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Che Giovanni Scattone insegni! La rinuncia dopo aver scontato la condanna per omicidio

C’è un uomo che si gingilla con un una pistola. Perché lo fa? Perché è eccitato da un’idea tanto stupida?

Non lo si è mai saputo con certezza. Forse aveva appena ricevuto una gratificazione professionale, forse aveva conosciuto una ragazza che gli faceva girare la testa. Comunque era su di giri. Troppo. Ad ogni modo, quell’uomo si affaccia alla finestra. Parte un colpo e un corpo, lì sotto, si affloscia per terra. Questo ci racconta una sentenza.

Colpevole o meno di omicidio colposo, quell’uomo ha insegnato nelle scuole per molti anni. Se innocente, ovviamente, non esiste ragione al mondo per negargli di continuare a insegnare. Se colpevole, perché dubitare che l’interrogativo che lo accompagna ogni giorno da quel 9 maggio 1997 su come abbia potuto fare quello che ha fatto insieme all’essere costretto incessantemente a guardare negli abissi più profondi e negli anfratti della propria coscienza, al rimorso, alla consapevolezza disperata di aver distrutto la vita altrui ma sfregiato anche la propria e di quello che sarebbe potuto essere ma non sarà mai, non abbia fatto di quell’uomo un grumo di sensibilità e di penosa riflessione di cui i suoi scolari non potrebbero che fare tesoro?

Mia figlia ha dieci anni. Penso che per lei sarebbe una grande fortuna avere un giorno come insegnante Giovanni Scattone. Spero che Scattone ritiri la rinuncia ad insegnare presso l’Istituto professionale Einaudi di Roma come spero che tutti coloro che possono avere un ruolo nella sua decisione, dal ministro Stefania Giannini al dirigente scolastico dell’Einaudi, lo consiglino in questo senso.

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