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A chi fa paura Grillo?

Grillo vuole candidarsi alle primarie. E scoppia il finimondo nel Pd.

Un partito da qualche tempo ormai in caduta libera; un partito che si adegua alle “tregue” richieste dal Capo dello Stato, perché in fondo non ha mai avuto voglia di parlare e nel silenzio vive benissimo; un partito che non ha avuto nulla da dire sull’informazione da regime del Tg1 (neanche dopo il direttore-dipendente Minzolini... si può dire dipendente di Berlusconi o Minzolini si arrabbia?); un partito che non ha avuto nulla da dire e, sospettiamo, non l’avrà mai sulle lettere che la mafia invia a Berlusconi quando questi era già entrato in politica (“Onorevole Berlusconi”...); un partito “morto” o almeno decrepito (non per nulla Pd); un partito del genere a un certo punto si risveglia, si agita, si inquieta, urla e sbraita. Quale immane catastrofe sarà mai successa? Semplice: i capi temono di perdere il loro posto e di scomparire nell’oblio, dove dovrebbero essere caduti da tempo dopo le innumerevoli sconfitte elettorali.

 

Il pericolo si presenta con frequenza sempre maggiore e il suo nome cambia sempre: una volta è Serracchiani, una volta è Grillo. Ma la reazione è sempre la stessa ed è furiosa. Tutto il partito si mobilita, senti d’improvviso parlare gente che non ha mai avuto nulla da dire sugli infiniti scandali della nostra politica, ma che ora, nel momento in cui sente il proprio posto vacillare, grida a destra e a manca.

Ma la stessa reazione indica quanto il partito sia debole, perché dietro le urla c’è la paura, il timore che gli elettori, o meglio quelli che restano tra gli elettori del Pd, facciano mancare il loro appoggio e smettano (finalmente) di illudersi della favola del grande partito d’opposizione a Berlusconi. In definitiva, c’è il timore che la gente capisce che il Pd e il Pdl in fondo sono la stessa cosa. O almeno i loro massimi dirigenti sono uguali.

Tutto ciò si manifesta in maniera chiara nelle reazioni al tentativo di candidatura di Grillo alla segreteria del Pd. Il partito ha sempre preferito snobbare e trascurare le idee politiche innovative espresse da Grillo; ha preferito pure attaccarlo e demonizzarlo ogniqualvolta gli è uscita una parola di troppo.



Ma soprattutto il Pd, come del resto tutti i partiti politici a parte l’Idv, ha sempre sostenuto che Grillo fosse semplicemente un comico, non un politico, che criticasse solamente e soprattutto che la gente che andava a vedere i suoi spettacoli a andava ai V-day lo faceva solo per divertirsi, senza condividere per nulla quello che Grillo dicesse. Se così fosse realmente, se il “grillismo”, come lo chiamano, fosse semplicemente antipolitica (così adesso chiamano la politica vera), se il peso politico di Grillo fosse nullo rispetto a quello degli alti dirigenti del Pd, allora sarebbe del tutto assurda la reazione scomposta dei piddini, che non appena hanno saputo la notizia sono corsi a dire che non si sarebbe mai potuto candidare. Ed infatti si sono subito mobilitati per impedire che Grillo si possa iscrivere al partito, sostenendo che chi critica il Pd non può farne parte. Ma anche la Serracchiani ha criticato fortemente il partito e infatti ha preso 70 mila voti. Ancora non si è capito che la sopravvivenza del Pd è legata a nuovi elementi emergenti. Tutti gli altri hanno già dato. Poco, ma hanno già dato.

Tornando a Grillo, si agiterebbero tanto questi signori se non sentissero le proprie poltrone vacillare?

Strillerebbero tanto se non avessero pura paura di scomparire dal partito nel momenti in cui si trovasse una valida alternativa alla loro pessima leadership?

In verità, se fossero tanto forti accoglierebbero Grillo a braccia aperte e lo umilierebbero alle primarie. Solo che c’è l’enorme sospetto che alle primarie Grillo umilierebbe loro.

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