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Acqua: tutto pronto per la volata in borsa

La Protezione Civile di Bertolaso non conosce crisi e assume impiegati. Nel nord, sta nascendo, in questi giorni, un colosso multinazionale che controllerà la gestione di acqua, luce e gas. Un colosso fatto di fusioni.

Iride, multiutility nata dall’integrazione tra l’azienda elettrica ex municipale di Torino e l’azienda acqua e gas ligure e il fondo italiano per le infrastrutture F2i promosso dalla Cassa Depositi e Prestiti (1,8 miliardi di euro di capitalizzazione, sottoscritti in gran parte da banche, fondazioni bancarie e casse previdenziali). La Generali detiene direttamente ed indirettamente, dal 20 maggio scorso, una partecipazione del 2,044% nel capitale di Iride. Lo si apprende dalle comunicazioni societarie alla Consob rese note oggi, dalle quali risulta che lo 0,116% è detenuto tramite Augusta Vita, lo 0,568% tramite Genertellife, lo 0,085% tramite Ina Assitalia, lo 0,022% tramite La Estrella Sa de Seguros y Reaseguros, lo 0,022% tramite Banco Vitalicio de Espana, lo 0,250% tramite Alleanza Toro, lo 0,149% tramite Fata Assicurazioni Danni, lo 0,023% tramite Fata Vita e lo 0,342% tramite Genertel.

F2I Fondi Italiani per le Infrastrutture SGR S.p.A. è una società italiana di gestione del risparmio, titolare del Fondo F2I destinato a effettuare investimenti nel settore delle infrastrutture. Pur parlando di fondi fondi italiani per le infrastrutture pubbliche, tale fondo è totalmente controllato da,

    Istituti Bancari - 33.91%

    Casse Previdenzali - 24.24%

    Fondazioni Bancarie - 23.87%

    Assicurazioni - 9.45%

    Istituzioni Finanziarie dello Stato - 8.10%

    Sponsor e Management - 0.43%

Il presidente dei Fondi per le Infrastrutture Sgr Spa è Ettore Gotti Tedeschi, vecchio banchiere, nonché, attuale presidente dello Ior, la Banca Vaticana. Amministratore delegato di F2I è Vito Gamberale, una carriera nell’ombra tra Eni, Autostrade Italia, Benetton, Banca Intesa e qualche problema durante Mani Pulite, poi assolto. Un management che desta sospetti viste le cariche che i vertici F2I coprono contemporaneamente, e considerando le appartenenze sociali dei personaggi: Opus Dei e Compagnia delle Opere. Insomma, l’acqua vola in borsa, per farla volare in borsa la privatizzazione era d’obbligo. È infatti previsto il lancio di un’offerta pubblica di acquisto totalitaria volontaria su Mediterranea delle Acque al prezzo di 3 euro per azione, attraverso una società contenitore, la San Giacomo Srl. Tra queste, anche le azioni della multinazionale francese Veolia.

Quando Tanzi ebbe l’idea del ’’Fresco Blu’’, i suoi nuovi amici politici crearono una legge ad hoc che gli permise la vendita del latte a scadenza di otto giorni. I nostri imprenditori hanno l’idea di far quotare l’acqua in borsa? (sarà poi la volta dell’ossigeno? ) E Ronchi crea la legge ad hoc che glielo permetterà. Una legge contro la quale l’Italia si sta mobilitando in una raccolta firme per un referendum abrogativo. Sulla piramide della privatizzazione e vendita dell’acqua pubblica in Italia, Iride occupa i primi piani della base; a dar vita a tutta la filiera è la Suez Environment, secondo gruppo mondiale nel campo della gestione delle acque e dei rifiuti francese. Gruppo mondiale con il quale il nostro governo a stretto rapporti e affari.

Facciamo un esempio pratico.

Nel settore idrico il Gruppo Acea è il principale operatore nazionale con un bacino di utenza di oltre 8 milioni di abitanti. Il Piano industriale 2010-2012 prevede il consolidamento della leadership nel mercato idrico italiano, con un target al 2012 di circa 8,7 milioni di clienti serviti. È gestore del servizio idrico integrato – acquedotto, fognatura e depurazione – negli ambiti territoriali ottimali di Roma e Frosinone e delle rispettive province. È presente, inoltre, in altre aree del Lazio, in Toscana, Umbria e Campania. Nel nord sta appunto nascendo Iride. Dentro un marchio una serie di altre scatole contenenti altrettanti gruppi. Naturalmente la privatizzazione dell’acqua e il conseguenziale aumento del suo costo aumenterà il loro business. Non bastava un gruppo a gestire le acque pubbliche italiane? E in quale modo la concorrenza sul mercato produrrà l’abbattimento del costo se tutti questi gruppi son legati tra loro?

