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Avvisi ai naviganti. Spostamenti a destra

Molti intellettuali teorici di sinistra e di destra hanno sostenuto, e sostengono, che la “democrazia” è un sistema in progress, insostituibile, che fa continui aggiustamenti tra capitale e lavoro, e comunque in costante miglioramento e modernizzazione, dove è possibile cambiare regime pacificamente, basta avere i voti.

 

Nientedimeno che Togliatti, assicurava ai militanti comunisti che la via italiana al socialismo non doveva essere violenta, poiché ci sarebbe stata una progressiva statalizzazione di tutta l’economia. Quanto ciò fosse stupido e astratto è stato dimostrato dalla storia.

La progressiva distruzione di una identità e di una prospettiva antagonista ad opera proprio di chi doveva guidare la classe subalterna alla vittoria, il signor Napolitano in testa, ha spalancato le porte già dal 1980 alla controffensiva padronale e ai loro alleati politici clericali, che, di fronte ad una opposizione ormai finta, hanno dilagato e abbattuto tutte le conquiste dello “Statuto dei lavoratori” e si sono impadroniti di tutti i mezzi di informazione, fino all’attuale regime mediatico-politico con l’uomo della P2 al potere da 15 anni.

In una situazione in cui è venuto a mancare il rapporto politico con il territorio, abbandonato per il più comodo “Palazzo”, solo la Chiesa cattolica è rimasta capillarmente sul terreno a gestire il rapporto con i poveri e gli ultimi, rapporto preziosissimo, molto apprezzato dai ricchi, visto che i preti hanno la immensa capacità di creare rassegnazione e di far passare le sofferenze come chiave per il paradiso.

In questa situazione di scollamento tra politica di sinistra e territorio, senza una capillare controinformazione, il peso del sistema mediatico, in mano ad una sola parte, è diventato monopolistico e decisivo per creare il “pensiero unico”, che ha portato recentemente la classe operaia a votare per la Lega Nord e per il piccolo Cesare.

Oggi non vi è alcun partito in grado di scalfire il potere della destra. Essa è sapientemente alleata di ferro con il Vaticano, e, eccetto qualche prurito che può creare il buon Di Pietro, sa benissimo di possedere, nel vero senso della parola, i mezzi di produzione, le strutture per distribuire le merci, i mezzi mediatici per convincerti a consumare le merci stesse.

Altro che democrazia! Questo è un sistema di acciaio in grado di respingere qualunque opposizione, dolce o violenta che sia.

Cari naviganti, nessuno si deve illudere che questo regime possa essere messo in discussione da chi non mette in discussione il capitalismo.

Vi sono in sostanza 4 modi di produrre: quello individuale, quello su base familiare, la cooperazione, la schiavitù del lavoro salariato.

I primi 3 vanno benissimo e corrispondono ad un piccolo modo di produrre, legato al territorio, senza progetti monopolisti e di “conquista dei mercati”, praticamente il contrario della globalizzazione, e sono in grado di produrre tutti i beni essenziali.

I guai arrivano con il grande modo di produrre, il modello industriale, che prevede milioni di automi che devono solo obbedire, la cui vita viene rischiata per avere più profitti e meno spese, gente lobotomizzata, senza nessuna possibile carriera e nessuna possibilità di uscire dalla classe subalterna di appartenenza.

Questo modo di produrre non si accontenta, vuole conquistare il mondo, sia le materie prime che i mercati, e diventa globale, multinazionale, produce guerre per imporre i suoi interessi, produce truffe finanziarie, produce disastri ecologici, e, quando va in crisi, pretende i soldi dallo Stato.

Ho notizia, a sostegno della mia tesi, che senza mettere in discussione il modo di produrre capitalista non si va da nessuna parte, che il procuratore Pomarici ha stilato una lista di imprese mafiose in Lombardia che puntano al monopolio del loro settore, dagli appalti ai centri commerciali. Ciò dimostra, contro ogni teoria, che la mafia si inserisce dove ci sono grossi interessi, spesso con la complicità degli industriali, che hanno affidato a ditte mafiose i loro rifiuti tossici, che hanno inquinato in modo pesante intere regioni italiane.

Questo modo di produrre, per le sue intrinseche logiche criminali, va superato a favore dei piccoli modi che ho prima citato, e va ritenuto responsabile, del consumismo, degli sprechi, degli inquinamenti, della sovrappopolazione, dei flussi migratori che stanno portando al collasso il nostro ecosistema.

I nuovi schiavi della immigrazione sono stati fortemente voluti dalle classi dominanti, che pur facendo finta di volerli respingere, hanno macinato enormi profitti con il lavoro nero e posto la classe operaia di fronte ad un esercito di riserva pronto a prendere il suo posto.

Se non si mette in discussione l’assetto produttivo, ossia la schiavitù del lavoro salariato, nessuna conquista sarà possibile, nessun cambiamento sostanziale. E la china ambientale verso l’autodistruzione sempre più vicina.

Questi concetti, trasferiti sul terreno della riconversione energetica con le rinnovabili, significano che non vogliamo una grande centrale solare da 1 milione di megawatt in mano a grandi capitalisti o ad una multinazionale, ma centinaia di migliaia di cittadini che producono i 3 kw del loro consumo sul tetto della propria casa o su quello condominiale.

I monopoli e la democrazia sono inconciliabili.

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