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Analogia prefascista

L'era Giolittiana era molto simile a quella attuale: corruzione, clienterismo, crisi finanziaria e tanto altro. Mussolini fu tra coloro che si gettarono su Giovanni Giolitti con tutti i nomignoli fangosi, cosa che va molto di moda anche oggi. Vi riporto lo scritto di un giornalista dell'epoca, si chiamava Paolo Valera, parole non nuove che mi ricordano "qualcuno":
 
"La sfortuna d'Italia fu di essere amministrata da caterve di notevoli farabutti nel periodo di sessanta e più anni, specialmente con una Camera eternamente popolata di inetti, di spostati, di vecchiardi, di gabbamondi avari, di spiantati, di avariati, di idioti, di falsari, di disonesti, di rapaci, di dissipatori, di malviventi. Le moltitudini non potevano rimanere vittime che delle coercizioni, delle farabuttate, delle insidie poliziesche. Con ministri volgari, abbietti, vili, ladri, capaci di nutrire se stessi con i fondi segreti, di vendere i voti parlamentari, di svaligiare le banche governative, di trafugare i libri statali, come il Bonghi, di appropriarsi i mobili, le statue, gli orologi a pendolo della nazione, come i Nasi, di scarcerare condannati a pagamento, come l'ex ministro di Napoli, di compiere le più basse azioni delle più svergognate figure del mondo criminale. I sudditi non potevano che rimanere sudditi, gente per i loro piedi, per le loro collere, per le loro vendette. Voltiamoci indietro.
È un'intera galleria di voltafaccia, di degenerati, di scrocconi, di panamisti, di uomini dozzinali, di carogne antisociali. Personaggi di sinistra scesi fino al limaccio degli intrighi ladreschi, fino alla consumazione dei delitti ministeriali, fino all'appropriazione indebita, fino alla frode, al trucco del galeotto di professione"
  
Mussolini si presentò come l'uomo nuovo contro la Casta, il moralizzatore, l'uomo della legalità; e di fatto il legalitarismo fu uno dei suoi cavalli di battaglia: non è un caso che le sue prime squadracce fasciste furono composte da giovani rivoluzionari di sinistra e anche qualche anarchico con idee molto confuse. 
 
Riuscì a canalizzare il disagio dei giovani verso di sé con grande astuzia. Poi quando andò al Potere, ovviamente, se ne sbarazzò. Ma questa è un'altra storia.
 
Nel 1922 ci fu la caduta, a causa dei fatti di Cremona, del secondo Governo provvisorio. Vi riporto uno stralcio del discorso di Mussolini, ultimo da deputato. Notate come si erge a difensore delle Istituzioni e in particolar modo del potere giudiziario:
 
"Finalmente, onorevole Facta! io vi dico che il vostro ministero non può vivere, perché ciò è indecoroso anche dal semplice punto di vista umano; il vostro ministero non può vivere, o meglio vegetare, o meglio ancora trascinare la sua vita, in grazia della elemosina di tutti coloro che vi sostengono, come la tradizionale corda sostiene il non meno tradizionale impiccato.
Del resto, le vostre origini sono là ad attestare il carattere del vostro ministero. Io scommetto che il primo ad essere sorpreso di diventare presidente del Consiglio, siete stato precisamente voi.
Tutti ricordano che alla vigilia della conferenza di Genova occorreva che l'Italia avesse un governo qualsiasi: così è sorto il Gabinetto Facta, il quale si è messo in una situazione di necessità. Ma noi, on. Facta, almeno teoricamente, abbiamo cercato di superare la contraddizione che ci tormenta tra il volere l'autorità dello Stato e il compiere spesso delle azioni che certamente non aumentano la forza di questa autorità.
Ed io deploro, on. Facta, le misure che avete prese contro i funzionari che rappresentavano il Governo a Cremona; perché quei funzionari hanno seguito le vostre direttive. Se non hanno ordinato di fare fuoco contro i dimostranti fascisti, evidentemente è perché voi, e giustamente, siete contrario ad ogni effusione di sangue.
 
