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Accordo Italia Libia: dilettanti in gita sahariana

Ebbene si, l’uomo non si smentisce mai. Tantomeno il suo staff. La firma del trattato di amicizia e cooperazione fra Italia e Libia è stata la solita sommatoria di slogan, battute e sorrisi con gaffe e svarioni procedurali e legislativi alle quali ci ha abituato Silvio Berlusconi e la sua corte di cicisbei più attenti “all’effetto che fa” (sui media) che agli “effetti che produce” (nella realtà). 

Ebbene si, l’uomo non si smentisce mai. Tantomeno il suo staff. La firma del trattato di amicizia e cooperazione fra Italia e Libia è stata la solita sommatoria di slogan, battute e sorrisi con gaffe e svarioni procedurali e legislativi alle quali ci ha abituato Silvio Berlusconi e la sua corte di cicisbei più attenti “all’effetto che fa” (sui media) che agli “effetti che produce” (nella realtà). Ebbene si, anche il colonnello Gheddafi non si smentisce mai. Media e tenda nel deserto, the alla menta e sorrisi abbaglianti sotto gli occhiali da sole e la solita capacità del mercante sahariano di vendere l’invendibile, di strappare all’interlocutore l’incedibile. Ieri, il leader di Tripoli aveva sostenuto che nell’accordo italo-libico vi fosse l’impegno dell’Italia a non concedere l’uso delle basi Nato sul proprio territorio nel caso di un eventuale attacco contro lo stato nordafricano.


E oggi, il portavoce dell’Alleanza James Appathurai ha precisato che le parole pronunciate ieri dal ministro degli Esteri Franco Frattini (’’L’Italia rispetterà tutti gli impegni e obblighi internazionali’’) sono bastate per allontanare ogni dubbio e ribadire la piena fiducia nel nostro Paese. Contenti loro. Anzi, no. Nelle 24 ore di panico totale che devono aver passato alla Farnesina qualche testa, probabilmente, deve aver iniziato a traballare. Perché lo svarione di aver inserito un “codicillo” nel trattato che smentisce e nega una delle norme fondamentali del trattato Nato non è certo cosa da poco. Anche se il colonnello ha garantito un canale preferenziale per petrolio e gas. E questo deve aver pesato con l’incubo di un’escalation nel conflitto Russia Georgia. Ma non abbastanza. Non per la Nato e soprattutto non abbastanza per l’alleato statunitense già irritato per le posizioni assunte proprio dall’Italia sulla Russia in queste settimane.

Che in ambiente Nato la cosa non sia stata presa bene lo testimonia quello che ha dichiarato ieri a caldo il generale Fabio Mini, ex comandante dell’Alleanza in Kosovo: «Se davvero nell’accordo di amicizia tra Italia e Libia fossero state indicate esplicitamente le basi Nato e Usa, sarebbe un fatto grave, soprattutto da un punto di vista di principio. Una violazione del Trattato Nato». Alla Farnesina e Palazzo Chigi deve essere iniziata la caccia al responsabile. E una corsa frenetica per rassicurare Nato e Washington. La domanda è semplice: chi ha steso l’accordo? Chi non si è accorto che andava direttamente in conflitto con il patto atlantico? Domanda a cui non avremo risposta, ovviamente. Tanto l’effetto voluto è stato già ottenuto: una bella foto di gruppo con Berlusconi in doppio petto e Gheddafi in turbante. Che si vuole di più?

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