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Un ente contro le discriminazioni: Andrea Maccarrone, dal Circolo Mario Mieli, ci racconta l’Unar

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In un contesto storico in cui si sente forte e necessaria l’esigenza di normatizzare l’uguaglianza e abbattere discriminazioni, sessismo e omofobia si inseriscono le iniziative di un ufficio governativo di tutela e riconoscimento delle differenze denominato Unar, attività che meritano supporto e sostegno. Perché parte della politica italiana (quella più vicina all’estrema destra e alla Chiesa) reagisce irritata alla sua presenza? Anche per rispondere a questa domanda vogliamo raccontarvi cos’è e di cosa si occupa la struttura, per farlo ci rivolgiamo a quello che Caterpillar definirebbe PIF (persona informata sui fatti): il presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli; con lui vogliamo raccontarvi l’Unar perché, tra paura del “gender”, dilagante razzismo e boicottaggi politici e clericali, le sue attività sono messe in seria difficoltà. Su AgoraVox Italia c’è Andrea Maccarrone.

Salve Andrea, benvenuto su AgoraVox. Tu rappresenti il Circolo Mario Mieli, vuoi presentarlo ai nostri lettori? 

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli è un'associazione fondata nel 1983 per promuovere e difendere i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans, per affermare una cultura delle differenze e del confronto, della sessualità consapevole e libera, e per offrire servizi e spazi di aggregazione alla comunità lgbt. Questo si traduce in innumerevoli attività e iniziative che spaziano dalle presentazioni di libri e film, a gruppi di accoglienza a servizi di consulenza psicologica e legale, interventi contro il bullismo nelle scuole, comunicazione e informazione per la prevenzione dell'HIV e per le persone in HIV o AIDS, fino al Roma Pride e all'azione politica e culturale in favore dei diritti.

Negli scorsi giorni il Circolo ha reagito alla campagna di demolizione dell’Unar ad opera di Giorgia Meloni. Dopo un vostro comunicato a sostegno dell’autonomia dell’ente e del suo direttore Marco De Giorgi proprio Meloni ha annunciato di volere querelare il Circolo Mario Mieli. Che è successo?

A dire il vero l'Unar è sotto attacco da diversi mesi e non solo da parte di Meloni ma di un ampio schieramento di integralisti cattolici e di destra che vede come fumo negli occhi il lavoro di un organismo pubblico che per statuto deve combattere razzismo e discriminazioni. In particolare, per quello che più strettamente riguarda il nostro ambito, è in atto un tentativo di sottrarre alla competenza dell'Unar la questione delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, limitandone l'operatività al solo razzismo, per il quale esiste un obbligo europeo. Ad aprire il fuoco è stato oltre un anno fa il Sottosegretario all'educazione Toccafondi su dei libri formativi contro omofobia e transfobia rivolti ai docenti che Unar aveva commissionato all'istituto Beck, ma si sono aggiunte numerose voci come quelle di Giovanardi, Gasparri, Malan etc. Il caso Meloni è un po' diverso, perché noi siamo semplicemente intervenuti in difesa dell'autonomia dell'Unar dopo che la stessa deputata aveva alzato un polverone sulla lettera inviata dal direttore De Giorgi per invitarla a un linguaggio non razzista e che non istighi alla violenza. Il nostro parere è che essere deputato non riduce, semmai aumenta, il peso della responsabilità per le proprie affermazioni. E il tenore delle affermazioni di Meloni è sotto gli occhi di tutti. Non mi aspettavo una risposta così piccata e francamente una reazione tanto scomposta mi ha colto di sorpresa, soprattutto se si pensa che una deputata e presidente di un partito se la prende con un semplice attivista per i diritti umani, provando a passare per la vittima. Esattamente come denunciavamo in quel comunicato. Tuttavia se Meloni pensava di intimidirci posso rassicurarla, per bloccarci o zittirci ci vuole ben altro e noi proseguiremo con più energia il nostro impegno contro il razzismo, l'omofobia, la transfobia e ogni altra discriminazione, provando a inchiodare ogni volta che ne avremo la possibilità gli esponenti politici alle loro responsabilità. Le loro parole e le loro affermazioni sconsiderate, infatti, hanno un impatto fortissimo nell'alimentare odio e paure, con il solo fine di strumentalizzarli politicamente in termini elettorali.

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Entriamo virtualmente nella struttura Unar. Ci racconti cos’è, chi c’è, di cosa si occupa?

