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Bambini e migrazioni. Da Unicef Italia una chiacchierata con Giacomo Guerrera

Un caloroso benvenuto al presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera. Grazie per aver accolto l'invito di AgoraVox Italia. 

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L'argomento di cui tratteremo in questa intervista è delicato: i bambini coinvolti nel processo migratorio, quelli colpiti dalle guerre in corso, divenuti soldati, privati del diritto alla salute e all'istruzione, alla ricerca di speranza e di un futuro; l'istituzione internazionale che lei presiede monitora proprio la loro condizione?

Proprio così, l’UNICEF da settant'anni lavora per i bambini, per il loro benessere e i loro diritti. Ad oggi, è la più grande organizzazione per l’infanzia al mondo e opera in 190 paesi e territori. In tutti questi anni, il nostro impegno è stato inarrestabile, abbiamo portato aiuti ai bambini in Europa colpiti dalla Seconda Guerra Mondiale, abbiamo dato via alle prime campagne di vaccinazione nei Paesi in via di sviluppo e lavorato perché tutti i bambini vedessero riconosciuti i propri diritti. Solo negli ultimi venticinque anni, il numero di bambini morti prima di compiere cinque anni è stato più che dimezzato; centinaia di milioni di bambini sono stati fatti uscire dalla povertà; il tasso di bambini in età da scuola primaria non inseriti in un percorso formativo è stato ridotto di oltre il 40% dal 1990. Nonostante questi impressionanti progressi, però, c’è tanto altro da fare: ancora oggi milioni di bambini rimangono indietro in quanto vivono in povertà o in comunità difficili da raggiungere o perché emarginati a causa del loro genere, razza, religione, gruppo etnico o condizione di disabilità. Circa 250 milioni di bambini stanno crescendo in paesi colpiti da conflitti e circa 50 milioni sono stati costretti a lasciare le proprie case.

Una video inchiesta di Unicef intitolata "Invisibili" racconta le condizioni degradanti in cui sono costretti a vivere centinaia di minorenni migranti e rifugiati, approdati senza genitori nello Stivale. Ad oggi non c'è una tutela istituzionale e sociale efficace nei loro confronti?

Abbiamo dato il nostro sostegno al docu-film ‘Invisibili’, realizzato dalle giornaliste Floriana Bulfon e Cristina Mastrandrea, perché vogliamo far conoscere alle persone le storie che si celano dietro la parola: migrante. Il docu-film presenta storie positive di giovani che in Italia hanno ricevuto aiuto, ma anche di ragazzi e ragazze che nel nostro Paese hanno aggiunto dolore al dolore da cui scappavano. Attualmente stiamo lavorando anche con le altre associazioni per l’approvazione del Disegno di Legge S.2583 di cui è prima firmataria l’Onorevole Zampa affinché l’Italia si doti di una normativa che garantisca un sistema integrato di protezione e tutela dei minorenni stranieri non accompagnati, in linea con i principi della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza - la convenzione più ratificata al mondo.

Le guerre in corso hanno anche creato il fenomeno dei bambini soldato?

Il fenomeno dei bambini soldato è molto complesso. Innanzitutto dobbiamo ricordare che ovunque scoppi una guerra o una crisi, i bambini sono tra i più vulnerabili proprio perché esposti a maggiori rischi, tra cui anche lo sfruttamento da parte di gruppi e forze armate. Bambini costretti ad imbracciare un’arma e che vedono così negata la loro infanzia. Noi dell’UNICEF lavoriamo anche per questo. Per agevolarne il rilascio, per dare a questi bambini e giovani il supporto di cui hanno bisogno una volta terminato il periodo di permanenza tra le fila di gruppi armati o al termine di un conflitto. Basti pensare, ad esempio, al Sud Sudan, la nazione più giovane del mondo, dove in tanti anni di conflitto migliaia di bambini sono stati arruolati da gruppi e forze armate. A novembre 2016, le Nazioni Unite hanno registrato il rapimento e il reclutamento di almeno 50 bambini. Allo stesso tempo però, grazie ad importanti interventi di dialogo e confronto, sono stati rilasciati da forze e gruppi armati 1.932 bambini, 1.755 nel 2015 e 177 quest’anno.

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Tra segnalazioni, documenti, storie personali l'Unicef ha avuto a che fare con diverse vicende legate alle migrazioni in cui sono coinvolti i più piccoli. Qual è il quadro della situazione?

Il tema delle migrazioni oggi rappresenta un vero cambiamento epocale. E’ un fenomeno importate al quale devono dare il proprio contributo Governi, Associazioni, Organizzazioni, Settore privato e chiunque possa giocare ruolo attivo. In Italia, ad esempio, secondo i dati più recenti del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, quest’anno sono arrivati circa 22.000 i minorenni non accompagnati di cui 6.500 risultano ad oggi irreperibili. Nella maggior parte dei casi sono ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni, provenienti principalmente dall’Egitto, dall’Albania e dall’Africa subsahariana.

