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Bankitalia nomina il nuovo governatore

Oggi, dopo mesi e mesi di stand-by e di continui rinvii, Silvio Berlusconi dovrebbe far partire la tanto attesa lettera in cui propone alla tavola rotonda dei parrucconi di Bankitalia il nome del loro nuovo Capo.

A prima lettura potrebbe sembrare un’operazione facile, ma nella realtà questo passaggio che più burocratico non si può si è trasformato in un parto quadri-gemellare dal travaglio estenuante.

Dunque, vediamo di ricapitolare la faccenda. Bisogna scegliere il successore di Mario Draghi, promosso alla BCE. I candidati in lizza sono due: Vittorio Grilli e Fabrizio Saccomanni. Grilli è voluto da Tremonti, Saccomanni da Napolitano. Berlusconi sta in mezzo e non sa che pesci pigliare.

Inizia a propendere per Saccomanni, ma ecco che Bossi “l’alleato indispensabile e amico carissimo” punta i piedi, alza il dito medio e dice che Grilli è meglio di quell’altro in quanto “milanese”. Berlusconi inizia allora a spostarsi sul direttore generale del Tesoro, ma il partito (Pdl) vuole Saccomanni. Tremonti cede? Manco per idea, e incontra Bossi per convincere (o minacciare, dipende dai punti di vista) il Premier a optare per il milanesissimo Grilli.

Intanto Bersani e Casini scrivono una nota congiunta in cui chiedono la nomina di Saccomanni. Berlusconi, salomonicamente, inizia a sondare il terzo uomo e punta a rimuovere Bini Smaghi da Francoforte per promuoverlo alla Banca d’Italia. Il curriculum c’è, l’esperienza pure. No, Napolitano gli chiede di “pensarci bene, le opposizioni alzano un muro contro l’ipotesi del banchiere centrale e nel Governo iniziano i mal di pancia.

Berlusconi, così raccontano i rumors, sbotta e passa la pratica a Gianni Letta. Democristianamente, allora, anziché decidere, si inizia ad allungare la lista dei pretendenti, pensando così che prima o poi si troverà qualcuno di decente per quella poltrona. Nella notte, dunque, si scrivono su fogli di carta i nomi di Ignazio Visco e della “vaticana” Anna Maria Tarantola, il cui cognome è adattissimo a spiegare i movimenti inconsulti di queste ultime ore per stabilire chi succederà a Draghi.

E’ il caos. Un caos voluto, cercato. Scrivevamo, tempo fa, che Berlusconi avrebbe dovuto fare una cosa soltanto: decidere, fare il Presidente del Consiglio. L’unica cosa da evitare era quella di farsi logorare da tutt’altro che disinteressati consiglieri o promotori di candidature. Avrebbe dovuto scegliere subito il nuovo Governatore, giocando d’astuzia e d’anticipo, bloccando sul nascere ogni ricatto o veto preventivo.

Invece, ancora una volta, il Cavaliere ha aspettato fino all’ultimo, tergiversando e dando vita ad uno spettacolo ben poco lusinghiero, dovendo sopportare anche l’invito (eufemismo) di Sarkozy a scegliere subito.

Così non va, per niente. Se non c’è più spirito di iniziativa, è inutile continuare a sognare una svolta che non potrebbe esserci. Se manca il coraggio di decidere, questo Paese non cambierà mai. E allora non sarà solo Berlusconi a fallire, ma anche l’Italia intera.

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