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 Home page > Tribuna Libera > Boris Pahor, un grande europeista per l’antifascismo

Boris Pahor, un grande europeista per l’antifascismo

Se ne è andato a 108 anni. Avrebbe meritato il premio nobel, non l'ha vinto, anche se candidato, ma è stato un riferimento fondamentale per la memoria storica nel confine orientale. Anche se non si poteva sempre concordare, come è ovvio che fosse, con tutto ciò che il prof. Pahor sosteneva, per alcuni un "nazionalista" sloveno, per altri un convinto anticomunista, rimane il fatto che ha vissuto una storia ricca di eventi, internato in diversi campi di concentramento ed è stata la massima espressione nel '900 per la letteratura slovena. 

Vari sono stati i suoi interventi sulle vicende storiche del confine orientale. Di questi piace ricordare quella sul campo di Visco. Realtà che nel tempo segnò il confine con l'Impero Austroungarico, dove dalla fine del 1942 al febbraio 1943, venne realizzato dal regime fascista un terribile campo di concentramento per prigionieri civili provenienti dalla ex Jugoslavia, con una potenzialita' di 10.000 internati. Di questa storia se ne parla in una interrogazione parlamentare conservata nel portale storico della Camera dove si cita l'intervento di Pahor a difesa della memoria storica di Visco contro un tentativo di speculazione :

Nel campo di Visco furono internati circa 3.000 civili, fra cui anche molte donne e molti bambini, provenienti dalla Slovenia, Croazia, Bosnia, Herzegovina, Serbia e Montenegro; dopo l'8 settembre del 1943 i prigionieri tornarono in patria (i morti nell'ex lager furono 25) e il campo fu occupato dai tedeschi; in precedenza, nel 1915, l'area era stata destinata a sede dell'ospedale attendato piu' grande d'Italia (con 1.000 posti letto, era l'ospedale n. 35 della Croce Rossa Italiana), vi morirono centinaia di soldati italiani, austroungarici e civili della allora Contea di Gorizia; molti altri sono gli episodi legati ad eventi bellici e alla lotta di liberazione che hanno avuto al centro l'area che nel dopoguerra era stata destinata a caserma dell'esercito italiano; grazie alla sensibilita' e all'impegno storico-culturale di alcune associazioni locali, ed in particolare per la civile passione del professor Ferruccio Tassin verso persone, fatti e luoghi costituenti la memoria storica del comune di Visco (provincia di Udine) e del Friuli orientale, in questi giorni e' emersa una attenzione nuova sul campo di concentramento di Visco che ha visto, nel corso del secondo conflitto mondiale, la deportazione di internati della ex Repubblica di Jugoslavia; viene segnalato da piu' parti, anche con l'autorevole intervento dello scrittore sloveno Boris Pahor ripreso dal Corriere della Sera di mercoledi' 17 settembre, pagina 27, il rischio che una zona dell'ex lager possa essere adibita ad attivita' commerciali e utilizzata per possibili speculazioni economiche; la Sovrintendenza del Friuli Venezia Giulia ha gia' posto dei vincoli su una parte dei 130.000 metri quadri che costituiscono l'area a suo tempo occupata dall'ex campo di concentramento; al sito sono interessati storici, associazioni ed istituzioni di Slovenia, Croazia, Serbia e Montenegro e numerosissime sono le pubblicazioni di carattere storico che citano l'ex lager di Visco le cui vicende sono state oggetto di convegni anche di livello internazionale tenutisi a Gorizia, Palmanova, Monfalcone e in altri convegni svoltisi in altre parti d'Italia e nella ex Jugoslavia -: quali siano le iniziative che il Ministero dei beni culturali intende attivare per tutelare, nella sua interezza, questo luogo della memoria che, dimenticato per tanti anni, rappresenta uno storico sito di sofferenza di cittadini di piu' nazionalita' e che si intreccia con la storia del futuro della nuova Europa, libera, democratica e rispettosa di tutti i Popoli.(4-01071) .

Altro intervento da annotare nella storia recente di Pahor, profondo europeista, è quello sulla denominazione dei Legionari di Ronchi, contro il razzismo dannunziano. In una video intervista ha condiviso le ragioni della proposta volta ad eliminare la denominazione dei legionari di Ronchi, dopo aver ribadito alcuni connotati di chiara matrice razzista da parte di D'Annunzio contro i popoli slavi, ha avuto modo di sottolineare in sostanza che dei legionari di Ronchi non ha più, oggi, ragione e diritto di esistere, tolta la cittadinanza onoraria a Mussolini, cosa che è avvenuta nel 2014 a Ronchi, è altrettanto naturale togliere la denominazione dei Legionari di Ronchi, ben tenendo conto anche del fatto che oggi popoli e paesi come l'Italia, Slovenia e Croazia vivono in amicizia, e che Ronchi è un territorio multietnico, multiculturale e vista anche la presenza dell'aeroporto, sarebbe il caso di accogliere, chi giunge in questi luoghi, in modo diverso e non con la denominazione dei Legionari. Questo il sunto del suo intervento sulla questione "dei Legionari" di Ronchi, la cui denominazione è dovuta alla partenza di D'Annunzio per andare ad occupare Fiume nel 1919. Denominazione data dal fascismo nel 1925 mutando il nome del Comune da Ronchi di Monfalcone a Ronchi dei Legionari.

Alcuni esempi di memoria storica che rimarranno nel tempo. Grazie professore.

mb

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