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 Home page > Attualità > Società > Ancora sui fatti del G8 di Genova del 2001

Ancora sui fatti del G8 di Genova del 2001

Sono passati quasi otto anni dal G8 di Genova ed il nostro Paese non ha ancora chiuso i conti con quella vicenda: capita che il maggiore quotidiano nazionale ne parli ancora con titoli a piena pagina (v. Corriere della Sera di venerdì 6 febbraio).
Sono noti a tutti i fatti (i gravi disordini delle frange estremistiche dei manifestanti in occasione del vertice, la successiva reazione della Polizia di Stato con eccessi tali da costituire reati, l’intervento della magistratura); eppure si sente ancora il bisogno di parlarne.
 
Credo che per metabolizzare il grave evento occorra riflettere su di esso e sui suoi successivi esiti, ponendosi dal punto di vista del funzionamento delle Istituzioni.
Certamente non possiamo accettare che si possano manifestare e sostenere le proprie idee, per grandi ed importanti che esse siano, devastando una città; o anche danneggiando un solo bene altrui; e le forze dell’ordine devono essere addestrate e pronte per intervenire con efficacia e con immediatezza per impedirlo.
E non mi pare che questo a Genova sia successo.
 
Neanche occupare una scuola pubblica, come la Diaz di Genova, e dormirvi dentro è il modo corretto di manifestare; però una cosa è impedire la devastazione di una pezzo di città, una cosa è sgomberare un edificio da manifestanti che stanno pacificamente dormendo dentro di esso.
 
E neanche questo, a Genova, mi pare sia andato come avrebbe dovuto.
Il terzo punto da considerare, il più delicato, è l’intervento della Magistratura, Istituzione che si è ritrovata contrapposta ad un’altra Istituzione.

In generale, presupposto fondamentale per il buon funzionamento dell’insieme delle Istituzioni è che ognuna di esse si relazioni correttamente con le altre, in modo che il reciproco contenimento e la reciproca contrapposizione impediscano che sorgano poteri assoluti.
 
Perché in una democrazia compiuta deve essere la Pubblica Opinione a decidere di ogni cosa, e non un potere su di essa prevaricante: devono essere i cittadini a decidere di se stessi.
 
Queste considerazioni sul buon funzionamento delle Istituzioni sono state fatte per la prima volta da Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e de Montesquieu, che ha indicato nella indipendenza delle funzioni dello Stato (la cui ripartizione era stata già individuata da Aristotele) il principio fondamentale del suo buon funzionamento, facendo così nascere lo Stato moderno.
 
Quanto ci sia di buono nel pensiero di Montesquieu ce lo dice il caso del G8 di Genova : l’assenza di un incisivo intervento della Magistratura costituirebbe di fatto autorizzazione alle Forze dell’Ordine a commettere abusi similari in futuro, come normalmente accade nei regimi totalitari di qualunque colorazione politica.

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