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Altre due impiccagioni in Giappone: è polemica sulla pena di morte

Altre due esecuzioni in Giappone, dove le condanne a morte eseguite sotto il governo del premier Yoshihiko Noda salgono a quota cinque.

Le due impiccagioni sono le prime disposte dal nuovo ministro della giustizia Makoto Taki che ha poi rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti: "Ho firmato i documenti per autorizzare le esecuzioni dopo l’esame attento dei casi. Come ho detto quando ho assunto la carica, a meno di incertezza circa la colpevolezza, un Ministro della Giustizia deve rispettare il processo e la decisione del tribunale". Infatti, in giugno, ad inizio mandato aveva affermato che nel caso fosse stato necessario, non avrebbe esitato a confermare le sentenze capitali. Le ultime tre impiccagioni risalivano al 29 marzo, firmate dall’allora Guardasigilli Toshio Ogawa. In passato ben quattro ministri della giustizia si erano rifiutati di mandare al patibolo condannati per proprie convinzioni personali.

I due detenuti giustiziati sono: Junya Hattori, 40 anni, condannato nel 2009 per lo stupro e l’uccisione di una studentessa, e Kyozo Matsumura, 31 anni, che assassinò due familiari nel 2007. Nel braccio della morte sono ancora 130 i detenuti che sperano nella grazia.

Un passo indietro da parte del governo nipponico visto che nel 2011 non era stata eseguita nessuna condanna. Amnesty International Japan, attraverso il segretario generale Hideki Wakabayashi ha espresso il proprio disappunto per quanto accaduto: "Soprattutto se si considera che nel 2011 non ci sono state esecuzioni: è veramente un peccato che il governo dei Democratici di Noda non riesca ad allinearsi ai dominanti orientamenti internazionali, visti, da ultimo, i passi in avanti sul tema fatti anche da Paesi come la Mongolia".

L’ex Guardasigilli Ogawa aveva soppresso un gruppo di studio, interno al Ministero, sull’opportunità di cancellare la pena di morte sostenendo che se ne fosse già discusso abbastanza. L’attuale Ministro Taki ha confermato la decisione sostenendo: "Io stesso ho partecipato al dibattito sulla pena di morte. Essendoci sia vantaggi che svantaggi, credo che non dovremmo abolire la pena capitale in questa fase".

Nel frattempo, la Federazione giapponese delle Associazioni forensi ha rilasciato un comunicato in cui chiede ufficialmente la sospensione di tutte le esecuzioni, riaprendo il dibattito parlamentare.

La notizia dell’esecuzione avviene proprio nel giorno in cui l’associazione per i diritti umani “Nessuno tocchi Caino” presentava il proprio rapporto sulla situazione della pena di morte nel mondo. Giappone e Stati Uniti sono le uniche nazioni del G8 in cui ancora viene eseguita la pena capitale. Secondo Amnesty International sono in totale 57 le nazioni in cui ancora persiste la condanna a morte, mentre sono 141 i paesi che, di fatto o per legge, l’hanno abolita. Resta il problema che, dove non sia stata messa per iscritto, possa ancora essere emessa. 

 

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