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Ci stiamo disabituando alla democrazia

di Ancora Fischia il Vento-Quartopensiero

In principio fu Berlusconi col suo partito azienda. Con i suoi uomini di Publitalia che da un giorno all’altro insieme ai pacchetti pubblicitari si misero a smerciare kit politici, comprensivi di adesivi e bandierine, senza che i militanti si dovessero più preoccupare di discutere e prendere decisioni, perché pensava a tutto l’azienda.

Poi c’è stato Grillo, che si è inventato la democrazia diretta, dove non servono nemmeno i kit. Basta diventare utenti certificati e si entra a far parte della comunità. Tutto è pronto, deciso e perfettamente funzionante. Per cui ti rimane tutto il tempo per sfogarti sul blog, condividere i post dei portavoce e, ove disponibili, controllare anche gli scontrini.

Quindi, in ordine sparso sono venuti in tanti. Ognuno a dire la sua, ognuno a manifestare un più o meno velato disprezzo per questa cosa obsoleta alla quale tanti poveri illusi scioccamente ancora si attaccano: la democrazia.

Briatore, autorevole esperto di dolce vita nonché costituzionalista part-time, propone la ricetta di una dittatura a tempo. Così, come una dieta che osservi per sei mesi e poi torni come prima e non ci pensi più. Serra, generoso sostenitore renziano, dichiara che la Cina va alla grande e bisogna prenderla a modello. Poi se i diritti vengono calpestati, che vuoi che sia, piccoli dettagli, bazzecole, di fronte alla nobile causa della crescita del pil. E anche Napolitano, quello emerito, dice che sì, fin quando la democrazia decide bene, non si discute, ma se si deve mettere anche a sindacare sui trattati internazionali o sugli accordi economici che tanto beneficio portano alla società, qualche dubbio viene.

Era rimasto il PD, unico partito a resistere con una struttura organizzata democraticamente, ma poi è arrivato Renzi, e sappiamo come è finita. Al posto di un segretario si sono ritrovati un comandante in capo.

Insomma, l’attuale panorama politico ci dice che lentamente, ma inesorabilmente, ci stiamo disabituando alla democrazia. Non perché attaccata frontalmente, come poteva accadere in passato e come accade ancora in altre parti del mondo, ma perché sottoposta a una più insidiosa opera di logoramento. Piano piano la si va svuotando di significato, la si va declassando a negazione dell’ordine, se non a equivalente di illegalità, o, argomento degli argomenti, a ostacolo allo sviluppo economico. Senza che, a quanto è dato vedere, molti se ne preoccupino.

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Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.57) 27 aprile 2017 18:58

    mah...

    che la democrazia sia moribonda o, forse, morta è certamente vero.
    Senza offesa per Pericle che ci ha creduto, forse non è neanche mai nata; che poi possa vivere in un mondo sovrapopolato da miliardi di persone è da dimostrare.

    Comunque, quella qui esposta mi sembra una visione moolto miope: si denunciano degli aspetti di decadenza della democrazia che sono veri, ma superficiali.

    Perchè si è arrivati a questo punto? chi ci sta dietro? Davvero "era rimasto il PD ???" con tutti i suoi inciuci e le sue corruzioni? e quando era PCI, ha mai detto la verità su cosette come "la sovranità limitata", "la strategia della tensione", "la mafia nello stato" ??

    La storia viene da lontano, poi ci sono stati fior di professionisti che hanno lavorato per trasformare i cittadini in consumatori di merci e di idee. Quando Pasolini l’ha detto per primo, il PCI già lo aveva espulso.
    Le nazioni democratiche erano solo formalmente governate dai loro governi, ma in realtà dai poteri forti, che prima erano logge nazionali e poi sono diventate superlogge transazionali. Con la finanza e l’economia globalizzate oggi neanche un governo veramente democratico potrebbe controllare i mercati, l’economia e il lavoro.

    Quando Pasolini ha cercato di capire chi ci stava dietro, lo hanno ammazzato.

    Non è certo una semplice questione di kit o di blog.

    GeriSteve

  • Di pv21 (---.---.---.4) 28 aprile 2017 12:54

    - 2 >

    Sotto la guida “novatrice” dell’effervescente segretario-premier, il PD ha visto dileguarsi il ragguardevole surplus di consensi raccolto all’elezioni Europee (2014). Oltre 2 milioni di voti catturati, in un sol colpo, da M RENZI proiettando la slide del BONUS da 80 euro per 10 milioni d’italiani (?).


    DOPO la batosta subita al referendum Costituzionale l’allora 40% del PD è scivolato man mano verso il 26%. Di più. C’è chi valuta che alle prossime primarie sarebbe un risultato “soddisfacente” una affluenza dimezzata (!!) rispetto a quella (> 2,5 mln) registrata a fine 2013.


    NESSUNO di loro confessa che tanto più bassa sarà l’affluenza e più peserà il gruzzolo di voti di quelli “ansiosi” di partecipare perché sperano di continuare a trarre un qualche tipo di beneficio-vantaggio dal riproporre lo stesso stile di leadership. E magari facendo ancor più tesoro di una certa smaliziata “scuola” democristiana.

    Non ultimo.

    Con un sistema proporzionale, in una coalizione di governo nata in Parlamento, anche una forza politica di appena il 12-15% potrà assumere un ruolo decisivo di primo piano. Specie se, fatta a immagine e somiglianza di un sommo leader, viene gestita in modo verticistico e “esclusivo”.


    Ergo.

    Siamo ben lungi dal “rinnovare” valori e anima del PD originario.

    Di certo non valgono i toni pacati della vigilia.

    UNICA difesa: un voto che fissi lo stop definitivo a tale sperimentata logica politica: monocorde e “favolistica”, sorretta da precisi “potentati” personificati.

    Buoni propositi e allettanti obiettivi sono voci tipiche di un Dossier Arroganza

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