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Chiedete scusa a Cécile Kyenge, falsi "democratici"

di Vincenzo G. Paliotti

E’ una di quelle volte che scrivo per sfogare la rabbia. La rabbia che cresce nel rivedere il “ghigno” di Calderoli, e dopo aver letto i soliti commenti preceduti da: “premetto che non sono razzista”, che è la formula con la quale, invece, ci si qualifica proprio tali.

Mi vergogno da italiano, da uomo libero, da cittadino del mondo per come è finita la vicenda tra Calderoli e l’ex ministro e ora europarlamentare Kyenge alla quale il vice presidente del Senato ha rivolto frasi offensive che avevano, a mio personale giudizio, un chiaro contenuto di denigrazione a contenuto razziale.

Invece, l’aula ha rifiutato l’autorizzazione a procedere contro il senatore della Lega Calderoli con i voti dei “democratici”, incredibile a dirsi, compagni di partito della Kyenge. Uno strano modo di definirsi “democratici”, un po’ come quelli di destra che si dichiarano “moderati”. Un giorno chiederò a qualcuno di loro quali sono i principi che li spingono a definirsi democratici, certamente non quelli relativi all’uguaglianza tra esseri umani, indipendentemente dal colore della pelle, ma anche per altre diversità: e questo verrà di certo fuori quando si parlerà delle unioni civili.

Ma ormai è diventata abitudine comune quella di ribaltare l’ordine costituito delle cose: l’imputato che accusa il suo accusatore. Nel caso specifico il “carnefice” ha avuto la meglio sulla “vittima” con l’aggravante della creazione pericolosa del precedente. Penso a chi parlava di ruolo educativo del Parlamento: se un senatore della Repubblica si lascia andare a certe becere e incivili manifestazioni senza che ne paghi le giuste conseguenze, pensiamo a cosa potrebbe uscire dalla bocca di uno dei suoi sostenitori.

Quello che mi suscita maggiore rabbia è piuttosto il comportamento dei "democratici" che preoccupa e che va evidenziato perché tra le tante “somiglianze” con la destra se ne aggiunge un’altra che qualifica definitivamente il loro indirizzo ed il "cambiaverso" annunciato dal suo segretario. Quella destra che accusava, per esempio, i magistrati di "vessare" il loro leader, cacciato poi dal Senato per indegnità riconosciuta e punita dai tre gradi di giudizio e quindi definitivamente, che tentavano con ogni mezzo di capovolgere la verità.

Ora mi chiedo con quale coraggio i "sedicenti" democratici guarderanno Cécile Kyenge negli occhi senza provarne vergogna. Poi mi rendo conto che questa parola è scomparsa del tutto dai loro vocabolari insieme ad altri termini, che costituiscono valori individuali e civili, come decenza, coerenza, dignità, solidarietà. A loro non importa: quello che gli interessa è solo mantenere il potere anche se per fare questo bisogna sacrificare tutti quei principi che ho citato. E infatti, dopo il rifiuto di perseguire il senatore Calderoli, sono stati ritirati i 500 emendamenti che questi aveva presentato nel corso della discussione della riforma costituzionale.

Ad un favore si risponde con un altro favore, e che importa se si ingiuria un essere umano, se lo si offende fino a mettere in dubbio la sua appartenenza al genere umano: cosa importa, poi, se è compagna nello stesso partito?

Chedetele scusa, “democratici”.

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