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Claudio de Magistris rinuncia al Forum delle Culture: la legge impedisce i doppi incarichi

Claudio, fratello del sindaco de Magistris rinuncia all'incarico retribuito presso il Forum delle Culture: una decisione che scaturisce dopo due settimane di polemiche e mette la parola fine alla querelle tra il sindaco e le forze politiche della sua stessa maggioranza. Tuttavia, l'art.8, comma 2 del DPR n. 168/2010 vieta espressamente a coloro che hanno ricoperto incarichi di consulenza negli enti locali, nei tre anni precedenti, di poter ricoprire incarichi inerenti alla gestione dei servizi pubblici locali. Quindi, a rigor di legge, non avrebbe potuto farlo fin dall'inizio.

Il paventato conferimento di un incarico retribuito per Claudio de Magistris, fratello del sindaco Luigi, presso il Forum delle Culture ha provocato non pochi tumulti nell'ambiente politico napoletano (un ambiente non certamente abitato da stinchi di santo). Il primo cittadino aveva addotto, come motivazione della sua scelta, il fatto che il fratello avesse perso il posto di lavoro nell'ufficio comunicazione dell'IDV, rendendogli di fatto impossibile la continuazione dell'esperienza al Comune come consulente a titolo gratuito.

L'insistenza del sindaco, che a suo dire non avrebbe mai potuto rinunciare alle "indubbie competenze" del fratello in materia di eventi, ha fatto storcere il naso a molti e ha contribuito a deteriorare i suoi rapporti con le stesse forze politiche di maggioranza e con una parte considerevole della città. La querelle si è poi conclusa ieri sera, quando sulla sua bacheca di facebook, Claudio de Magistris ha dichiarato la sua indisponibilità per l'incarico al Forum.

In realtà, la nomina non sarebbe potuta avvenire per due ragioni ben precise. 


In primis, per opportunità politica: Claudio de Magistris è tuttora indagato dalla magistratura nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti dell'America's Cup e una sua nomina in un posto delicato come quello dell'evento del Forum sarebbe stata quanto meno "sconsigliabile" (perfino il magistrato Raffaele Cantone, da sempre suo sostenitore, ha suggerito a de Magistris di fare un passo indietro).

Infine, per una questione eminentemente "legale": il DPR n. 168/2010, all'art. 8, commi 1 e 2, sancisce:

1. Gli amministratori, i dirigenti e i responsabili degli uffici o dei servizi dell'ente locale, nonché degli altri organismi che espletano funzioni di stazione appaltante, di regolazione, di indirizzo e di controllo di servizi pubblici locali, non possono svolgere incarichi inerenti la gestione dei servizi affidati da parte dei medesimi soggetti. Il divieto si applica anche nel caso in cui le dette funzioni sono state svolte nei tre anni precedenti il conferimento dell'incarico inerente la gestione dei servizi pubblici locali. Alle societa' quotate nei mercati regolamentati si applica la disciplina definita dagli organismi di controllo competenti. 2. Il divieto di cui al comma 1 opera anche nei confronti del coniuge, dei parenti e degli affini entro il quarto grado dei soggetti indicati allo stesso comma, nonché nei confronti di coloro che prestano, o hanno prestato nel triennio precedente, a qualsiasi titolo attività di consulenza o collaborazione in favore degli enti locali o dei soggetti che hanno affidato la gestione del servizio pubblico locale.

E infatti è arrivato il dietrofront. Le motivazioni ufficiali? Di certo non queste qui sopra.

 

Foto: Wikimedia

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