è stato mantenuto con la conseguenza che le emissioni non cessano di causare ingenti danni sia al clima che alla salute dei cittadini del Pianeta Terra. USA e Cina, insieme, consumano quantità esorbitanti di risorse energetiche ed inquinano enormemente. Il precedente Presidente statunitense, George W. Bush, ostracizzò gli accordi di Kyoto non avendoli firmati e quindi non avendoli dovuti rispettare. Barack Obama ha promesso, durante la sua campagna elettorale presidenziale, di invertire la tendenza del suo predecessore. Tutti quanti attendiamo di trovare conferma alle promesse. Cina ed India poi, essendo i più importanti paesi dell’Asia insieme al Giappone (e parzialmente Corea del Sud), ricevono su di sé gran parte delle responsabilità di quel continente in tema di rispetto ambientale, sostenibilità ed investimenti in energie riciclabili ed alternative. Anche qui, attendiamo fatti concreti e la prossima Conferenza di settore per sciogliere tutti i numerosi dubbi sull’argomento. Berlusconi si è detto ottimista sulle possibilità di accordi futuri. Vogliamo credergli;

- la crisi in Iran. Travagliate le elezioni presidenziali che hanno sì, visto l’elezione del precedente Presidente Mahmud Ahmadinejad, ma forti dubbi di legittimità sono stati espressi dal suo contendente Mir-Hossein Mousavi Khameneh, sino a portarlo a proteste di piazza con forte tensione civile e morti. Si è parlato di sanzioni contro l’Iran, ma è nostro parere che tali sanzioni siano soltanto un monito ufficioso per far placare la tenacia di Ahmadinejad e del Governo (oltre ovviamente alle cariche spirituali, vera forza politica, culturale e religiosa del paese) e tentare di rinsaldare i rapporti interni. A seguito dell’altra crisi (in Cina), l’Asia sembra attualmente un terreno di accese contese intestine che hanno come risultato certo quello di impedire un confronto equilibrato con i paesi occidentali. Lungi da noi qui portare alla luce teorie di complotti da parte di nazioni straniere ai danni dei due paesi sopracitati, teniamo a precisare unicamente come l’Asia, dal conflitto in Medioriente alla Guerra in Iraq, dalla crisi Georgiana a quella più recente nello Xinjiang, alle elezioni travagliate in Iran alla disputa nucleare della Corea del Nord, sia tutto fuorchè una zona ideale per le trattative diplomatiche. Colpa di ciò è da imputare sia ai diretti interessati ma certamente anche ai Governi occidentali, rei di confondere spesso e volentieri interessi internazionali con quelli privati.

Per concludere, un commento finale alla figura del Premier. Iniziò il Summit del G8 con i riflettori puntati addosso, pronto ad essere criticato a causa dei suoi famigerati quanto inopportuni comportamenti poco consoni a questo tipo di avvenimenti diplomatici. Quotidiani internazionali paventavano anche l’idea dell’uscita di nuove fotografie compromettenti che avrebbero messo, a quanto detto, in grave imbarazzo il Presidente del Consiglio. Nulla è uscito di nuovo e nessuna gaffe è stata fortunatamente sceneggiata da Berlusconi. Qualunque sia il giudizio politico (e personale) che si possa avere su Berlusconi, rimane indubbia la sua grande capacità organizzativa ed il suo travolgente carisma, i quali emergono in tutta la loro carica emotiva durante avvenimenti di questo tipo, nel bene o nel male.

Questa volta è andata bene ed i critici italiani ed internazionali non potranno fare altro che prendere atto di questo successo personale di Berlusconi. A prescindere dalle ufficiose e prevedibili parole di elogio espresse dagli altri Capi di Stato all’organizzazione e leadership del nostro Presidente del Consiglio (mai si è sentito infatti un Capo di Stato criticare apertamente il Paese organizzatore e certamente non è questo il caso, nè probabilmente mai), risulta evidente come tutta la Conferenza si sia svolta senza intoppi esterni e le visite dei Grandi del Pianeta alle popolazioni colpite dal terremoto abbia creato certamente un maggior clima ci fiducia.

Certo, vi sono state contestazioni: ma come non aspettarsi critiche in situazioni così delicate come un G8 ed un post-terremoto? Non dimentichiamoci che l’ultima volta il G8 in Italia (Genova) vide la morte di un ragazzo e furibonde sommosse tra polizia ed alcuni manifestanti, con epiloghi che finirono di fronte ad un tribunale con forze dell’ordine accusate e condannate per comportamenti violenti. Questa volta nulla di ciò è capitato. Fortunatamente.

In attesa quindi di vedere mantenute tutte (o almeno una parte) le promesse emerse da questa Conferenza, ci congediamo da L’Aquila nella speranza di poter vedere le popolazioni ancora collocate in tendopoli al più presto in abitazioni degne e rispettose della vita umana.

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