Come si attiva l'Unicef in proposito?

Per la crisi migranti e rifugiati, abbiamo lanciato in Italia il programma “One UNICEF Response” rivolto alla tutela dei giovani migranti che arrivano nel nostro Paese. “One UNICEF Response” è un programma che si svolge nel quadro del recente accordo tra UNICEF e Ministero dell’Interno, e mira a fornire a circa 6.000 minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro Paese misure di assistenza che vanno dalla primissima accoglienza al trasferimento in strutture più piccole e stabili, dal monitoraggio degli standard sui diritti umani all’inclusione scolastica e culturale nelle comunità locali sparse in tutto il territorio nazionale. Il progetto ha tra i suoi partner istituzionali Ministeri, Enti locali, le Prefetture, i Garanti locali per l’Infanzia, le Università di Palermo, Reggio Calabria e Napoli. A livello operativo, si avvarrà di partner di consolidata esperienza in diversi settori di intervento come l’ONG Intersos, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA) e diverse articolazioni del mondo dei Salesiani di Don Bosco. Un ruolo fondamentale sarà svolto dai volontari dell’UNICEF Italia, del movimento giovanile Younicef e dei ragazzi del Servizio Civile Nazionale.

Collaborate anche con l'Unar (ne abbiamo parlato qui), l'ufficio nazionale anti discriminazioni razziali?

Certo. Nel portare avanti le nostre attività ci relazioniamo con l’UNAR così come con tutti gli altri Organismi Istituzionali Nazionali e Locali, la cui competenza ricade anche sull’Infanzia e l’Adolescenza. L’operatività dell’UNICEF è anche questo, confrontarsi con altri Enti, Istituzioni, Associazioni per garantire che i diritti dei bambini vengano rispettati e attuati.

Per guerre, per necessità, per esplorazione, per riscatto o per qualsiasi altro motivo i fenomeni migratori sono inevitabili, il contesto italiano (tra migrazioni interne ed esterne) ne è esempio. Eppure, da ciò che emerge a livello politico-mediatico, sembra che lo Stivale lo abbia dimenticato, tramutando l'immigrazione da risorsa a nemico. Pensate che la fomentazione mediatica della paura e l'allarmismo possa essere d'ostacolo al lavoro di enti di tutela come l'Unicef?

Non credo che l’allarmismo possa creare ostacolo al nostro lavoro. La solidarietà è un valore che per fortuna in Italia è ancora molto forte. Personalmente, ricordo ancora le immagini dei cittadini siciliani in mare a dare una mano ai migranti che arrivavano sulle coste del nostro Paese. Ovviamente ogni persona ha il diritto di esprimere il proprio pensiero, i media ci raccontano le notizie. Ciò che però è importante sempre ricordare è che i migranti sono persone che scappano da guerre, povertà, violenze, affrontando viaggi terribili e incredibili. Noi continueremo a dare il nostro supporto qui in Italia, ma anche nei paesi di origine delle persone che arrivano nel nostro Paese, come abbiamo sempre fatto e come continueremo a fare. Noi vogliamo costruire ponti e prospettive.

Prossimi appuntamenti con l'organizzazione?

Il 2017 continuerà a vederci impegnati nei nostri progetti, in Italia con l’emergenza migranti e rifugiati e nel mondo. Continueremo a dare il nostro supporto ai bambini e alle loro famiglie in Siria e nei paesi vicini, In Iraq, in Sud Sudan; continueremo a lottare perché le bambine non diventino più spose, perché le mutilazioni genitali femminili abbiano una fine, perché non si verifichino più atti di violenza sui bambini e in tanti altri progetti. Sono impegni ambiziosi che dobbiamo raggiungere.

Come sostenere l'organizzazione e le sue attività?

E’ possibile sostenere tanti bambini in difficoltà in tutto il mondo sostenendo i nostri programmi e progetti in diversi modi. Ciò che però mi preme ricordare è che sostenerci significa fare concretamente la differenza nella vita di un bambino. Per dare il proprio contributo è possibile visitare il sito www.unicef.it ; telefonare al Numero Verde UNICEF 800 745 000; inviare un SMS o fare una chiamata da rete fissa al 45566 ; recarsi presso il Comitato UNICEF più vicino, nella propria città. Siamo anche su YouTube, su Facebook e su Twitter. In questo modo è possibile essere sempre aggiornati sulle nostre iniziative, i programmi che svolgiamo, gli aiuti che distribuiamo e le notizie sulle condizioni dei bambini in tutto il mondo. 

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Leggi anche: Parliamo di integrazione, umanità e accoglienza con il direttore del Centro Balducci, Pierluigi Di Piazza.

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