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Addio a Stefano Rosso

Morto oggi a Roma il cantautore romano Stefano Rosso, autore della celebre "Una storia disonesta". Avrebbe compiuto 60 anni il 7 Dicembre.

Autore poco conosciuto, passa alla storia come l’autore del celebre stacchetto: "Che bello, due amici, una chitarra e uno spinello". Una delle prime canzoni, se non la prima, ad aver affrontato il tema della legalizzazione dello spinello. Canzone ironica, provocatoria che gli Arpioni hanno recentemente riportato nelle classifiche dimostrando l’attualità del pezzo, musicalmente e intellettualmente.

Cominciò la sua carriera con il fratello creando il Duo Romolo e Remo cantando la canzone "Io, Vagabondo". Iniziò presto però ad esibirsi da solo arrivando nella metà degli anni ’70 a lavorare con artisti come Baglioni e Morandi per i quali partecipò anche a trasmissioni televisive. Un primo successo arrivò quindi con il 45 giri "letto 26" nel quale racconta della sua degenza in un ospedale. Pochi mesi dopo arriva il successo con la già citata "Una Storia Disonesta" con la quale vinse nel 1977 il Telegatto. Sarà il suo acme, a cui farà seguire l’album "E allora senti cosa fo’", dove ripropone il brano "letto 26" e dedicando una canzone a Giorgiana Masi, "Bologna ’77", dimostrando ancora le sue convinzioni.

Quest’album segnerà però il declino, almeno dal punto di vista delle vendite, dell’artista, che in seguito ad un boicottaggio da parte dell’RCA, sua casa discografica, con conseguente rescissione non riuscirà più a cavalcare l’onda del successo. Ci tenterà presentandosi a Sanremo nel 1980 con la canzone "L’Italiano" ma il successo non arriverà. Né con questo, nè con i due seguenti album.


Rosso, deluso in amore come dallo scarso rendimento della sua arte, si arruolerà quindi nella legione straniera dalla quale tornerà nel 1985 proponendosi con due nuovi album... Non riuscirà nemmeno questa volta a ripetere il successo ottenuto a fine anni ’70... Smetterà quindi di incidere, almeno per una decina di anni, senza però rinunciare a serate e concerti, in cui tutta la sua arte tra la canzone popolare e il country-folk americano, la sua voce ironica e colloquiale, i suoi testi sempre ironici e mai banali risulteranno sempre vincitori...

E allora senti cosa fo’, due amici, una chitarra e uno spinello...

Dedicato a te Stefano....

Che sei volato in Braccio a Dio, tra i papaveri e il treno, perchè lassù è il posto tuo...

Commenti all'articolo

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.84) 17 settembre 2008 10:17
    Francesco Raiola

    Molto interessante, anche perché è un autore non propriamente conosciuto "dalle grandi masse"...

  • Di Jvan Sica (---.---.---.64) 17 settembre 2008 15:01
    Jvan Sica

    Stefano Rosso me lo ha fatto scoprire mio papà da ragazzino con un disco di vinile senza custodia che viveva affiancato ad uno di Riccardo Cocciante. Da quel momento le sue canzoni hanno punteggiato buona parte della mia vita e quando c’erano serate in cui dovevo cantare in pubblico, che sò in qualche recita per bambini, chiedevo sempre una canzone di Stefano anche per fare l’alternativo. Ho canatato "E allora senti cosa fò" vestito da indiano metropolitano e "Storia di ragazzi innamorati pazzi" con in testa un cilindorne troppo grosso.

    Qualche anno fa contattai Stefano via mail chiedendogli il cachet per una serata che volevamo organizzare al mio paese. Nella mail scrissi che avevamo un piccolissimo budget ma tanta voglia di vedere un suo concerto. Ci rispose subito dicendo che per quattro soldi sarebbe venuto, però dovevamo farlo pernottare, bere e divertire insieme a noi almeno per due giorni. Questo era Stefano Rosso e non si può aggiungere altro.

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