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A Porto Torres, Il Suggeritore è Donato Carrisi

Mini tour sardo per il giovane scrittore pugliese. Cresce il noir italiano d’autore.

A Porto Torres, Il Suggeritore è Donato Carrisi

“...Il migliore di tutti? Non so, nei primi venti minuti di lettura, sono giunto a pagina 25 e questo non mi succedeva dai tempi di Zanna Bianca!...” - L’incipit di Franco Enna, scrittore per l’infanzia, nelle vesti di presentatore e padrone di casa, è il preludio a una serata di straordinario e piacevole surreale. Gli incontri letterari alla libreria Nemo di Porto Torres, costola della sassarese Koinè, sono divenuti in pochi mesi appuntamenti culto per i lettori turritani, attratti sempre in numero maggiore nei locali di Viale delle Vigne.

Così, lo scorso sabato, Donato Carrisi tiene banco per circa due ore con un seguito dibattito che va oltre la presentazione del suo romanzo d’esordio. “Il suggeritore” (Longanesi), vincitore del premio Bancarella 2009 e pubblicato in tutta Europa, è stato un vero e proprio caso letterario: il libro ha scalato le classifiche dei best seller, conquistando gli appassionati del genere, sfidando ad armi pari i grandi autori americani, visto lo stile molto “statunitense” del suo thriller.

Non ama parlare del libro l’autore nelle sue presentazioni, ma spiegando le ragioni che lo hanno indotto alla sua realizzazione, lo stimolo alla lettura (e all’acquisto) ne risulta quasi inevitabile.

L’accenno alla trama (un criminologo impegnato nella cattura di un omicida seriale e pedofilo, affiancato da una poliziotta specializzata sui minori scomparsi) è la sponda per esplorare le zone grigie della psiche umana, dimostrando una contaminazione inscindibile fra bene e male. Quest’ultimo preponderante nel caso di azioni criminali, imprevedibili quanto più efferate, in quei casi (troppi, considerata la crescente iperbole di attenzione mediale) dove gli autori risultano persone “normali” e insospettabili.

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Donato Carrisi con Franco Enna
Franco Enna presenta lo scrittore Donato Carrisi.

Una trattazione esauriente, ricca di riferimenti scientifici, coltivati nelle competenze professionali di criminologo e trasferite nella redazione dei thriller. Nati da una documentazione precisa, ancorata fortemente alla realtà.

Il killer suggeritore, (tornando al romanzo) induce terzi a commettere reati. Non una semplice istigazione, bensì l’emergere del lato oscuro presente in ognuno di noi. Su tale convinzione, Carrisi apre il tema dei livelli sublimali di comunicazione. Diffusi ad ampio raggio dai grandi suggeritori del globo e recepiti dalla vasta platea di recettori, mutati spesso in vittime inconsapevoli. L’autore ricorda come in tanti suoi incontri fa ascoltare un brano culto dei Beach Boys (celebre gruppo rock californiano degli anni ’60). Il brano citato è “Never learn not to love”, strofe eloquenti (“...benvenuti nell’ultima ragione dell’anima...”) partorite dal genio criminale dell’autore: Charles Manson, il serial killer americano più diabolico del Novecento, comunemente associato alla personificazione del male.

La relazione calda di Carrisi non nasconde l’intensa esperienza di sceneggiatore teatrale e cinematografico. I tasti suonati, sebbene torbidi, spesso nefasti, non stonano il tono della discussione, mirando al cuore dell’assemblea, evitando la pancia.

Dall’osservatorio sulla cronaca nera ultima italiana, (ricorda i casi di Cogne, Erba e Garlasco) il tratto con la nemesi storica del suggeritore è breve. Intrigante, sobriamente sensazionale quando gli approdi riguardano plagi subdoli, dai fini meramente speculativi. Setacciati da una comunicazione globale, raffinata e sensibile che non risparmia i valori più cari per l’umanità.

La salute è fondamentale nel giogo infernale della supposta pandemia del virus H1N1, risoltasi in un enorme affare, appannaggio dell’indotto farmaceutico. Il moto religioso che secondo Carrisi, incarna il primo “suggeritore” d’Italia nella persona di Padre Livio Farzaga, fondatore di Radio Maria o quello più universalmente sottile che identifica nell’iconografia di Babbo Natale, l’essenza del diavolo. Ingaggiato sin dai primi del Novecento (1920) dai machiavellici commerciali della Coca Cola, pronti a costruirne una effige empatica, capace di attrarre un appeal consumistico formidabile. Capace di soppiantarne l’originale senso cristiano della ricorrenza (la venuta terrena di Cristo), con l’aggravante di un silenzioso assenso della gerarchia ecclesiastica.

Queste ed altre rivelazioni, unite ai molteplici spunti, posti dalle decine di presenti ammaliati, rivalutano un genere letterario noir, tutto italiano. Rappresentati da una schiera di autori dove Faletti è il terribile divulgatore e Umberto Eco (“Il nome della rosa”) il primo fondatore. “Molti scrivono thriller senza esserne consapevoli...” - chiosa l’emergente scrittore pugliese, pensando ad una struttura letteraria semplice per raccontare le cose e costringere il lettore a tirare le pagine, una dietro l’altra. Scrivere un libro, è una catarsi per l’autore, un livello di correità per il lettore coinvolto. “...Una serata bellissima...”, conclude a nome del pubblico, Eugenio Cossu, turritano doc, testimonial d’eccezione per caso.

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