Abruzzo: lo scandaloso cratere della vergogna
Fin dove arriva la mano dell’uomo quando c’è odore di denaro? Vi sono limiti che non si valicano? Muri che non si abbattono? La risposta, in ogni caso, è "no".
C’è chi ha messo il piede nell’accelleratore per sfruttare al massimo sia la pena di una nazione annichilita da tanto strazio umano, sia le risorse economiche che il tesoro mette prontamente a disposizione quando bisogna correre e presto ai ripari.
Per alcuni, le disgrazie degenerano in tragedia. Per altri diventano ulteriore fonte di guadagno. E’ il male incurabile dei nostri tempi. Nulla arresta l’infernale carrozzone di chi specula, anche e sopratutto, sul sangue umano.
Subito dopo il sisma, un nuovo terremoto ha riempito cronache e telegiornali. E’ il terremoto delle informazioni, degli accadimenti, degli abusi scoperti troppo tardi, dei crolli che potevano essere arginati, del denaro che ha cominciato a fluire: non certo per le ricostruzioni, ché per quelle – semmai – c’è tempo.
E’ il terremoto che parla di denaro, appalti, speculazioni. Quello che tocca molti imprenditori e politici, avvezzi ormai solo al miglior guadagno seppur a cagione della sicurezza e serenità nazionale.
Una domanda ad esempio, cui nessuno mai ha dato risposta: ma quanto è stato raccolto fino ad oggi attraverso i versamenti spontanei di milioni di persone che hanno scelto la solidarietà economica per aiutare i connazionali abruzzesi? Nessuno mai ha fornito le cifre globali. Enormi. Eppure celate.
O ancora: l’esclusione di Comuni su Comuni dell’hinterland adiacente l’epicentro che, pur avendo collezionato danni su danni, non sono stati fatti rientrare nel famoso “cratere” che ha fatto gola a tutti coloro che potessero metterci un dito dentro.
49 i Comuni fatti rientrare fra quelli cui è stato riconosciuto il Diritto a rientrare nei finanziamenti per la ricostruzione. Incredibilmente alcuni altri Comuni, pur vicini l’epicentro e pur con danni subiti non di poco conto, si son visti negare l’accesso al piano di ricostruzione.
Fra questi: Sulmona, Introdacqua, Pratola Peligna, Corfinio, Raiano, Prezza, Vittorito, Roccacasale, Pettorano. Una valle intera, prossima all’epicentro, che ha subito danni. In alcuni casi i cittadini ancor oggi non possono entrare in case semidistrutte e dormono nelle strutture alberghiere o al meglio, presso parenti, in altri Paesi.
Possibile che, per dividersi fette maggiori di finanziamenti, qualcuno sia disposto a far finta che nulla sia accaduto nei Paesi appena elencati?
Sì, possibilissimo. Con la stessa identica vena cinica con cui tutto il dramma del terremoto abruzzese è stato trattato come fonte di visibilità, guadagno, clientelismi e speculazioni.
Ma non stanno con le mani in mano, gli abruzzesi feriti due volte. Gridano il loro sdegno e denunciano gli accadimenti, anche se ormai giornali e tv non poggiano l’occhio affamato di scoop sulle loro rovine.
Per “proteggere” maggiormente i fondi nazionali, la solita “cricca” ha fatto di tutto e di più. E non certo per salvaguardare il denaro allo scopo di ricostruire danni di maggiore entità. No. Il denaro doveva essere – ed è stato – salvaguardato per scopi impropri, come gli appalti facilitati, le clientele ed ulteriori speculazioni che fanno davvero rabbrividire.
Quel giorno, qualcosa per tutti noi sarà cambiato. Un barlume di speranza verso una nuova realtà umana, che condivida il bene ed il male. Ma mai più in una sola direzione.
Attendiamo fiduciosi, l’esito delle istanze.
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