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Appello Dell’Utri - Seconda Puntata

Nella prima puntata abbiamo visto cosa è emerso dalla sentenza di primo grado. Oggi iniziamo ad occuparci del processo d’appello, cercando di capire cosa è successo nell’udienza che si è tenuta venerdì al Tribunale del Riesame di Firenze.

Nella penultima udienza, del 20 ottobre a Palermo, il pg Antonio Gatto aveva chiesto di poter utilizzare nel processo delle nuove intercettazioni telefoniche che gli sarebbero state inviate a breve dalla procura di Reggio Calabria.

Le intercettazioni
In alcune di queste intercettazioni (per le quali è necessaria l’autorizzazione del Senato), Dell’Utri parla con Gioacchino Arcidiaco, indagato per mafia e uomo vicino ad Antonio Piromalli, figlio del boss Giuseppe Piromalli che è stato, in vita, uno dei capi storici della ‘ndrina omonima. Dalle intercettazioni emerge che Arcidiaco e Dell’Utri si sarebbero dovuti incontrare per informare il senatore di alcune questioni che stavano a cuore ai Piromalli e <<sollecitare un suo intervento>>. Che i Piromalli vogliano convincere Dell’Utri ad aiutarli facendogli capire che sono loro che controllano i voti lo spiega al telefono Aldo Miccichè, ex esponente Dc, nonché latitante in Argentina in seguito a varie condanne. Dell’Utri deve <<capire che in Calabria o si muove sulla Tirrenica, o si muove sulla Ionica, o si muove al centro ha bisogno di noi … hai capito il discorso?>>. Anche Miccichè vuole partecipare a quest’incontro, insieme all’avvocato Lima che avverte: <<Mica è facile parlare con Marcello Dell’Utri, parliamo chiaro... parlare con Marcello Dell’Utri significa l’anticamera di Berlusconi>>, quindi se <<lui vorrà che si facciano i centri della Libertà>>, allora <<tu gli dici che noi siamo a disposizione che quando deve partire l’operazione per i Centri lui deve venire incontro>>.

Il pg Gatto aveva invitato la difesa a presentare le controdeduzioni sulla richiesta di acquisizione di queste intercettazioni, ma, nell’udienza di venerdì,  la difesa, di concerto con la Corte, ha preferito rimandare a quando verranno depositati i verbali e i brogliacci.


L’interrogatorio di Oreste
Poi si è passati al tema centrale dell’udienza: l’interrogatorio del pentito Michele Oreste, già condannato per traffico d’armi e favoreggiamento. Michele Oreste lavorava come stretto collaboratore dell’avvocato Alessandra De Filippis. Fra gli assistiti della De Filippis c’era anche Cosimo Cirfeta, accusato di aver rilasciato, in veste di falso pentito, dichiarazioni calunniose contro i pentiti veri che collaboravano al processo Dell’Utri. Lo avrebbe fatto in cambio di denaro per conto dello stesso senatore.

La vicenda Cirfeta, che cercheremo di ricostruire nella prossima puntata, è già stata discussa nel processo di primo grado. Nell’udienza di venerdì Oreste ha confermato le tesi dell’accusa, precisando che effettivamente Cosimo Cirfeta, in cambio delle sue <<dichiarazioni scagionatorie nei confronti del dott. Dell’Utri>>, ha ricevuto dei soldi, ma, disse Nicola Piccolino, portaborse di Dell’Utri, alla De Filippis <<anticipali tu i soldi che poi praticamente te li restituiamo>>. Così la De Filippis, sempre stando alle dichiarazioni di Oreste, ha anticipato, in cambio dell’avanzamento di carriera di un suo collaboratore, Carlo Falcicchio (poi promosso al Ministero di Grazia e Giustizia) a Cirfeta prima cinquemila euro, poi centinaia di migliaia di euro, tramite dei vaglia postali intestati alla madre della De Filippis. Tutto sempre per conto di Dell’Utri, che, racconta il pentito, aveva stretto un accordo col falso pentito, promettendogli in cambio lavoro, soldi e sostegno nelle sue vicende giudiziarie.

I guai per Alessandra De Filippis iniziarono quando cominciò a capire che Dell’Utri non voleva restituirle la somma che aveva anticipato.

ORESTE:

Ad alcune telefonate ho assistito io personalmente perché [Alessandra De Filippis, nda] aveva il vizio di mettere il vivavoce. Poi, diciamo…

PRESIDENTE:

Cosa ha sentito nel corso di queste telefonate?

ORESTE:

Le ultime telefonate sono state molto brutte […] perché nell’ultima telefonata […] parlò direttamente con il senatore, che lei diceva, giustamente, “voglio i soldi miei, voglio la restituzione dei soldi miei”, invece il senatore diceva […] – mi ricordo, parole testuali – disse “sono costernato”.

Quindi Dell’Utri non avrebbe voluto restituire i soldi che, frutto dell’accordo con il Cirfeta, aveva fatto anticipare dalla De Filippis. Poi, però, racconta Oreste, il cielo volle che le venne fatto conoscere tale Franco Zanetti.

Zanetti incontrò la De Filippis una sola volta a Nizza (perché per problemi legali non poteva mettere piede in Italia), ma una notte gli comparve in sogno e la chiamò, annunciando un bonifico per lei di 30.000 euro che, stando a Oreste, è puntualmente stato riscosso dalla De Filippis.

In seguito a quanto riferito da Oreste, che ha raccontato, fra l’altro, anche di un mafioso della Sacra Corona Unita, Bruno De Matteis, detenuto in carcere, che chiedeva alla De Filippis tutti i dettagli dei suoi rapporti con Dell’Utri perché <<le doveva riportare […] a qualche altro personaggio>> che poteva fargli <<ottenere qualche beneficio penitenziario>>, gli avvocati di Dell’Utri hanno anche fatto sapere che stanno facendo delle investigazioni difensive in base alle quali hanno fatto, durante il controesame, delle domande ad Oreste, senza indicare però le risultanze di queste proficue investigazioni. Ci vorranno tenere sulle spine. O no?


Arrivederci alla prossima puntata…

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