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Catechismo, Chiesa e pena di morte

Si sostiene spesso che tradurre sia un po’ tradire, che la bellezza di certe immagini o concetti sia più potente e meglio fruibile se gustate nella loro naturalezza. Capita, poi, a volte, che anche nell’interpretazione si tradisca il concetto originario, soprattutto per partigianeria.

Anche io da studentessa di Teologia, cattolica osservante (pare si dica così) rimasi stupita dall’apprendere quanto recitasse il paragrafo 2267 del CCC (Catechismo della Chiesa Cattolica), come tra l’altro mi può capitare spesso di fronte a certe esternazioni di questo o quell’altro uomo di Chiesa o politico o amministratore di condominio. Eppure quel paragrafo non può essere preso e sbattutto così in faccia alla gente, dicendo che la Chiesa è a favore della pena di morte, senza contestualizzare e senza sapere il fondamento da cui quelle parole partono. Il CCC è il frutto della sintesi teologica del CVII (Concilio Vaticano II), voluto fortemente da Giovanni Paolo II ed è la guida per chi fa catechesi, non è quindi un mezzo divulgativo, ma è una base insieme alla Scrittura e al Magistero, per chi gli addetti al lavoro.

La questione sulla pena di morte è inserita nella Terza parte del testo, “La vita in Cristo”, ed è preceduta da ben altri 9 paragrafi che riguardano il quinto comandamento “non uccidere”. “…Nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, Introductio, 5), lo stesso Cristo avrebbe potuto difendersi procurando morte e non lo fa. Da qui parte il concetto del rispetto di ogni vita umana, giusta "Non far morire l'innocente e il giusto" (Es 23,7) e dell’empio “ma il Signore gli disse: 'Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!'. Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.” (Gn 4, 2-16).

Il paragrafo incriminato, che fa della Chiesa adesso un’ennesima aguzzina, in realtà mi sembra un chiaro spaccato di possibilità, non un dogma o una legge (nella dottrina c’è differenza). E sinceramente mi sembra anche abbastanza semplice. Quel paragrafo è scritto per quei cattolici (o meglio ancora per quelle persone) che trovandosi da governanti in casi limite ed estremi, senza nessun altra possibilità, si vedano costretti a prendere decisioni non certo facili, come togliere la vita “all’empio”. “L’unica via praticabile”, cioè la possibilità per un governante di accettare il ricorso alla pensa di morte, è un’espressione che esclude, non che rende possibile il fatto. Viene escluso, ad esempio, che ciò lo possa fare un sistema democratico, che ha altri mezzi (quindi non è giustificata la giustizia americana solo perché potente), ed esclude ogni dittatura, che per sua natura non ha strade praticabili…

E’ un paragrafo che può andare in soccorso però alla storia, ad esempio di quei partigiani che con processi sommari hanno giustiziato i nazifascisti, perché anche quella fu pena di morte… E, sinceramente, anche quella potrebbe essere non condivisibile. Ma quella fu l’unica strada percorribile allora e fu comunque un omicidio.

La chiesa non accetta la pena di morte, neanche come extrema ratio, apre però solo una possibilità a quei credenti che si trovino in condizione di non poter scegliere. 

Da cattolica, quindi, accolgo l’invito di Borrello a mobiltarmi affinché qualcosa cambi, ma primo non lo spero in merito a questo paragrafo, la Chiesa ha altre cose da affrontare, e soprattutto spero che quando si parli di Chiesa e insegnamento, non si prenda una parte solo per sentito dire o a spizzichi e bocconi, ma che si abbia il tempo di scendere in profondità, anche se atei o non credenti. Conoscere non significa per forza catechizzare o convertire.

