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AgoraVox: un semplice grazie, Picci

Spesso mi viene chiesto se sono sempre d’accordo con le cose che pubblichiamo. La risposta è abbastanza ovvia: no. Vorrebbe dire, infatti, essere d’accordo, potenzialmente, con l’Italia intera in tutte le sue sfaccettature. Ma questo non essere d’accordo e confrontarsi ogni giorno con idee diverse è stato un allenamento che consiglierei a chiunque, soprattutto in questi mesi, anzi, direi anni.

AgoraVox, in questi tre anni, è stata un’esperienza che mi ha aperto tanti mondi, a volte rafforzando quelle che sono le mie convinzioni, altre mettendo l’accento su punti di vista che spesso ci sfuggono ma permettendomi sempre di riuscire a mantenere la mente aperta e una visione su quelli che erano i diversi atteggiamenti rispetto ai fatti più disparati. Ovviamente non sono mancate le “incazzature”.
 
Ma il punto è un altro, ovvero l’idea iniziale di questo progetto di giornalismo partecipativo e, ovviamente, la condivisione di queste incazzature e di questo progetto. Chi ci legge sa che a creare AgoraVox è stato, in Francia, Carlo Revelli, italiano trapiantato da una vita, ormai, a Parigi, ma a portarlo in Italia e farlo crescere è stato un ragazzo all’epoca 26enne, che a Parigi c’era per un dottorato - ma forse più perché la vita spesso ti dà indicazioni alle quali è difficile non dar seguito - e aveva un po’ di idee non male in testa. Quel ragazzo si chiama Francesco Piccinini.
 
Da tre anni Francesco è direttore di AgoraVox. Tre anni, ci permettiamo di dirlo senza falsa modestia, di enormi soddisfazioni e crescita costante di cui gran parte dei meriti sono senza dubbio suoi, che ha saputo dar corpo, sviluppare e ampliare questo progetto giorno dopo giorno, difficoltà dopo difficoltà. Non è piaggeria e lui lo sa.
 
Ma perché queste righe proprio oggi?
Beh perché da oggi Francesco parte per un nuovo viaggio, prenderà le redini di un altro progetto. Alla faccia dei cervelli che fuggono e le intelligenze all’estero, ecco un cervello che torna.
 
Insomma, Francesco da oggi non è più direttore di AgoraVox Italia. Formalmente, almeno, non lo è più, ma per la redazione, e non solo, sarà sempre “il direttore”. Chi ci conosce sa che lui è un pezzo importante del giornale, ma in tanti sanno anche che il giornale è un pezzo importante del Picci.
 
Insomma non è facile trovare le parole per riassumere tre anni di lavoro gomito a gomito e le condivisioni di gioie e incazzature di cui sopra (i 12 anni di amicizia fanno vita a sé, benché siano intersecati a questa storia).
 
AgoraVox ci ha in parte cambiato la vita, a me senz’altro, e Francesco sa che è l’artefice di questo cambiamento. I ringraziamenti riescono sempre a essere un po’ stantii anche quando sono fatti col cuore, ma la mediazione di un foglio word e di una tastiera, in qualche modo li filtrano sempre.
 
AgoraVox continuerà a essere un punto fermo per chiunque abbia una storia da raccontare e un punto di vista da dare. Questo doveva essere nei nostri progetti, questo è e questo, speriamo, sarà. Tanto sappiamo che se qualcosa cominciasse a cambiare nella sostanza del progetto ci sarà un rompiscatole che da Roma alzerà il telefono, o più semplicemente si intrufolerà in conversazioni Skype, e pazziann’ e rirenn’ dirà cosa non va...
 
Bonne chance Fra e fa’ attenzione... ovviamente parlo dei pranzi romani!


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