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Bahrein, la guerra in Libia mette il sistema bancario a rischio

Per il Bahrein, il 2011 si sta rivelando una sorta di annus horribilis.Prima le rivolte interne e la repressione per mezzo di 1000 soldati sauditi e 500 dagli EAU, pur nel totale silenzio dei media. Ora il rischio concreto di una crisi finanziaria, se gli investimenti effettuati in Libia saranno compromessi dall'evolversi della guerra. Nel mese di luglio, l'agenzia di rating Moody's ha declassato la Arab Banking Corp., gigante bancario del regno, le cui prospettive sono legate a doppio filo all'instabilità della Banca Centrale libica, azionista al 59% dell'istituto di Manama. Il giudizio sui depositi è sceso da Baa3/Prime-3 a Baa1/Not-Prime; quello sulla solidità finanziaria da D+ a D. Rating che sarebbe ancora più basso se alle spalle della banca non ci fossero le garanzie offerte dal Kuwait Investment Authority, azionista di minoranza con il 30%. Valutazioni che comportano un outlook negativo.

Con la Banca Centrale ancora controllata da Gheddafi e perciò soggetta alle sanzioni internazionali, le prospettive per l'ABC non sono rassicuranti.Secondo Moody's una percentuale significativa (27%) della base di depositi ad alta concentrazione detenuti da ABC proviene dalla Banca della Libia, nonché da altre istituzioni di Tripoli. Depositi attualmente congelati, ma dal destino incerto, visto che nessuno può dire cosa accadrà a questi capitali una volta che la situazione in Libia si sarà placata. Sebbene l'ABC sia formalmente indipendente dall'istituto centrale di Tripoli, l'incertezza sul futuro dei capitali da essa detenuti (e sulla proprietà della banca stessa) pesa come un macigno sulle sue prospettive future.

Moody's ritiene che l'ABC abbia subito una forte perdita della propria capacità di assorbimento dovuta alla riduzione delle riserve di attività liquide, quelle che consentono di sopportare ingenti ritiri di depositi. La mancanza di segnali di una pronta risoluzione della crisi libica impedisce l'iniezione dei capitali necessari per assicurare che l'equilibrio finanziario (uscite per prestiti e prelevamenti, entrate per depositi e interessi) della banca non subisca sbilanciamenti.

Va tenuta in conto anche la moderata redditività della banca, di cui circa il 50% deriva dalla sua maggioranza controllata, la brasiliana Banco ABC Brasil. Nel primo trimestre del 2011, l'ABC ha realizzato un fatturato di 190 milioni di dollari, con un utile netto di 48 milioni.

Il downgrade di luglio è già il terzo del 2011. Il primo in febbraio, in conseguenza dei violenti disordini interni sofferti da Manama; il secondo il 26 maggio, che ha riguardato un po' tutto il sistema bancario del Golfo Persico.
Ora l'incertezza sulla proprietà della banca assesta un altro colpo alla fragile situazione del Bahrein. Con il triplice effetto di colpire un settore bancario – quello arabo – già in crisi, di sollevare nuovi interrogativi sullo stato dei beni libici all'estero, e di mettere ulteriormente a rischio la precaria stabilità del piccolo arcipelago.

Una cosa appare scontata. Qualunque sia l'esito del conflitto a Tripoli, buona parte dei beni libici congelati dovrà essere ritirata dal circuito dei mercati per sostenere la ricostruzione. Ponendo un seri interrogativi sulla solidità futura della principale banca di Manama.

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