Commenti all'articolo

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.38) 1 ottobre 2011 10:29
    Fabio Della Pergola

    Che cosa vuol dire "possibilità..per quei credenti che si trovino in situazione di non poter scegliere" ? Chi non può scegliere di solito si trova in situazione di legittima difesa, che non è definibile certo come ’pena di morte’. Parliamo allora di altro o di sopprimere dei nemici che potrebbero poi, se non soppressi, diventare un pericolo mortale per il soggetto o di Stati che devono mantenere la propria sopravvivenza. Nel primo caso possono effettivamente verificarsi (molto raramente) situazioni in cui non è possibile scegliere, nel secondo è quasi impossibile dal momento che nell’articolo si escludono a priori gli stati democratici e quelli dittatoriali. Restano... che cosa ?... le monarchie costituzionali forse ? O solo la Chiesa ? E chi decide che non ci fosse altra strada possibile, nessuna altra scelta per mantenere in sicurezza se stessi ? Quanti carbonari sono stati uccisi dallo Stato della Chiesa perché...la Chiesa non poteva scegliere ?! Mi sembra complessivamente un articolo molto discutibile. Che poi oggi non si possa abrogare un paragrafo perché la Chiesa ha altro da fare è argomento insostenibile.

  • Di (---.---.---.82) 1 ottobre 2011 14:21
    Carissima studentessa "osservante",

    il Catechismo della Chiesa Cattolica NON è assolutamente "per gli addetti ai lavori", ma si rivolge "a tutti i membri del Popolo di Dio" (Costituzione Apostolica "Fidei Depositum", 1992). Non so chi le mette in testa certe idee. Le stesse che, per secoli, non favorirono (è un eufemismo!) la lettura della Bibbia da parte del popolo. Crede che lo studio della teologia le dia dei privilegi? Una volta lo credevano solo i preti. Eppure lei parla di Concilio Vaticano II. Sì ... parla!

    Si parla anche del quinto comandamento. Non uccidere! (Come lei sembra ricordare)

    Il Catechismo della Chiesa Cattolica nell’edizione 1997 cerca di correggere il tiro. Ovvero il contraddittorio riferimento alla pena di morte dell’edizione del 1992. Non è a caso quanto scritto nella "Evangelium Vitae" (1995) e il riferimento ad essa nella nuova edizione del Catechismo (1997). Quando uscì la prima edizione ci fu un forte movimento all’interno della Chiesa che non rimase passivamente stupito, ma criticò con forza costruttiva quella parte che giustifica la pena di morte. Persone che pensavano (e pensano!) che la Chiesa non debba trovare "altre cose da affrontare" quando si tratta di difendere la vita di una persona. Guarda caso Giovanni Paolo II fece così (solo) mezzo passo indietro (meglio di niente ... ma ancora niente!). Ma si sa che c’è sempre qualcuno che è più cattolico del papa (come lei) e non avrebbe fatto neanche quel mezzo passo indietro perché crede che la Chiesa abbia "altre cose da affrontare". Cosa di più importante della vita???

    La giustificazione che si dava (e si continua a dare) alla pena di morte e a quel fatidico articolo (grazie anche a una certa tradizione teologica) è il diritto alla legittima difesa che la società ha. Ma chi si opponeva (e si oppone) notava (e nota) che la legittima difesa è una reazione immediata, dovuta a un pericolo attuale, ovvero un pericolo presente o incombente al momento del fatto. La pena di morte, invece, è una pena che si da dopo un giudizio (presumibilmente) frutto di una riflessione (purtroppo incorretta), e comunque non una reazione immediata.

    Le auguro di non restare una cieca osservante della legge (quindi di "una parte solo per sentito dire" della religione, magari dai suoi illustri insegnanti), ma di svegliarsi dal "sonno dogmatico" ed essere capace di vivere il Cristianesimo (il suo fondatore è stato condannato a morte - contraddizioni della storia!). Gli "spizzichi e bocconi" (imboccati) che ha e che le impediscono una visione anche critica, specialmente su un argomento così importante, sono molto pericolosi.

    Se la vita di una persona (dal concepimento alla morte) non è la priorità della Chiesa che avrebbe "altre cose da affrontare" (cos’altro a parte la vita di una persona, chiunque essa sia?), ma solo "spizzichi e bocconi" di quella stessa vita, siamo proprio alla frutta.

