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Bacoli non è in vendita: il Patrimonio Archeologico Deve Restare Pubblico

Ennesimo tentativo di sponsorizzazione gratuita e di vassallaggio economico-finanziario nei confronti del patrimonio archeologico e culturale di Bacoli e dei Campi Flegrei: si accendono nuove sirene di privatizzazione e sfruttamento da parte di chi è pronto a mettere le proprie mani ed i propri interessi sulla nostra città.

E’ apparso pochi giorni fa, sulle pagine del noto quotidiano “Il Mattino”, un nuovo reportage di analisi dello stato d’abbandono in cui versa gran parte del repertorio monumentale locale ed a cui, quasi come se fosse l’unica ancora di salvezza a cui appellarsi, si affianca l’ormai solito richiamo alla classe imprenditoriale metropolitana la quale, al pari di un coniglio appena tratto dall’onnipresente cappello del giocoliere di turno, si innalza a “salvatore dei beni culturali flegrei”.

Un tentativo da ostacolare ad ogni costo che, prima di un diffuso e critico commento, vale la pena di leggere con estrema attenzione attraverso la riproposizione di alcune parti del “Focus” quotidiano (tratto da Il Mattino) redatto dal giornalista Franco Mancusi:

In campo i privati per salvare i monumenti dei Campi Flegrei. Si comincerà dalla Piscina Mirabilis, splendida cisterna della flotta imperiale romana che approdava a Capo Miseno, chiusa e negata da sempre ai turisti che arrivano da tutto il mondo. Per tre anni potrebbe essere affidata, in via sperimentale, a un gruppo di operatori alberghieri che garantiranno la manutenzione, le visite guidate, i servizi di accoglienza, ristoro e promozione dell’intero complesso archeologico. Mario Pagliari, presidente della sezione Turismo dell’Unione Industriali di Napoli, da tempo ha presentato la richiesta ufficiale al ministero per i Beni Culturali. Se anche la Soprintendenza sarà d’accordo, l'intervento dei singoli privati potrà essere esteso gradualmente ad altri importanti siti archeologici, dal museo del Castello di Baia alle Cento Camerelle, dal Rione Terra allo stadio di Antonino Pio a Pozzuoli, dal Serapeo alla tomba di Agrippina. L’operazione, naturalmente, richiederà tempi lunghi di elaborazione, soprattutto considerando i precedenti fallimentari tentativi messi in campo dagli amministratori regionali pur di sottrarre al degrado un patrimonio storico di così grande valore. Le carenze di personale e i continui tagli alle risorse finanziarie hanno messo in ginocchio, negli ultimi anni, le Soprintendenze statali. (…) «Se ci faranno lavorare restituiremo i monumenti all’originale splendore, senza minimamente scalfire le prerogative di competenza del ministero e delle Soprintendenze locali», dice Pagliari. (…) In virtù di queste amare realtà, Regione e ministero concordarono sulla necessità di stringere un’intesa per realizzare nei Campi Flegrei un modello sperimentale di gestione comune, con il contributo decisivo delle risorse private. (…) Neppure dal versante politico, però, è arrivata la spinta necessaria per procedere alla rivoluzione e assicurare nuova linfa vitale al motore di un’industria, come quella dei beni culturali, d’importanza prioritaria per il sistema economico della Campania e dell’intero territorio nazionale. Una miniera di giacimenti culturali. Un’industria in grado di attirare non meno di trecentomila turisti all’anno. Eppure nei Campi Flegrei non si riesce a organizzare un sistema efficiente di accoglienza e di sviluppo economico. Monumenti negati, personale di custodia insufficiente, ritardi e negligenze da parte delle amministrazioni locali, in contrasto con la massa dei giovani disoccupati, professionisti e manovali, che continua di giorno in giorno ad aumentare. 

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Una soluzione di stampo imprenditoriale, che sa tanto di esproprio studiato a tavolino e strutturato ai danni della comunità locale, a cui deve seguire, sia dai banchi della maggioranza che da quelli della minoranza, un contrattacco mirato, atto a smascherare immediatamente quel subdolo tatticismo fatto di perpetuazione di degrado e di evidente manifestazione d’impotenza gestionale, attraverso cui si è cercato negli anni, approfittando di quel vuoto politico, di quella pochezza rappresentativa e di quella mancata (per ignoranza o per dolo) lungimiranza progettuale propria degli ultimi decenni di “governi” bacolesi prima e flegrei poi, di depauperare le nostre ricchezze per poi rivenderle, a prezzo più che scontato, alla lobby imprenditoriale di turno che, anche solo per mera pubblicità, approfitta dell’affare per utilizzarlo a proprio piacimento.



Mosse argute e veri e propri furti annunciati in pompa magna che la Politica (quella con la “P” maiuscola) deve di riflesso utilizzare per annunciare un nuova gestione dei siti archeologici, sottraendola a chi da decenni impone il proprio monopolio istituzionale, per riconsegnarla a quella cittadinanza, troppo spesso indifesa dinanzi a tali attacchi, a cui resta la sola possibilità di calcolare un tasso di disoccupazione giovanile (fatto di persone in gran parte munite di lauree in campo umanistico) che da Bacoli all’Area flegrea raggiunge percentuali indecorosamente alte.

Ed è proprio per questo motivo che nelle prossime settimane, al di là del colore partitico ed in rappresentanza del Comune di Bacoli, urge incontrare i rappresentanti regionali, provinciali e ministeriali (compresa la Sovrintendenza) dei settori “Turismo”, “Cultura”, e “Gestione dei Beni Archeologici” per richiedere di avocare a sé la gestione del nostro patrimonio e della nostra ricchezza, rigettando al mittente coloro che, approfittando dell’incompetenza (reale o colpevolmente fittizia) di chi ha amministrato il nostro territorio, è già pronto ad allungare indisturbato “Le Mani sulla Città”.

Josi Gerardo Della Ragione
Consigliere Comunale Comune di Bacoli

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