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Abruzzo: lo scandaloso cratere della vergogna

Fin dove arriva la mano dell’uomo quando c’è odore di denaro? Vi sono limiti che non si valicano? Muri che non si abbattono? La risposta, in ogni caso, è "no".

Abruzzo: lo scandaloso cratere della vergogna

L’uomo fiuta l’odore del denaro e non sente minimamente quello del sangue e della morte. Odora l’aria del business e poco importa se in questo business ci sono storie di vite umane cancellate dal mondo o migliaia di famiglie gettate nella disperazione. Anzi: più vite umane sacrificate alle tragedie nazionali, più denaro che vorticosamente passa di mano in mano.
Ne è un esempio, lampante quanto degenerato, tutto ciò che è accaduto ed accade ancora dacché la terra ha tremato in Abruzzo, quell’ormai noto 6 Aprile del 2009.
 
C’è chi si è fregato subito le mani, pochi minuti dopo la scossa assassina. Ridendo al cellulare in previsione di guadagni favolosi – leciti o meno – a portata di mano.

C’è chi ha messo il piede nell’accelleratore per sfruttare al massimo sia la pena di una nazione annichilita da tanto strazio umano, sia le risorse economiche che il tesoro mette prontamente a disposizione quando bisogna correre e presto ai ripari.

Per alcuni, le disgrazie degenerano in tragedia. Per altri diventano ulteriore fonte di guadagno. E’ il male incurabile dei nostri tempi. Nulla arresta l’infernale carrozzone di chi specula, anche e sopratutto, sul sangue umano.

Subito dopo il sisma, un nuovo terremoto ha riempito cronache e telegiornali. E’ il terremoto delle informazioni, degli accadimenti, degli abusi scoperti troppo tardi, dei crolli che potevano essere arginati, del denaro che ha cominciato a fluire: non certo per le ricostruzioni, ché per quelle – semmai – c’è tempo.

Il terremoto in parallelo a chi ha assaggiato il fango delle tendopoli d’inverno e l’assurda constatazione che molte cose si potevano evitare: morti in testa.

E’ il terremoto che parla di denaro, appalti, speculazioni. Quello che tocca molti imprenditori e politici, avvezzi ormai solo al miglior guadagno seppur a cagione della sicurezza e serenità nazionale.

Un terremoto questo, che fa vacillare chi pensa che ancora ci sia da qualche parte un qualche senso di umanità, prima di tutto. E che è costretto a rendersi conto che umanità, sempre meno spesso fa rima con politica ed imprenditoria.

Le cose, i fatti. Gli argomenti, gli accadimenti del post sisma in Abruzzo sono tanti. Così tanti che spesso è bene tornare un pò indietro e rifare il punto delle situazioni. 

Una domanda ad esempio, cui nessuno mai ha dato risposta: ma quanto è stato raccolto fino ad oggi attraverso i versamenti spontanei di milioni di persone che hanno scelto la solidarietà economica per aiutare i connazionali abruzzesi? Nessuno mai ha fornito le cifre globali. Enormi. Eppure celate.

Così come sono poche le persone che ricorderanno che si è persino tentato di “abbassare” – ma solo nell’intento – di un grado la forza distruttrice della scossa di terremoto mortale, quella delle 03:32. Perchè? Perchè abbassando il grado sismico, si sarebbe potuto tagliare un bel po’ di interventi di ricostruzione di case fortemente danneggiate.

E non c’è da dimenticare il DL 39/2009 che induce ad attente riflessioni. Come quei centinaia di milioni di euro decantati a parole, ma sulla carta “promessi” al più entro 23 anni. Giusto il tempo di far morire d’età e disperazione molti degli abruzzesi che hanno perso tutto.

Ed ancora: bollette dei servizi pubblici reclamate dopo pochi mesi dal sisma. Per utenze ormai sparite: causa crollo totale dell’abitazione. O le tasse che non hanno fatto attendere il loro ritorno.
 
E come non pensare ad inchieste subito "insabbiate" su chi ha avuto in mano appalti milionari ed ha consentito - ad esempio - l’apertura di un ospedale (il San Salvatore de L’Aquila) senza verifiche e controlli di agibilità? La Impregilo s.p.a. vola in alto sui mercati azionari. Nessuno ha portato avanti un’inchiesta che non avrebbe certo resuscitato morti e riedificato mura crollate, ma di certo avrebbe dato il senso di una volontà di colpire chi ha lavorato senza alcun ritegno, pur di risparmiare.
 
Questa gente ha anche sull’anima la morte di due bimbi nel reparto pediatrico: nessuno più ne parla...

O ancora: l’esclusione di Comuni su Comuni dell’hinterland adiacente l’epicentro che, pur avendo collezionato danni su danni, non sono stati fatti rientrare nel famoso “cratere” che ha fatto gola a tutti coloro che potessero metterci un dito dentro.

49 i Comuni fatti rientrare fra quelli cui è stato riconosciuto il Diritto a rientrare nei finanziamenti per la ricostruzione. Incredibilmente alcuni altri Comuni, pur vicini l’epicentro e pur con danni subiti non di poco conto, si son visti negare l’accesso al piano di ricostruzione.

Fra questi: Sulmona, Introdacqua, Pratola Peligna, Corfinio, Raiano, Prezza, Vittorito, Roccacasale, Pettorano. Una valle intera, prossima all’epicentro, che ha subito danni. In alcuni casi i cittadini ancor oggi non possono entrare in case semidistrutte e dormono nelle strutture alberghiere o al meglio, presso parenti, in altri Paesi.

Ma nessuno che si chieda: possibile che questi Comuni, così adiacenti al luogo dell’epicentro, non sono stati fatti rientrare nel piano strategico della Protezione Civile e di conseguenza del Governo?

Possibile che, per dividersi fette maggiori di finanziamenti, qualcuno sia disposto a far finta che nulla sia accaduto nei Paesi appena elencati? 

Sì, possibilissimo. Con la stessa identica vena cinica con cui tutto il dramma del terremoto abruzzese è stato trattato come fonte di visibilità, guadagno, clientelismi e speculazioni.

Ma non stanno con le mani in mano, gli abruzzesi feriti due volte. Gridano il loro sdegno e denunciano gli accadimenti, anche se ormai giornali e tv non poggiano l’occhio affamato di scoop sulle loro rovine.

Hanno presentato ricorso, i Comuni lasciati fuori dai finanziamenti. Lo hanno fatto con lo sdegno di assurde rendicontazioni di danni mai subiti, nonostante tutto sia sotto gli occhi di chi voglia vederli.

Per “proteggere” maggiormente i fondi nazionali, la solita “cricca” ha fatto di tutto e di più. E non certo per salvaguardare il denaro allo scopo di ricostruire danni di maggiore entità. No. Il denaro doveva essere – ed è stato – salvaguardato per scopi impropri, come gli appalti facilitati, le clientele ed ulteriori speculazioni che fanno davvero rabbrividire.

Forse un giudice onesto decreterà l’assurdità di questa mutilazione. Qualcuno prenderà in carico la responsabilità di guardare oltre il denaro facile.

Quel giorno, qualcosa per tutti noi sarà cambiato. Un barlume di speranza verso una nuova realtà umana, che condivida il bene ed il male. Ma mai più in una sola direzione.

Attendiamo fiduciosi, l’esito delle istanze.

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