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Apertura dell’anno giudiziario: la solita farsa

Ogni anno in Italia si consuma la solita farsa: l’apertura dell’anno giudiziario. Cerimonia in pompa magna presso la Corte di Cassazione, alla presenza delle massime cariche dello Stato che con un fare piuttosto soporifero, ascoltano la solita nenia, riproposta ormai da decenni. In quest’occasione, le mura del Palazzaccio, diventano il patio ove si fa il resoconto sullo stato della giustizia, sulle positività e le negatività che avviluppano l’operato di chi incarna il terzo potere dello Stato.

Non è assolutamente una novità, vedersi accostare ai Paesi del Sud Africa in termini di lentezza giudiziaria, e soprattutto di verità nella giustizia. Infatti è ben noto e comprensibile come gran parte della popolazione, non nutre fiducia nei confronti di chi dovrebbe operare a garanzia della libertà e del diritto. Non fa specie ascoltare dalle voce del Procuratore generale della Cassazione le seguenti parole: "è ormai sotto gli occhi di tutti come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si può quasi definire di insolvenza per lo Stato".

La parola fallimento, meglio di tutte, ritrae la situazione di un Paese che sta scricchiolando come un castello di carte, nonostante i buoni propositi. Quest’ultimi sono sanciti come sempre dalla Carta Costituzionale, la quale esprime, attraverso il dettame dell’art. 111, in modo netto e dettagliato, l’essenza di una sana e perfetta giustizia. Per i non addetti ai lavori, forse è difficile capirne gli effetti, a meno che non si abbia a che fare direttamente con il tritacarne giudiziario, relazionandosi con cancellieri, aule di tribunale fatiscenti, fotocopiatrici senza carta e soprattutto con udienze rinviate ed una lentezza giudiziaria senza fine. Chi legge l’articolo sopra citato, capisce che la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. A dire il vero, molti processi oggi, si celebrano mediaticamente, dove colpevoli e innocenti hanno una loro matrice ben definita, prima che a pronunciarsi in merito siano i giudici. Ancora, si sostiene che nel processo penale, la legge assicura che la persona accusata di un reato sia, nel più breve tempo possibile, messa nelle condizioni di difendersi ed essere giudicata. Il principio della celerità giudiziaria, non vale solo per l’aspetto penale, ma anche per quello civile, ove una causa per mancato pagamento non può durare in eterno, poiché tutto questo bloccherebbe l’intero circuito economico. In merito a quest’ultimo aspetto, se l’Italia attrae sempre meno investimenti esteri, lo si deve anche ad una giustizia lenta che il più delle volte premia l’ingiusto, e non può costringere un imprenditore a trasferire il proprio ufficio in tribunale.

A tal disastro, si aggiungono anche le prodezze politiche che vorrebbero in qualche modo mettere mano ad una riforma copernicana della giustizia stessa. Riformare significa cambiare, anzi, sovvertire lo status quo ritenuto inadeguato. Si badi bene però, che mai come nella giustizia, è necessario ispirare il cambiamento al principio di legalità, ossia al rispetto della legge. Ciò che in astratto si paventa, è un controllo della giusitizia da parte del potere politico, in modo tale da smistare l’obbligatorietà dell’azione penale secondo le proprie convenienze, mettendo a tacere le voci scomode e i magistrati inopportuni. In un Paese normale, il rispetto dei poteri dello Stato, dovrebbe sussistere in chi quei poteri li rappresenta, e questo non avviene, se non l’esatto contrario. Ci potrà anche essere qualche magistrato indisciplinato, ma sicuramente la maggior parte fa il proprio lavoro nel rispetto assoluto della legge. In un Paese normale, non si attacca di continuo la magistratura. In un Paese normale non si paventa la costruzione fantasiosa di una riforma giudiziaria quando tutti sanno che non ci sarà né una maggioranza che voglia approvarla né una competenza tecnico-giudiziaria in grado di modellare un comparto dello Stato totalmente abbandonato e spesso in disuso. In un Paese normale la farsa lascerebbe il posto a soluzioni concrete per i problemi reali.

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