L'Unar è un ufficio, dipendente dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio che deve occuparsi di contrasto alla discriminazione per motivi di razza e religione ma anche di omofobia e transfobia. Questi ultimi due settori non erano inizialmente inclusi nella missione dell'Unar e gli sono stati assegnati successivamente dai governi in ragione della loro rilevanza e della oggettiva continuità di tematica. L'ufficio svolge un lavoro fondamentale sia nella misura dei fenomeni discriminatori che nell'individuare politiche di contrasto alle discriminazioni e di promozione delle differenze. Il servizio più conosciuto al pubblico è probabilmente il numero verde (800-901010) a disposizione delle vittime di atti discriminatori, ma l'elenco dettagliato delle sue attività e dei sui interventi è molto ampio. Noi, assieme ad altre associazioni lgbt, ci rapportiamo all'Unar per le questioni di nostra competenza con un'intensità crescente, soprattutto a seguito dell'adozione da parte della ex Ministra Fornero di una strategia triennale (2013-15) contro le discriminazioni per omofobia e transfobia. A mio modo di vedere il vero limite dell'Unar è nella mancata piena autonomia dall'Esecutivo, come sarebbe logico per la materia trattata, perché troppo spesso all'origine delle discriminazioni vi sono o possono essere istituzioni, leggi o esponenti pubblici a vari livelli.

Rimaniamo sul tema omofobia e diritti gay. Di matrimonio egualitario non se ne parla e per le unioni civili la strada sembra ancora lunga, nonostante l’Europa continui a invitare a coprire i vuoti normativi: il ddl Cirinnà è impantanato, bloccato da migliaia di emendamenti e dall’ostruzionismo delle frange conservatrici, mentre la legge di contrasto al reato di omofobia, che ha iniziato l’iter al Senato nell’aprile 2013, è ancora ferma (l’ultima volta se n’è sentito parlare qui), arroccata in commissione dal 29 aprile 2014. Perché in Italia i diritti civili incontrano tutta questa resistenza, cosa spaventa?

Sui nostri diritti i cattolici conservatori hanno eretto l'ultimo baluardo di difesa di un potere e di un controllo della società che ormai hanno ampiamente perso. Questo si unisce a una classe politica che si è finora dimostrata più indietro rispetto alla stessa società, sempre timorosa di scontentare le gerarchie vaticane e i bacini di voti che ancora muovono. Così mentre la destra e soprattutto certi estremisti bigotti continuano a speculare istigando paure e odi omofobici, la sinistra si è dimostrata troppo timida, non considerando mai i diritti lgbt delle priorità ma spesso solo terreno di scambio. Una situazione che è ormai giunta vicina al punto di rottura, perché l'evoluzione della società, il contesto internazionale e le sempre più numerose sentenze impongono di intervenire per porre fine a questo tabù. Il nostro timore è che lo scontro si sposti sulla qualità dei provvedimenti generando leggi tutt'altro che avanzate, come ha dimostrato proprio il dibattito sulla legge contro l'omofobia arenatasi al Senato in una formulazione decisamente regressiva e controversa.

A proposito di spauracchi, con l’inizio della scuola movimenti e partiti di estrema destra hanno ripreso a cavalcare l’onda della paura, lanciando una battaglia contro una indefinita “ideologia gender”. Stanno combattendo gli studi sull’uguaglianza e sulle differenze di cui si occupa proprio l’Unar?

L'ideologia gender, con un nome che fa il verso agli studi di genere avviati negli anni Sessanta del '900 per promuovere la parità dei diritti e di autodeterminazione delle donne, è diventata un'etichetta facile dentro cui si infila e si distorce tutto ciò che contrasta con l'immagine sclerotizzata e fuori della realtà della famiglia tradizionale. Lo scopo è quello di istillare e alimentare paure irrazionali, per creare un fronte contro i diritti delle donne e delle persone lgbt. La guerra a questa fantomatica ideologia gender diventa quindi lo strumento con cui attaccare anche tanti degli interventi portati avanti dall'Unar, ma in realtà sulla linea del fronte stanno soprattutto tante associazioni e tante scuole finite sotto attacco per banali interventi di contrasto al bullismo o alla sessualità che magari portano avanti da decenni. È un'operazione molto pericolosa, perché crea dei nemici e si muove esattamente secondo lo schema che fece vittime tra gli ebrei europei negli anni Venti e Trenta del '900. Un'operazione che, tra l'altro, mette proprio i minori al centro di uno scontro ideologico e strumentalizza i bambini e le bambine che dice di voler difendere.

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Prossimi appuntamenti in agenda che coinvolgono il Circolo e che vuoi condividere con i nostri lettori?

In autunno ricominciano a pieno ritmo tutte le attività associative, i gruppi e gli appuntamenti che erano stati sospesi per la pausa estiva: il consiglio è quello di visitare il nostro sito ufficiale e di iscriversi alla nostra newsletter per essere informati su tutto. Come Mario Mieli saremo poi certamente coinvolti nella Settimana Rainbow promossa dal comune di Roma per il periodo 11-18 ottobre.

Dove trovarvi on-line?

Oltre al sito www.mariomieli.net siamo su Facebook e su Twitter. Veniteci a trovare anche nella nostra sede romana, nei pressi della fermata metro San Paolo.

Grazie per averci offerto un quadro della situazione. Continueremo a seguire, monitorare e raccontare le vostre attività qui su AgoraVox. Alla prossima.

Grazie a voi e buon lavoro.

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