    IN BOCCA AL LUPO

    giuseppe

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.118) 1 ottobre 2011 15:44
    Damiano Mazzotti

    Gesù andava in giro con persone armate per farsi difendere, poichè all’epoca i briganti e delinquenti violenti erano molto più diffusi tra la popolazione...

    Se in occasione del suo arresto non si è fatto difendere con la spada da Pietro & C, la motivazione è solo una: doveva compiere la sua missione e il suo sacrificio.

    Le parole tradotte e ritradotte e decontstualizzate hanno meno importanza dei comportamenti espressi, verificati e testimoniati da più apostoli e persone.

    E facciamola finita col perdonismo burocratico romano postpagano... Si vede gli effetti nefasti che ha prodotto sull’Italia. Chi erano secondo lei i traduttori monopolisti dei testi evangelici? dei burocrati romani... e ancora oggi non c’è il libero accesso alle sacre scritture custodite a Roma.... e i più grandi studiosi non possono dare il loro parere su molte scritture e vicende... il dogma della verginità dlla Madonna è una cosa molto recente e risale al 1800 circa... quando il testo ebraico indica giovane vergine per indicare semplicemente una brava donna della classi povere che non si prostituiva... cosa molto diffusa a quei tempi per sopravvivvere...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.118) 1 ottobre 2011 16:03
    Damiano Mazzotti

    Se avessero catturato vivo Hitler cosa avrebbero dovuto fare? Se Gheddafi si fosse arreso per evitare la carneficina di innocenti meriterebbe clemenza. Ma siccome ha prolungato la guerra in modo inverosimile merita di essere eliminato dalla faccia della terra per evitare altri problemi più o meno immaginabili e vendette pericolose da parte di qualche fedelissimo che vorrebbe restaurare il vecchio ordine. E forse così i prossimi dittatori sapranno comportarsi meglio. Fare i dattatori mica può consentire solo vantaggi e nel peggiore dei casi prigionia più o meno indorata dai miliardi accumulati come avviene per i mafiosi italiani.

    In Italia esiste già la pena di morte e i mafiosi sono gli unici ad applicarla liberamente. I giudici al loro confronto hanno i poteri di un bidello di una scuola italiana.

  • Di pv21 (---.---.---.246) 1 ottobre 2011 19:59

    Destrutturazione >

    Mr. B.Seisler della Virginia si è ritrovato padre di 75 figli.
    Nel donare lo sperma ad una banca del seme ha ricevuto un codice identificativo uguale, esattamente uguale, a quello poi consegnato alle donne utilizzatrici.
    Il resto lo ha fatto un sito web che patrocina l’incontro, via e-mail, tra padri, figli e fratelli biologici utilizzando la “coincidenza” del codice identificativo.
    Con buona pace dell’asserito anonimato e con tutti gli inevitabili effetti “dirompenti” sui legittimi nuclei familiari.
    Sperimentare le vie al Genere Eugenoma non è materia da apprendisti stregoni …

  • Di Prugnetta68 (---.---.---.246) 3 ottobre 2011 18:53

    Ciao a tutti. La chiesa,con le sue contraddizioni,si allontana sempre più dalla filosofia cristiana per avvicinarsi alla filosofi del profitto che include anche le guerre.Io sono rimasta alquanto sgomenta quando appresi da un video la posizione di Ratzinger rispetto alla guerra,andai subito a verificare sul sito della cei e mi confermò ciò che dichiaravano nel video.La fonte è "compendio del catechismo della chiesa cattolica".Alla domanda n.483: quando è moralmente consentito l’uso della forza militare? Ratzinger risponde così: 1) -certezza di un durevole e grave danno subito- 2) -inefficacia di ogni alternativa pacifica- 3) -QUANDO CI SONO FONDATE POSSIBILITA’ DI SUCCESSO (questa opzione mi scandalizza proprio)- 4)-assenza di mali peggiori....boh!?!

  • Di Prugnetta68 (---.---.---.246) 3 ottobre 2011 19:04

    Bel commento!Ciao

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