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Apicultura per il riscatto dei paesi del Terzo Mondo

Report: Tutelare le api in Europa per promuovere lo sviluppo nel terzo mondo

Sono appena rientrato da un’intensa settimana dedicata all’apicoltura, un’attività che fin dai tempi ancestrali ha sempre accompagnato l’essere umano nel proprio percorso evolutivo.

Ospite dell’amico apicoltore Francesco Mussi, ho avuto l’opportunità di apprendere e sperimentare tutte le tecniche necessarie per lo svolgimento della professione: dall’utilizzo delle arnie razionali, composte da cassette in cui vengono disposti i telai, alla lavorazione del miele e della propoli grazie all’uso di strumenti disopercolatori; non mi sono nemmeno fatto mancare l’importante passaggio che riguarda la preparazione della cera all’interno dell’apposita ceratrice solare.

Ovviamente, la mia escursione tra i panorami e i meravigliosi colpi d’occhio delle Alpi Apuane è stata mossa dalla volontà di proseguire un percorso incominciato a Bruxelles in primavera, improntato su due importanti prospettive: la salvaguardia delle api in Europa e l’elaborazione di un progetto di sviluppo sociale ed economico per i Paesi del terzo mondo (Afghanistan e Tanzania) basato sull’attività di apicoltura.

L’ape è un insetto straordinario e fondamentale, sia per quanto riguarda la tutela della biodiversità che per quanto concerne la salute dell’uomo. La struttura sociale di un alveare e il suo ciclo di riproduzione permettono di comprendere al meglio la compiutezza del disegno naturale, che soprattutto nei piccoli dettagli riconduce alla linearità del suo processo biologico. Negli ultimi trent’anni, le api di tutto il mondo stanno seriamente rischiando l’estinzione. Le cause della drastica riduzione del numero di colonie sono legate a una serie di fattori connessi e interdipendenti, tra i quali contribuiscono elementi come l’inquinamento atmosferico e l’ibridazione tra diverse razze. Malgrado ciò, le due piaghe principali sono rappresentate dall’acaro Varroa Destructor e dal fungo Nosema Ceranae.

Quando in aprile, sotto il cielo grigio di Bruxelles, conobbi due signori italiani esperti di apicoltura che sostenevano di aver trovato una formula completamente naturale per annientare sia Varroa che Nosema, confesso che mi feci cogliere da una sorta di scetticismo. Più che comprensibile del resto; in Italia ho quasi sempre conosciuto ciarlatani e venditori di fumo. Inoltre, sapendo che dal mondo della scienza e della ricerca non si fosse ancora giunti ad una soluzione, mi chiedevo in quale misura una ricetta imperniata sul semplice utilizzo di acido citrico e di acido acetico potesse condurre a risultati concreti. Le risposte le ho ottenute leggendo i documenti e i dati che mi ha fornito il Signor Mussi, dalla meticolosità con cui spiegava i contenuti delle sue sperimentazioni e dall’enorme esperienza che mostrava nel corso delle esposizioni di fronte agli europarlamentari. E se ciò non bastasse per attestare l’attendibilità delle sue ricerche, varrebbe la pena di accennare al formidabile stato di salute in cui si trova il suo apiario nelle colline di Massa. Da quelle parti Francesco Mussi è conosciuto come un vero e proprio guru dell’apicoltura; come uno che con le api ci vive simbioticamente. Ho immediatamente capito che si trattava della persona adatta ad aiutarmi nel progetto di Peace Keeping destinato ai Paesi del terzo mondo che proprio in quel periodo stavo elaborando.

In Afghanistan, il successo ottenuto dalla coltivazione dello zafferano come piantagione alternativa alla produzione di oppio ha dimostrato che gli obiettivi della cooperazione internazionale, ricondotti ad una stretta collaborazione con le istituzioni locali, possono garantire ottimi risultati. Focalizzando l’attenzione sullo studio delle innumerevoli capacità produttive delle api, stiamo promuovendo presso le sedi istituzionali un’alternativa al monopolio economico e sociale rappresentato dal commercio di oppio. Grazie all’esperienza nel settore, UCEPE ONLUS, basandosi su una vasta rete composta da apicoltori, professionisti e tecnici ha creato un gruppo di lavoro adatto a curare il progetto nel dettaglio. A tale proposito il nostro progetto mira ad unire le conoscenze tecniche e il know out degli apicoltori italiani con l’impiego sostenibile delle risorse naturali e umane delle Province afghane. La valorizzazione delle risorse naturali locali, connessa al rilancio occupazionale delle fasce di popolazione più disadattate come quella femminile, permetterà all’Afghanistan, o alle rispettive province, di affermare la propria presenza in campo internazionale con l’immagine di un partner specializzato nella produzione e nella lavorazione del miele.

Insieme al presidente di Ucepe, Aldo Regolo, in maggio ho presentato il progetto presso le ambasciate afghane del Belgio e dei Paesi Bassi e presso vari organi della Commissione parlamentare. Le considerazioni positive che ha ottenuto l’iniziativa presso le sedi diplomatiche e istituzionali lasciano aperti ottimi margini di fattibilità.

Le nostre analisi hanno preso recentemente in esame anche il caso della Tanzania, dove qualche anno fa un’iniziativa analoga, condotta da un gruppo di apicoltori italiani, non ha prodotto i risultati sperati. Ripartire dagli errori umani, convertendo l’esperienza di specialisti dell’apistica che, come Francesco Mussi, lavorano quotidianamente per la salute delle api, sarà il mio principale obiettivo e quello di Ucepe Onlus per promuovere lo sviluppo e la cooperazione civile nel Paese dell’Africa orientale.

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