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Berlusconi, la scuola e la Chiesa

"La scuola pubblica non educa i giovani" è soltanto una delle tante cervellotiche esternazioni pronunciate dal nostro presidente del consiglio nell’intento di ingraziarsi la benevolenza della Chiesa

In questi giorni, tra gli innumerevoli titoli proposti da tg e giornali, mi ha colpito il seguente: “La scuola pubblica non educa i giovani”.

Tale affermazione, in un momento storico particolarmente difficile per il nostro paese (e in particolare per le nostre istituzioni), imporrebbe un’attenta riflessione sulle criticità e le debolezze del sistema scolastico, a cominciare dall’incapacità della classe politica di scegliere un ministro in grado di interpretare il ruolo con autorevolezza e senso di responsabilità. Sembra che su Viale Trastevere si sia abbattuta una sorta di maledizione che negli ultimi lustri - dopo i vari Moro, Scalfaro, Spadolini, Berlinguer e De Mauro - ha prodotto una preoccupante e costante alternanza tra “ministri confusi” e “ministri burattino” i quali, in fatto di politiche educative e scolastiche, hanno evidenziato un livello di competenze estremamente modesto.

Ma la frase incriminata in realtà è soltanto una delle tante cervellotiche esternazioni pronunciate dal nostro presidente del consiglio, il quale, nel contesto di un intervento tutto proteso ad ingraziarsi la benevolenza della Chiesa, ha lanciato uno dei suoi “siluri mediatici” per distrarre l’attenzione dai fatti di cronaca, nazionale ed internazionale, che lo riguardano direttamente.

Ecco allora che lo spostamento della discussione dal nobile terreno pedagogico-politico a quello, meno nobile, della mera speculazione elettoralistica è inevitabile. Infatti, l’affannoso tentativo del premier di riacquistare consenso e sostegno dal mondo ecclesiastico lo ha portato, proprio in occasione di una convention dei cristiano-democratici, ad uno sproloquio, apparso ai più volgare nel merito e violento nei toni. Il presidente del consiglio ha proposto alla Chiesa una sorta di “do ut des”: in cambio del silenzio, forse anche della benevolenza clericale, delle misure a favore della scuola privata e una posizione di totale chiusura sul versante del riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali.

Riuscirà a fare breccia questa “allettante” proposta? Credo e spero di no. Le mortificazioni che i cattolici (e quindi la Chiesa!) sono stati costretti a subire nei mesi scorsi sono tali da considerare inaccettabile questo disgustoso baratto. Voglio sperare che le gerarchie ecclesiastiche non si prestino a giochi di questo tipo e continuino a stigmatizzare i comportamenti del premier, se possibile con maggiore chiarezza e incisività di prima.

Sarebbe veramente inaccettabile per qualsiasi cattolico se la CEI, scimmiottando i nostri deputati (i quali, com’è noto, sul caso Ruby, hanno considerato la telefonata di Berlusconi alla Questura milanese un atto di governo), si esponesse al pubblico ludirio arrivando, ad esempio, a considerare le “frequentazioni giovanili” del nostro primo ministro una sorta di seminario educativo, un “faticoso corso di recupero” finalizzato a porre rimedio alle inefficienti politiche scolastiche della Gelmini.

Da cattolico, da cittadino e da padre, mi aspetto dalla Chiesa una posizione che non si presti ad alcun dubbio interpretativo.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.67) 2 marzo 2011 23:00

    Tanto per inquadrare meglio i rapporti del premier con la chiesa ,giova ricordare che il giovane Silvio si è formato negli studi con una maturità classica al liceo salesiano Sant’Ambrogio di Milano . Le sue origini imprenditoriali invece partono dalla Banca Rasini di Milano ,di cui suo padre Luigi era diventato procuratore generale,che aveva rapporti d’affari con la Cisalpina Overseas Nassau Bank , nel cui consiglio di amministrazione siedevano personaggi del calibro di Roberto Calvi , Licio Gelli , Michele Sindona e Paul Marcinkus presidente dello IOR (la banca vaticana). 

    Tradotto in sintesi , il gota finanziario della mafia , della Loggia massonica P2 e della chiesa cattolica .
    Quindi Silvio con la chiesa cattolica ha sempre avuto rapporti strettissimi ,è un’ambiente per lui naturale come l’acqua per un pesce e conosce a meraviglia i meccanismi per attrarne il consenso , la comprensione e perfino la riconoscenza . 
    Quindi stai pure certo che il perdono vaticano è già partito . Ho invece forti dubbi che Silvio , dopo le ultime sue scabrosissime vicende di satiriasi , riesca a farla franca con l’elettorato cattolico .
    Malumore in giro se ne sente e anche se tradizione vuole che cattolico sia sinonimo di perdono ,spesso incondizionato, questa volta credo che pagherà pesantemente dazio .
    Almeno me lo auguro.
    ciao
  • Di Giuseppe Iaconis (---.---.---.72) 3 marzo 2011 14:18
    Giuseppe Iaconis

    Me lo augoro anch’io!

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