Abuso di sostanze e adolescenti: un test per valutare la predisposizione
Questo metodo potrebbe essere utilizzato per indirizzare le risorse verso i giovani più vulnerabili, per prevenire una possibile dipendenza.
Analisi di risonanza magnetica funzionale potrebbero aiutare a capire se un giovane è predisposto a sviluppare disturbi legati all’uso di sostanze. Lo afferma uno studio condotto da Brian Knutson della Stanford University e Christian Büchel dello University Medical Centre Hamburg-Eppendorf, descritto su Nature Communications.
Lo studio si è concentrato sul comportamento di ragazzi che esprimono il tratto della personalità noto come novelty seeking (ricerca della novità). Le persone che presentano questa caratteristica hanno un’accentuata tendenza all’esplorazione, sono curiose e impulsive, si annoiano facilmente e hanno un’alta propensione al rischio. In alcuni casi, queste caratteristiche assumono connotazioni negative: l’obiettivo dello studio era proprio quello di capire quando i comportamenti diventano distruttivi.
I ricercatori hanno utilizzato un test che viene normalmente usato per indagare il meccanismo della ricompensa, uno dei circuiti cerebrali coinvolto nei disturbi legati alle dipendenze. Il test, detto Monetary Incentive Delay Task (MID), è stato messo a punto dallo stesso Knutson nel 2000 e permette di studiare l’attività cerebrale durante le diverse fasi del processo di ricompensa, come per esempio durante la fase di anticipazione. In pratica, tramite la risonanza magnetica funzionale si cerca di capire quali aree del cervello vengono attivate quando immaginiamo di ottenere un premio.
Nello studio descritto su Nature Communication, ai ragazzi è stato chiesto di giocare a un videogioco, mentre veniva scansionata la loro attività cerebrale. All’inizio di ogni turno è stato detto loro quale punteggio raggiungere per vincere e che questo punteggio sarebbe poi stato convertito in denaro.
Si sa che, per la maggior parte delle persone, il pensiero anticipatorio è sufficiente ad attivare i centri della ricompensa e che nei giovani la risposta è ridotta rispetto agli adulti: questo esperimento ha dimostrato che nei ragazzi che fanno uso di sostanze l’attivazione dei circuiti è inferiore rispetto a quanto avviene nei ragazzi che non hanno disturbi.
I dati utilizzati sono stati ricavati dal progetto IMAGEN Europe, che indaga l’influenza di fattori biologici, psicologici e ambientali sullo sviluppo del cervello e della salute mentale negli adolescenti. È stato possibile confrontare le analisi della risonanza magnetica e i comportamenti di un ampio campione di adolescenti, a distanza di due anni. I ricercatori si sono concentrati su 144 ragazzi che a 14 anni avevano dimostrato di avere un marcato tratto della personalità novelty seeking (metà di questi, due anni più tardi, avevano sviluppato la tendenza a fare uso di sostanze, mentre l’altra metà includeva ragazzi che non avevano disturbi). Le sostanze comprendevano fumo di sigaretta, alcol e cannabis, solo raramente droghe pesanti.
Analizzando il modo in cui il cervello reagisce all’anticipazione in questi due gruppi di adolescenti, i ricercatori sono riusciti a prevedere correttamente la tendenza all’abuso in circa due terzi dei casi, sulla base delle analisi di risonanza magnetica. Secondo gli autori dello studio, l’applicazione di questo metodo ha un valore simile a quello degli strumenti usati nella psicologia tradizionale e potrebbe essere utilizzata per indirizzare le risorse verso i giovani più vulnerabili. Knutson ha anche spiegato che non si sa quale sia la causa di questa differenza, anche se probabilmente si tratta di una combinazione di fattori ereditari e ambientali.
Crediti immagine: Chuck Grimmett, Flickr
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