«Il caso di Iride, in questo senso, è particolarmente indicativo, visto che il gruppo partecipato da Genova e Torino, oltre che di Mediterranea Acque è anche socio di Acque Potabili (a sua volta detenuta da “Acque Potabili S.p.A. con sede in Torino, Acquedotto di Savona S.p.A. con sede in Savona, Acquedotto Monferrato S.p.A. con sede in Torino e da Acque Potabili Siciliane S.p.A. con sede in Palermo”) e sta completando un processo di fusione con Enìa, la multiservizi emiliana quotata a Piazza Affari, nata dalla fusione delle S.p.A. delle province di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Iride ed Enìa insieme definirebbero un asse “padano occidentale” con 4 miliardi di capitalizzazione di borsa e 2,5 milioni di “clienti” solo per il servizio idrico, senza contare le quote di cittadini palermitani portati in dote da Iride e di Enna portati in dote da Enìa. Con il rafforzamento di Mediterranea Acque, si dovrebbero quindi accorpare tutte le gestioni idriche tra Piemonte, Liguria, Emilia, Sicilia, più la campagna di shopping finanziata da F2i».

«La notizia dell’aggregazione annunciata tra Iride e il fondo F2i riporta all’attenzione l’assoluta necessita’ di forti investimenti nel servizio idrico integrato», è invece il commento di Stella Bianchi della segreteria del Pd, convinta che «solo una gestione industriale efficiente» possa «garantire qualita’ del servizio, accesso per tutti, equita’ delle tariffe, gestione sostenibile della risorsa acqua che elimini sprechi e usi impropri». Allo stesso modo, rileva la responsabile Ambiente del partito, e’ «indispensabile una forte regolazione e controllo pubblico, con l’istituzione di una autorita’ nazionale di garanzia compartecipata da Stato e regioni, che e’ al centro della proposta complessiva di riforma del servizio idrico integrato che il Partito Democratico presentera’ nei prossimi giorni».

Se la crisi sembra distruggere piccole e medie imprese in Italia, creando un forte aumento della disoccupazione, non più soltanto giovanile, ma anche tra i senior, con licenziamenti ad un passo dalla pensione, le multinazionali sembrano godere di ottima salute. Queste multinazionali hanno un vertice molto ristretto, gran parte del lavoro viene svolto tramite fiduciarie all’estero. In questo modo controllarle risulta impresa ardua per chiunque e il lavoro viene trasferito altrove.

 

(fonte Consob, Forum F2I)

Commenti all'articolo

  • Di Elia Banelli (---.---.---.40) 1 giugno 2010 10:49
    Elia Banelli
    Finalmente qualche articolo dettagliato e con "informazioni", non le solite pelose opinioni personali dei blogger che non interessano nessuno. 
    Perfettamente d’accordo con Stella Bianchi. Il problema è anche valutare la qualità dell’authority pubblica "indipendente". 
  • Di Il Gufo (---.---.---.186) 2 giugno 2010 02:22

    Non si preoccupi, le premesse sono ottime visto l’encomiabile lavoro delle varie Autority italiane: pensiamo alle autostrade senza asfalto drenante ma sempre più care, all’energia "liberalizzata" in mano allo stesso grande player, delle comunicazioni non parlo per amor di patria...
    Dopo tutti questi esempi storici di privatizzazioni che fanno danni al patrimonio pubblico ("pelose opinioni di blogger" secondo la sua risibile opinione) sostiene che sia necessario "valutare la qualità dell’authority pubblica "indipendente"".
    A parte che non vuol dire assolutamente niente (cos’è la "qualità" di un’autorità? I suoi poteri? L’eloquio dei dirigenti? Lo stile del logo? Mi illumini...) nell’articolo c’è scritto che, data la proprietà multinazionale delle società di gestione "controllarle risulta impresa ardua".
    Delle due l’una: non l’ha capito o non l’ha letto.
    C’è anche la terza via: credere che il mercato si regoli da solo, per magia.
    E che per magia alcuni siano sempre più ricchi e gli altri progressivamente più poveri (di acqua in questo caso).
    The magic of the marketplace. Proprio un bel gioco di prestigio.

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