Non dovevate soprattutto punire il rappresentante del potere giudiziario a Cremona, quando quei funzionari meritavano il vostro plauso.
Ed anche il vostro discorso non può piacere agli uomini che siedono da questa parte della Camera.
Il punto centrale del vostro discorso è stato un aspro richiamo alla magistratura, un aspro richiamo ai funzionari in genere; con ciò avete dato l'impressione che gli organi esecutivi dell'autorità dello Stato siano insufficienti, deficienti o complici di una delle fazioni che lottano attualmente nel paese.
Io devo dire invece che la magistratura italiana è ancora una delle poche gerarchie statali contro le quali sia assai difficile elevare critiche fondate, e che non partano da presupposti di ordine personale o di partito. E poi il Governo ha l'obbligo di coprire i suoi funzionari, di assumere esso le sue responsabilità. Il generale non punisce l'ultimo caporale. Ci sono altri elementi di critica contro il Governo Facta, da parte nostra, e per la politica finanziaria e per la politica estera.
 
D'altra parte la Camera deve prendere atto che il fascismo parlamentare, uscendo, come fa in questo momento, dalla maggioranza, compie un gesto di alto pudore politico e morale. Non si può essere parte della maggioranza, e nello stesso tempo agire nel paese come il fascismo è costretto per ora ad agire.
Il fascismo risolverà questo suo intimo tormento, dirà forse fra poco se vuole essere un Partito legalitario, cioè un Partito di governo, o se vorrà invece essere un Partito insurrezionale, nel qual caso non potrà più far parte di una qualsiasi maggioranza di governo, ma probabilmente non avrà neppure l'obbligo di sedere in questa Camera.
Questo che io ho chiamato equivoco fascista, sarà risolto dagli organi competenti del nostro Partito.
Ora, date queste mie dichiarazioni, voi comprendete subito che il problema della successione ci preoccupa fino ad un certo punto.
Io vi dichiaro con molta schiettezza che nessun governo si potrà reggere in Italia quando abbia nel suo programma le mitragliatrici contro il fascismo. Io non so neanche se questo sarà possibile, perché potrebbe darsi, anche per uno di quei paradossi assai frequenti nella politica e nella storia, che il Gabinetto il quale sorgesse sotto auspici e con origini nettamente antifasciste, fosse costretta a fare verso di noi una politica di grande liberalismo, perché il non farla gli procurerebbe assai maggiori noie.
 
D'altra parte, noi nel paese abbiamo forze molto numerose, molto disciplinate, molto organizzate. Se da questa crisi uscirà un governo che risolva il problema assillante, angoscioso nell'ora attuale, cioè il problema della pacificazione, inteso come una normalizzazione dei rapporti fra i diversi partiti, noi lo accetteremo con animo lieto, e cercheremo di adeguare tutti i nostri gregari alla necessità, sentita, del resto, intimamente da parte della nazione, alla necessità di ordine, di lavoro e di disciplina. Ma se, per avventura, da questa crisi che ormai è in atto, dovesse uscire un governo di violenta reazione antifascista, prendete atto, onorevoli colleghi, che noi reagiremo con la massima energia e con la massima inflessibilità. Noi, alla reazione, risponderemo insorgendo.
 
"Io debbo, per debito di lealtà, dirvi che dei due casi che vi ho testé prospettati, preferisco il primo, e per ragioni nazionali e per ragioni umane. Preferisco cioè che il fascismo, che è una forza, o socialisti, che non dovete più ignorare, e non dovete nemmeno pensare di distruggere, arrivi a partecipare alla vita dello Stato attraverso una saturazione legale, attraverso una preparazione alla conquista legale. Ma è anche l'altra eventualità, che io dovevo, per obbligo di coscienza, prospettare, perché ognuno di voi, nella crisi di domani, discutendo nei gruppi, preparando la soluzione della crisi, tenga conto di queste mie dichiarazioni, che affido alla vostra meditazione e alla vostra coscienza. Ho finito". Mussolini(19 Luglio del 1922)
 

Questo articolo è solo un invito alla riflessione. E' in momenti come questi che proliferano i populismi e diciamolo francamente: si afferma un fascismo dal volto sorridente ad ispirazione popolare. E i giornali squadristi che vanno ora di moda tra i giovani sono molto pericolosi perché non fanno che rafforzare questa mentalità. Eppure Sciascia ci aveva messo in guardia.

 

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