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Chi l’ha visto? - Sono solo cose da poveri

I poveri e i soldi stanziati per loro.

Quanti sono stati i soldi del contributo di Fondo Sociale Europeo per il sostegno all’affitto, previsti per la sola regione Lombardia nell’anno 2008?

Circa 69 milioni di euro, cioè tanti, a giudicare dalla crisi in corso, tanti, se è vero che, secondo alcuni articoli di stampa, ma non è difficile crederlo, le famiglie che ne hanno avuto diritto sono 70.000 nella sola regione Lombardia e, come ogni anno, in crescita.

Per il 2009 saranno 98 milioni gli euro a disposizione, milionata più, milionata meno.

Perché la crisi non è iniziata nell’ottobre del 2008, con lo sboom finanziario, e neanche nel 2007, con le prime avvisaglie, ma ce la stiamo trascinando da almeno 10 anni, come ha fatto notare il “The Guardian” recentemente.

Per essere precisi, il termine, curioso, è stato, esattamente, “sconquasso economico”.

Da 10 anni. In italia. Così sembra.

Dieci anni, non dal 2007.

C’è da chiedersi dove eravamo, noi, in questi dieci anni.

Voi dove eravate?

Comunque, le sorti di questo contributo sono, ogni anno, alquanto stravaganti.

Certo, per accorgersene, bisogna rientrare in quella fascia di eccentriche persone disagiate che ne beneficiano.

Che è invisibile.

Che sta decidendo, inspiegabilmente, di non usufruirne più, o, quanto meno, oscuramente, in misura minore, rispetto agli scorsi anni.

Non si capisce mai quando arrivi, sia per chi ne ha diritto in via ordinaria, e chi per emergenza grave.

So che sto parlando di cose plebee, cose da poveri, che non interessano a nessuno – la povertà come ultimo tabù dell’occidente, altro che pornografia – e non sto discettando né delle alleanze della destra, né dello sfascio dell’opposizione, che ci tengono veramente sulla corda come se ci riguardassero, ma i palati più raffinati non me ne vogliano: votiamo anche noi, anche se non vale niente, anche se siamo indigenti.

Detto questo, qualcuno sa veramente dove sono finiti quest’anno, i fondi, prima di essere destinati?

E, per favore, potrebbe spiegarmelo, con parole chiare, come se avessi sei anni o avessi fatto solo le elementari, contabili alla mano?

Non si capisce se dipenda dal governo in carica o dalle vicinanze delle elezioni, fatto sta che ogni anno cambia il periodo del versamento.

E non di poco.

Azzardo delle ipotesi.

L’anno scorso, in Lombardia, quelli dell’emarginazione grave,

(ebbene sì un’Italia nell’Italia, nell’area più ricca d’Europa, un piccolo esercito di terremotati permanenti e invisibili a cui nessuno costruirà un bel niente, semplicemente perché non sono telegenici… né sfruttabili dal mercato edile, né daranno ritorno mediatico in future campagne elettorali… vedo già i posteroni…)

(per loro, niente canzoni dagli Artisti Uniti per l’Abruzzo, per loro, niente Amiche per l’Abruzzo, niente Giorgia, niente Ligabue, niente “Domani” per l’Abruzzo, nessun futuro, niente di niente…)

Nessun contributo del Lotto di 500 milioni per la ricostruzione delle nostre vite.

Non è che è una guerra tra barboni, darling, è che la disegnano così, dopo tutto, baby, e, allora, facciamola!)

hanno ricevuto il contributo a febbraio.

Ma c’era l’altro governo, (ma sì, proprio quello che ci siamo già tutti dimenticati, che abbiamo cacciato a sassate, che era pur sempre meglio di … (… avete capito).

Che, almeno, era un governo. E che, qualcosa, per i poveri ha fatto, tant’è che ne è uscito il bonus sociale e il bonus energia . Con requisiti assurdi, lo ammetto, ma almeno è qualcosa) (probabilmente, chi scrive i requisiti dei bandi , è lo stesso che inventa i piani tariffari per Vodafone e Tim, basta guardare la differenza tra le condizioni dei bandi di sostegno al reddito nazionali e, invece, quelli europei (fatto sta che dai bandi europei i soldi si prendono, mentre da quelli italiani no, ma non è che sia calcolato, non è che è fatto apposta).

A febbraio, dicevo, sono arrivati i soldi, ma c’erano anche le elezioni ad aprile.

Quest’anno, invece, i soldi sono arrivati a metà maggio, ma c’era quest’altro governo che “I poveri, chi?” e le elezioni sono state a giugno.

Diciamo che, in entrambi i casi, poteva essere un imprinting elettorale, diciamo.

Ma il dubbio che i soldi dei poveri, come quelli di altri, per carità, vengano manipolati secondo scadenze che con i poveri non hanno niente a che fare è legittimo, in Lombardia.

Anche perché i soldi, dall’Europa c’erano già.

Il blocco energetico si è verificato tra l’arrivo dall’Europa e la rimessa alla gente.

