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Brunetta e i suoi bamboccioni

Brunetta insiste sui "suoi" bamboccioni lanciando la proposta di sostenere la loro autonomia con 500? che, in mancanza di soldi nel bilancio statale, andrà a recuperare dalle pensioni di anzianità (che comunque con il welfare non c’entra proprio perché il dipendente paga mensilmente una tassa specifica per la pensione, il che significa che i soldi che percepisce sono soldi suoi) aggiungendo cosi la beffa all’inutilità dell’azione.Come ho già scritto, le motivazioni del problema sono altre rispetto a ciò che afferma il ministro, perciò la proposta servirà unicamente ad incentivare il giovane a continuare, con altre forme, la sua dipendenza (?) dalla famiglia.

Brunetta e i suoi bamboccioni

Incominciamo, però, con il recupero dei soldi necessari. Il ministro afferma: "La verità è che la coperta è piccola e quindi non ci sono risorse per tutti. Secondo me si deve agire sulle pensioni di anzianità, quelle che partono dai 55 anni di età. Facendo in questo modo si potrebbero trovare risorse che consentirebbero di dare ai giovani non 200 ma 500 euro al mese". Per il ministro si deve andare nella direzione di dare "meno ai genitori e più ai figli", e che la sua proposta scatenerebbe le proteste dei sindacati, che sono quelli che difendono i genitori, cioè i pensionati.
 
Innanzi tutto, per quanto ne so, i genitori hanno sempre lavorato, salvo eccezioni e forse il ministro è una di queste, per il futuro dei figli, anche a costo di sacrifici. Con la proposta, se un persionato percepisce 1500€ (ed è molto) mensili netti, può vivere con il figlio a carico dato che spese come: affitto, riscaldamento, spese condominiali, telefono ecc. sono uniche, mentre se il figlio uscisse di casa, alcune spese diventerebbero doppie: due affitti, due telefoni ecc..
 
Inoltre, il figlio che non lavora o che lavora a tempo determinato (e sappiamo che di solito non si coprono, mediamente, tutti i giorni lavorativi), dovendo pagare l’affitto ecc. i 500 euro, che in certe realtà non bastano neanche per l’affitto, non gli basterebbero e neanche al genitore, che si vedrebbe diminuita la pensione pur continuando ad avere le stesse spese elencate sopra.
 
Come ho detto sopra, il giovane, non potendo, comunque, mantenersi da solo, sarà costretto a trovare altre forme per poter continuare a vivere con i genitori.
 
Una di queste forme potrebbe essere quella di figurare indipendente, magari affittando, con altri giovani per dividere le spese (cosa che per altro, in determinate occasioni, si fa già), un mini appartamento solo per dimostrare di avere una residenza diversa, e continuare la vita di sempre, vale a dire tutte quelle cose che normalmente fa la "mamma", con i genitori, eliminando così l’effetto desiderato dal ministro.
 
Il che ci porta alla considerazione che una legge simile è completamente inutile.
 
I giovani, oggi, tra mille difficoltà, sono costretti ad accettare lavori che non danno nessuna certezza del futuro (lavoro a tempo determinato o lavori autonomi che durano il tempo di una stagione come nel caso di località turistiche), questo li porta a rimanere in una sorta di aspettativa riguardo alla formazione di una famiglia propria o comunque di una vita indipendente.
 
Molte giovani coppie rimandano il matrimonio proprio per l’impossibilità materiale di reperire il necessario per il mantenimento della famiglia, oppure, si sposano o convivono ma aspettano ad avere figli sempre per lo stesso motivo.
 
Il problema, dunque, non è l’incapacità derivante dalla cultura inculcatagli dai genitori, ma l’incertezza del futuro. Incertezza che nasce dalla mancanza di fiducia non tanto nelle proprie capacità, ma nell’attuale struttura sociale in cui si trovano ad operare.
 
La proposta, invece che mirare a modificare tale struttura (eliminare il lavoro a tempo determinato e rivedere il welfare mettendolo al primo posto nelle spese) per agevolare l’inserimento nel lavoro e dare certezze, si affianca all’altra che vuole diminuire il periodo scolastico obbligatorio di un anno per inserire i giovani nel lavoro (quale?) a scapito della formazione culturale di cui oggi è impossibile fare a meno; creare dunque una massa di individui ai margini della società, il tutto per evitare spese allo stato.
 
Inutile perché non inserisce i giovani nel lavoro, disincentiva la volontà allo studio e alla indipendenza, crea ulteriore povertà (genitoti e figli), alimenta la tendenza al ritenere che tutto "mi è dovuto" e all’abitudine alla dipendenza dallo stato.
 
La domanda che il ministro dovrebbe sforzarsi di fare è: chi ha creato i presupposti che impediscono ai giovani d’oggi di avere fiducia nel futuro?
 
Credo che il ministro lo sappia benissimo.

Commenti all'articolo

  • Di pint74 (---.---.---.125)  0:0
    pint74

    Giuste osservazioni,peccato che la gente come Brunetta non abbia idee di quello di cui stà parlando,altrimenti non avrebbe fatto proposte così assurde.
    Il divario fra cittadini e governo sembra allargarsi ulteriormente.
    Ormai,chi dovrebbe rappresentarci,non pensa ad altro che hai propri interessi e si dimentica perfino che un operaio medio,non solo non ha più un lavoro sicuro,ma percepisce a malapena 1200 euro al mese.
    Decisamente insufficiente a vivere.
    I pensionati poi,in gran parte dei casi, non arrivano nemmeno a mille.
    Ottimo articolo.

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