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Accorinti, il PD e i ricorsi "sbagliati"

Renato Accorinti adesso è ufficialmente sindaco di Messina per 5 anni. Sparisce la spada di Damocle del ricorso presentato da alcuni cittadini, in realtà quasi tutti candidati nelle liste di Felice Calabrò (candidato PD) o designati assessori da quest'ultimo.

A seguito dell'elezione del 24 giugno 2013, i suddetti non-eletti, da cittadini (non da diretti interessati, eh!), presentarono ricorso a seguito della mancata elezione di Felice Calabrò al primo turno per soli 59 voti. Quest'ultimo, tra l'altro, si dichiarò ignaro di tale ricorso. Si sa, Scajola ha fatto scuola...

Un piccolo stralcio delle motivazioni della sentenza (qui l'integrale).

“I ricorrenti mirano ad un nuovo scrutinio sezionale, ma non riescono a dimostrare che dagli affermati vizi di verbalizzazione delle sezioni, con la conseguente assegnazione di voti da parte dell’Ufficio centrale ai candidati alla carica di sindaco, sia effettivamente derivata una alterazione del risultato elettorale”: questo uno dei passaggi fondamentali della motivazione con cui il Tar di Catania ha rigettato il ricorso.

Invece sul ricorso numero di registro generale 1738 del 2013, proposto da Alessia Currò, Giovanna Venuti, Giovanni Crocivera per l’annullamento dell’atto di proclamazione alla carica di Sindaco del Comune di Messina del 25.06.2013, il Collegio ha ritenuto di dover dichiarare inammissibili, per difetto di interesse, sia il ricorso principale che quello per motivi aggiunti, nella parte in cui i ricorrenti agiscono nella veste di candidati (non eletti) al consiglio comunale, osservando che “nella veste di candidati i ricorrenti non hanno interesse processualmente rilevante ad agire, considerato che con il ricorso vengono fatte valere solo censure che, ove accolte, non porterebbero alla loro elezione a consiglieri, ma solo all’annullamento della proclamazione del Sindaco Accorinti, ed alla proclamazione, al primo turno, dell’altro candidato a Sindaco, Avv. Calabrò”.

Dalle motivazioni della sentenza si evince il “pasticcio” di documenti prodotti dai ricorrenti, in particolare da Giovanna Venuti, e la genericità delle accuse.

Nel dettaglio il Collegio scrive: “Sia il ricorso principale che quello per motivi aggiunti vanno dichiarati inammissibili, per genericità delle censure fatte valere; per cui può prescindersi dall’esame del ricorso incidentale. I ricorrenti affermano, in relazione alle lacune riscontrate nei verbali di sezione relativi al primo turno, che i voti assegnati ai candidati alla carica di Sindaco non possono essere considerati attendibili, e chiedono pertanto, indicando una serie di sezioni, il riconteggio dei voti, previa acquisizione quanto meno delle tabelle di scrutinio non acquisite dalla commissione elettorale".

Motivazioni insufficienti, dunque. Non basta dire “abbiamo perso per 59 voti” per ricontare le schede.

Ricorso comunque legittimo, si può dire. A questo punto però scatta una riflessione, anche in relazione alle precedenti elezioni del 2008 - che decretarono la vittoria di Giuseppe Buzzanca (PDL) - ove le stranezze sembravano decisamente più evidenti.

A dir poco clamoroso il caso di Mariano Rossello, candidato Italia dei Valori (lista allora collegata a Francantonio Genovese, PD), il quale risultò avere ottenuto zero voti nonostante giurò di avere votato per se stesso al seggio elettorale.

A questo punto sorge spontanea la domanda: come mai in quel caso il PD, nella persona di Francantonio Genovese, non presentò ricorso? Forse per la sua innata dote all'inciucio con il centrodestra (e successivamente anche con i grillini)? Forse perchè in fondo l'elezione di Buzzanca non dispiaceva così tanto al centrosinistra? D'altronde lo scandalo Formazione sembrerebbe confermare ciò.

È vero, non ho le prove per affermarlo. Ma al PD tanto è bastato per presentare un ricorso contro Accorinti anziché contro Buzzanca. Il sottoscritto invece si limita a porre una ancor più legittima domanda.

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