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 Home page > Attualità > Politica > Caro Antonio (Di Pietro), caro Luigi (De Magistris): e i cittadini?

Caro Antonio (Di Pietro), caro Luigi (De Magistris): e i cittadini?

 

Ho seguito la vicenda (nauseante) dei v(u)oti a rendere per la fiducia alla carcassa del Governo il prossimo 14 dicembre. Mi sono anche sforzato di leggere, con senso di fastidio, le giustificazioni di Razzi e Scilipoti: parole che in questo momento non contano. La valutazione della colpa sta tutta nel momento storico: non si tratta di sapere perché si entra o si esce (anche se l'odore dei soldi annichilisce) da questo o quel partito, si tratta di sapere se si vota si o no. Da che parte si sceglie di stare lo racconta la lucina verde o rossa sullo scranno. Quello è l'unico atto "politico" in una settimana di chiacchere.

Ma più di tutto ho seguito il dibattito sulla scelta delle candidature: ho letto (e compreso) le difficoltà nella scelta di candidati sul territorio nazionale del Presidente Di Pietro e ho letto dell'ipotesi di una "cabina di regia" avanzata da Luigi De Magistris per scelte "etiche" nelle future elezioni e, ad oggi, mi sfugge un punto: i cittadini lontani e una legge elettorale che corrode i partiti, che tarpa l'indipendenza intellettuale degli eletti, che semina visioni lunghe pochi centimetri al massimo fino alle prossime elezioni e che interrompe quel filo (sancito dalla Costituzione) che dovrebbe tenere legati gli eletti solo e solamente ai propri elettori. Una legge elettorale che oggi coltiva servi e yesman: l'intergruppo più folto del nostro Parlamento.

Mi chiedo se solo io non mi sono accorto come la modifica alla legge elettorale sia improvvisamente scomparsa dall'agenda delle priorità che quasi tutti (a destra e a sinistra) sventolavano fino a qualche settimana fa. Mi chiedo se qualcuno ci aveva già avvisato che la battaglia per le preferenze piuttosto che le nomine sia da considerarsi persa, conclusa, finita. Se non sia il caso di interrogarsi su parlamentari nominati che siedono a Roma e faticherebbero ad entrare nel Consiglio Comunale della propria città. Se non sia il momento di continuare sulla strada della partecipazione, senza intermediazioni o oligarchie, studiando meccanismi che "aggirino" una legge che non si riesce (o non si vuole) sbloccare: un'idea che costruisca dinamiche di scelta restituita agli elettori. Un'idea "politica". Appunto.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.126) 15 dicembre 2010 08:27

    Ciao Giulio


    Articolo pertinente e che pone il serissimo problema di chi entra e come si entra nei partiti .
    Per un partito come l’ IDV il criterio è uno solo , arraffare più voti possibili per dare una massa critica al partito . Questo criterio porta , inevitabilmente , a rendere appetibile da parte di occasionali opportunisti l’adesione al partito e la conseguente scalata alla sfera dirigenziale . In sostanza , la minor concorrenza interna , facilita il raggiungimento delle posizioni di vertice .
    Raggiunta la posizione , mancando un vero e proprio background ideologico , ci si offre al miglior compratore . E chi può offrire più di Silvio ? .Ovviamente nessuno. 
    Se Di Pietro e De Magistris non cominceranno ad operare una selezione più attenta , IDv sarà permanentemente una scorciatoia politica per i furbacchioni che abbondano in questo paese a bassissimo tasso di moralità (specialmente in politica).

    paolo

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