Lo testimonia il fatto che, in alcuni comuni di altre regioni, i soldi sono arrivati prima e per tempo.

Dato che il versamento ai cittadini passa attraverso i comuni che possono integrare la somma, per esempio, il comune di Empoli ha fatto il versamento in due trances, una a fine anno 2008:

http://www.comune.empoli.fi.it/newsletter/2009/2_rata_fondo_affitto.htm


 

e una a marzo:
http://www.gonews.it/articolo_25813_Fondo-affitti-arrivo-150mila-euro-contributi.html

Con una tempistica impeccabile.

In Lombardia, invece, i soldi, alla gente che ne ha bisogno, arrivano a maggio in un’unica soluzione.

L’unica soluzione non è in questione, è la tempistica che non quadra.

Diciamo che, interpellati telefonicamente, funzionari della regione dicono, a metà marzo, che i soldi sono già stati erogati ai comuni, barra (/, barra, ssllessscc) è stato dato mandato di farlo.

Ma i soldi si perdono dai tracciati radar fino ai primi di maggio, quando effettivamente i comuni (alcuni? tutti?) li ricevono fisicamente sui conti.

Forse è il tempo che passa per girare la pratica da un ufficio all’altro.

Che i poveri siano più in Lombardia che in Toscana (?), e quindi la massa di comuni da accreditare giustifichi un mese e mezzo di tempo?

Ma i trasferimenti si fanno ancora a penna, inchiostro e calamaio o siamo nel 2010 che basta imputare i dati e schiacciare un tasto?

Allora, un mese e mezzo per schiacciare un tasto?

Qualcuno sa che istituti di credito vengono usati per queste operazioni?

E, per esempio, dove giacciono i soldi che non vengono usati per le social card, che sono state richieste in numero minore delle aspettative, perché sostegno irrisorio, per cui è stato anche detto che gli italiani non hanno bisogno perché non le chiedono?

Succede continuamente, in questa crisi.

Succede con i fondi del Bonus famiglia che, paradossalmente, non sono stati assegnati, circa 300 milioni, che, sarà assurdo, gli indigenti non hanno voluto, perché la crisi non c’è, ci sono solo falsi invalidi del Tg5 e poveri ricchi evasori totali che se ne approfittano e portano i capitali all’estero.

E poveri veri che non possono accedere ai sussidi, perché le maglie dei requisiti sono così strette, così strette, da far rimanere, casualmente, i fondi giacenti e da destinarsi ad altro.

Magari in beneficenza, quella vera, ma c’era da aspettarselo, per le ditte che stanno costruendo, le super rapide case in Abruzzo, che sarebbe interessante andare a vedere a chi fanno capo.

Sta succedendo ancora, con i cosiddetti vari fondi dei vescovi, che sono così genuini e spontanei, e casualmente, ancora, varati in Lombardia, da non sembrare veri, (della Fondazione Moratti non parliamone neanche perché non sappiamo che fine abbia fatto) che quando vengono annunciati fanno tanto rassegna stampa dei buoni propositi, ma che, come l’iniziativa tra Conferenza Episcopale e Abi, in prima fila Intesa San Paolo, in questo caso per dare microprestiti ai poveri (poveri solvibili, intendiamoci,… ma che poveri sarebbero?), dopo che l’indebitamento delle famiglie è cresciuto fino all’81 per cento – fino a quindicimila euro di media pro famiglia – un minimo di dubbio sulle intenzioni lo fanno venire.

I tempi sono sospetti, sappiamo della pratica del microcredito dal 2006, si poteva fare prima, adesso siamo in piena decrescita del ricorso al prestito, semmai.

Dopotutto, se i poveri, solvibili, si rivolgono alle banche aderenti, la curia consenziente e benedicente, non sono una bella banca dati di prima qualità, messa insieme senza far fatica, che si fa avanti per il prestito della cei, ma alla quale poi le banche possono proporre qualsiasi cosa?

E’ gente solvibile, roba di lusso coi tempi che corrono.

E’ un vecchio trucco del credito e noi stiamo solo raschiando il fondo della pentola.

“Prestito della speranza”, lo chiamano, per un’operazione di styling, ma speranza per chi, veramente?

Dopo tutto, sono sempre 30 milioni di euro, in prima battuta.

I modi per aiutare i poveri sarebbero ben altri.

Posto che l’acqua è bassa per tutti, la papera non galleggia per nessuno, banche incluse.

Grosse somme rastrellate; nei forzieri degli istituti di credito, nel tempo;

A giacere, a maturare, nei mesi.

Di là dall’erogarsi.

Di là dal finire nelle mani dei poveri, che, intrepidamente, li attendono.

Possono attendere.

Fa tanto Muhammad Yunus, è vero, ma, implacabilmente, italianway.

La povertà – come diversamente – è un business per chi la fa, l’elemosina.

In tempi di magra, i soldi dei poveri, fanno.

Ma son cose da poveri, dicevamo.

A chi volete che interessino?

 

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