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Chiedo spiegazioni su un’auto blu e il giorno dopo mi telefona la Polizia

Un argomento che ritorna, un comportamento che non cambia: le auto blu. Alle 9:30 di un lunedì mattina a Piazzale Roma, Venezia, tra tanta gente che arriva con l’autobus c’è un’Audi scura, una bella, e se non sono Audi o equivalenti non si accontentano. Ne scende una signora sui 50, tacchi 12 o su di lì, pantaloni attillati e fumatrice accanita. Si avvia a braccetto con un amico trovato lì: ma allora, se a Venezia possono camminare perché per arrivarci devono poggiare i loro sederi su auto pregiate?

Auto nostre, di tutti, nel senso che ci costano. E’ così pregiato il tempo di costoro, così irrimandabili i loro appuntamenti, così importante la loro funzione da non potersi mischiare ai comuni mortali su autobus o treni? Giusto per caso alle 11:30 mi vado a riprendere il mio autobus e rivedo la signora a braccetto con l’amico, si salutano e risale in Audi, l’autista forse era rimasto pronto in loco. Le consegno la bozza di questa lettera con nome e telefono, scritta su due piedi, “sciué-sciué”. E’ probabile che tanti italiani “medi” ambiscano ad occupare incarichi del genere – tendo a pensare che fosse una carica pubblica – che devono corrispondere alla vincita di un “bingo”, e tante piccole gocce alimentano questi privilegi di pochi. D’altra parte è veneto il detto “Il magro sgiosa sul grasso”.

Il seguito di questa "piccola storia ignobile": il giorno dopo mi chiama il commissariato di polizia, al telefono non è dato sapere perché, bisogna presentarcisi (la sudditanza!). La cinquantenne con pantaloni attillati, mi viene detto, è la dirigente di una Assl di Verona, era stata chiamata "urgentemente" in Regione, ha riferito al commissariato di non fare largo uso dell'auto blu ma parsimonioso. Costei, dalla "importantissima" funzione, non ha ritenuto di contattarmi direttamente, ma di farmi dire qualcosina (un monito?) dalla polizia. Sempre in Veneto si dice: "Xè peggio el tacon de o sbrego!" (peggio la toppa dello strappo).

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